Lo spasso del governo messo in croce dalla cultura del no
Salvini si smarca su trivelle e Tav, i grillini borbottano e il fronte leghista delle elezioni anticipate esulta
Roma. “Ah già, anche la Tav”. A fine giornata, nel corridoio del primo piano di Palazzo Chigi, quello che conduce agli uffici di Giancarlo Giorgetti, le sentinelle si chiedono a vicenda a che punto sia la notte. “Ricapitolando: in questo momento nel governo si sta pubblicamente litigando su: reddito di cittadinanza, migranti, trivelle, cannabis, legittima difesa”. “E poi c’è la Tav”. “Ah, già”. Anche l’alta velocità è arrivata a movimentare la giornata di passione tra Lega e M5s, nel momento in cui Riccardo Molinari, capogruppo del Carroccio alla Camera, ha annunciato che i suoi parlamentari saranno in piazza, sabato, a Torino, a manifestare per il Sì alla Tav. Ha atteso che, da parte delle madamine sabaude, venisse confermata la natura apolitica dell’iniziativa – si parlava di una lista civica a sostegno di Chiamparino alle regionali di maggio – e a quel punto ha lanciato il sasso: “Il nostro è un sì a priori, non si discute”, spiega al Foglio. E l’analisi costi-benefici? “Se sarà negativa, allora faremo un referendum”. Ma a cosa è servita, allora, tutta questa pantomima, se l’esito è scontato? “Ah, be’, è stato Toninelli a volerla, non noi. E ora neppure ci fa vedere i risultati: né a me, né a Rixi”.
Negli stessi minuti, davanti a un asilo della Magliana, lo stesso davanti al quale in mattinata una sparatoria ha acceso le proteste dei grillini romani contro l’inerzia del ministro dell’Interno, Salvini bersaglia la sindaca Raggi in diretta Facebook: “Pensi a fare il suo lavoro”. E subito si apre un terzo fronte: “E’ sbagliato bloccare le autorizzazioni per le trivelle”, dice Vannia Gava, sottosegretaria leghista all’Ambiente. A sgarbo, del resto, sgarbo e mezzo. Nel quartier generale della Lega c’è chi minimizza: tutto nasce, si dice, come reazione alla “guasconata” di Giuseppe Conte sul caso della Sea Watch. E infatti, di lì a poco, lo stesso premier registra un video: “La linea del governo sull’accoglienza non cambia. Si è trattato di un caso eccezionale”. Nel frattempo anche i grillini, però, reagiscono: ripescano vecchie foto di Salvini, in felpa di rito, che inneggiava allo Stop delle trivelle: “Ha cambiato idea?”. Anche Toninelli rintuzza gli attacchi: “Inutile parlare di referendum prima di aver conosciuto e studiato per bene i numeri dell’analisi costi-benefici”. Un’analisi che, precisano dal suo staff al Mit, “andrà doverosamente condivisa con la Francia e la Commissione Ue, prima di essere pubblicata”. Il messaggio è chiaro, pur essendo pilatesco: nel M5s sanno che alla Tav bisognerà dire di sì, ma faranno in modo che quel sì venga in qualche modo imposto dall’Europa. Per provare, anche stavolta, a giustificare l’ennesima abiura. Ma serve tempo, perché questo avvenga: e intanto ci sono anche le elezioni regionali, in Piemonte, in vista delle quali la Lega non può accettare di tentennare, mentre nel Pd e in Forza Italia si urla a gran voce perché la Torino-Lione venga fatta. Alla fine arriva la smentita che tutto placa, anche stavolta, Salvini richiama i suoi all’ordine: “Il governo va avanti nonostante gli uccelli del malaugurio”.
E insomma tutto sembra funzionale a esasperare le divisioni interne alla maggioranza per monopolizzare la campagna elettorale per le europee. Ma da giovedì, il gruppo dei colonnelli che spinge il “capitano” a rompere, ha senz’altro qualche argomento in più da spendere.