La paura non fa novanta
Il Truce doveva raffinarsi un poco, sapendo che il trumpismo è roba per ricchi e ingenui, invece si è vieppiù incialtronito, ha tradito il nord e ora viene tradito dal sud a Torre Melissa: il suo destino è segnato e i voti si possono ribaltare
La paura non fa novanta (per cento). Secondo me nemmeno sessanta. Eppoi gli italiani sono strani: fascisti sì, ma immaginari. Razzisti un poco, ma con le cautele dell’umanitarismo e senza tracce di biologismo arianeggiante (non se lo possono permettere, e lo sanno). Securitari, e chi non lo sarebbe?, ma non velleitari, non travestiti, non buffoneschi per forza. Cialtroni quanto basta, spregiatori delle cifre, lo siamo sempre stati, ma quando avanza, avanza. Conte e Moavero a parte, che sono i nostri nuovi beniamini (il secondo dai tempi del governo Monti, il primo da quando ha bastonato il bastonatore con gentilezza tutta avvocatesca e democristiana), il governo del banale buonsenso spicciolo ha già rotto a milioni e milioni di concittadini. Il troppo è troppo. Va bene che la competenza è sputtanata, ma il dispendio inutile di soldi pubblici e di energie private è ormai troppo, la recessione è troppo. Grillo per esempio si è stufato del vaffanculo, a quanto pare. E le torme di vaffanculisti che ha portato al loro livello di incompetenza, el gobierno, ora fanno ridere pure lui, arcigenovese, arcitaliano, arcicomico. E poi c’è Torre Melissa, borgo eroico del crotonese, dove i 51 naufraghi curdi, bella genia e gentile e forte, vengono salvati (tranne uno, poveretto) dai cittadini di un’altra genia gentile e forte che forse votano Lega e 5 stelle, dove gli scafisti si fanno la doccia in albergo coi soldi dei naufraghi ma vengono intercettati dall’Arma dei carabinieri, detta la Benemerita. Non tutto è tragicomico, persino qui da noi dove la tragicommedia dell’Arte la fa da padrona da secoli.
Non c’è l’alternativa, si dice e non a torto. Ma arriva Zingaretti, amico dei five star, e con quel nome destinato a un sicuro successo multiculturale e multietnico: minaccioso, no? E Giorgetti ne ha piene le tasche, per usare un eufemismo da professoressa col cerchietto; e l’esercito amazzonico del Cav., con lo sprone del buon Tajani, si avvicina di nuovo al dodici, dico dodici, per cento: minaccioso, no? E non bastasse, un collega dell’autorevole Tempo di Roma, de Roma, che sa di politica, rilancia la mia proposta di democrazia diretta e referendaria (gliela diamo noi vecchi allievi di Calamandrei e Pannella, in testa, la democrazia diretta): un referendum per abolire il sussidio di pigranza, che tra l’altro sta per innescare una delle più sanguinose guerre civili mai viste da queste parti (mancia di stato: lui sì e io no?). L’argomento del collega machiavellico è semplice: cinque milioni, si dice, prendono, ma quarantacinque milioni pagano i cinque per non lavorare mai più. E’ già vinto, dice. Argomento cinico e semplicistico, ma non è di argomenti semplicistici che va nutrita la vena sofisticata di un fogliuzzo intellettualistico e incomprensibile come il nostro? Si proceda, dunque, con una tattica di movimento che scompagina la finta alleanza di due minoranze faziose che hanno sequestrato il governo ma hanno dovuto mettere un terzo, come da noi suggerito, a capo dell’esecutivo.
Non si perda tempo, si dia inizio appena possibile alla raccolta delle firme, e vedrete che sondaggi da favola. Sondaggio contro sondaggio.
Intanto il Truce viaggia e twitta a sbafo. Intimidisce, ma fa anche molto ridere con le sue divise da ragazzino infoiato. Si vede che si è montato la testa. Va dai polacchi, lui putiniano, e i polacchi ne sanno qualcosa dell’espansionismo russo, e si propone come capo europeo dei sovranisti: pernacchia. Cerca di affogare la Sea Watch con i suoi fatali 49 naufraghi (49 come i milioni della Lega in rateazione fiscale) e intanto gliene sbarcano cinquantuno con l’aiuto dei calabresi, che l’hanno pure eletto. Che figura di cacca. Vuole presentarsi come uno statista europeo, e non ha ancora capito che gli statisti europei sono, uno, la Merkel, molto in difficoltà al tredicesimo anno di servizio, due Macron, molto in difficoltà ma insediato nella V Repubblica, così diversa dalla Terza nostrana, e compos sui, al punto che ora sono i suoi, compresi i gilet gialli a scatenarsi contro la lebbra italiana, e, terzo, Alexis Tsipras, uno che invece di fare convegni con Varoufakis e Fassina sul Minotauro globale, o indossare divise da partigiano, ha preferito salvare il suo paese, costi quel che costi. Modelli. Il Truce doveva raffinarsi un poco, sapendo che il trumpismo è roba per ricchi e ingenui, invece si è vieppiù incialtronito, ha tradito il nord e ora viene tradito dal sud a Torre Melissa: il suo destino è segnato. La paura non fa novanta.