La miseria politica dello scalpo in diretta social

Salvini mette online le foto della pizza e quelle di Battisti, un criminale che potrebbe essere serenamente messo in cella senza trasformarlo in un circo

David Allegranti

Roma. La dittatura dell’istantaneo impone a Matteo Salvini, un foodblogger prestato al ministero dell’Interno, di riprendere qualsiasi cosa gli capiti a tiro e mandarla in diretta. Che sia l’abbattimento di un accampamento rom o la sua colazione (prima o poi, ne siam certi, qualcuno intervisterà un dietologo per un parere autorevole), per Salvini non fa alcuna differenza. L’importante è presentarsi con una divisa della polizia. È un format, un reality show, ricorda Will Conway – i fan di House Of Cards rammenteranno – lo sfidante di Frank Underwood, pronto a filmare le proprie giornate e la propria intimità domestica pur di far politica in un modo “nuovo”.

 

   

Ma non c’è nulla di nuovo in politica nel mettere in scena sé stessi, nel prestare il proprio corpo per comunicare qualcosa. Così come non c’è nulla di nuovo nell’offrire all’elettorato, anzi al pubblico, la diretta dello scalpo, in questo caso Cesare Battisti. Cambia solo il mezzo – Facebook e le sue dirette – con cui spettacolarizzare abbattimenti, tragedie e arresti. La miseria politica è la stessa. Non che altrove le cose vadano meglio. Nell’illuminata America, Beto O’ Rourke ci fa sapere nelle sue Instagram stories che i suoi denti sono perfetti grazie a un’istantanea della sua pulizia dentale; Alexandria Ocasio-Cortez fa le dirette su Instagram dalla sua cucina.

  

  

Come ha osservato Madison Malone Kircher sul New York Magazine, “solo perché Beto O’ Rourke nel raccontare la sua vita nelle Instagram Stories si sente naturale non significa che chiunque voglia vedere lui o altri candidati alle prese con la loro igiene dentale”. Salvini riesce a tenere insieme tutto: mette online le foto della pizza e quelle di Battisti, un criminale che potrebbe essere serenamente messo in cella senza trasformarlo in un circo.


 

Video editing Enrico Cicchetti

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.