Così in Europa Lega e M5s giocano sulla corruzione e il nostro stato di diritto
La relazione approvata a Strasburgo: taglio dei fondi ai paesi che trasgrediscono. Contrari gli eurodeputati polacchi, slovacchi, cechi, romeni e ungheresi. Più grillini e leghisti
Cinque stelle contro dodici stelle: i cittadini spendono troppo e i grillini sono decisi a imporre un cambiamento anche in Europa. Almeno a parole. Perché da una parte la delegazione pentastellata a Bruxelles e Strasburgo propaganda lo stop al finanziamento pubblico dei partiti e delle fondazioni europee e il taglio degli “stipendi d’oro” dei commissari Ue.
Dall'altra gli alleati di governo leghisti votano no e i Cinque stelle si astengono nel voto al provvedimento approvato oggi dalla plenaria del Parlamento di Strasburgo che prevede di tagliare o ridurre i fondi ai paesi Ue che non rispettano lo stato di diritto o le norme sulla corruzione. Secondo quanto emerge dai tabulati del voto, popolari, socialisti e liberali dell'Alde, hanno votato in blocco a favore del testo, mentre gli europarlamentari leghisti hanno detto “no” e i pentastellati Adinolfi, Agea, Beghin, Castaldo, Corrao, D'Amato, Evi, Ferrara e Pedicini si sono astenuti.
Il M5S ha deciso di impostare la campagna elettorale per le Europee sulla lotta a sprechi e privilegi nell'Ue. Lunedì Strasburgo. Oggi lo stipendio di Juncker e dei commissari. Domani i funzionari
— David Carretta (@davcarretta) January 17, 2019
Nulla di nuovo. Nel 2014 feci un'inchiesta per il Messaggero, che fece rumore.
Dopo l'inchiesta sul Messaggero, Renzi scrisse una lettera per pretendere una spending review europea.
— David Carretta (@davcarretta) January 17, 2019
Epperò...
Epperò varrebbe la pena interrogarsi sugli effetti di questo populismo da quattro soldi (vale per Renzi come per il M5S).
Il M5s, insomma, vuole impostare la campagna elettorale per le Europee sulla lotta a sprechi e privilegi nell'Ue: tagliare gli stipendi a Juncker e ai commissari. Ma si astiene su un provvedimento che incardina uno delle parole chiave della sua narrativa: lo stop alla corruzione. L’aula di Strasburgo ha infatti approvato un progetto di legge che prevede la sospensione o addirittura il taglio dei fondi europei per i governi che non rispettano lo stato di diritto e non combattono frode e corruzione.
La relazione approvata oggi dall'assemblea con 397 voti favorevoli, 158 contrari e 69 astensioni stabilisce che i governi che interferiscono con le attività dei tribunali o non contrastano a sufficienza frode e corruzione rischiano la sospensione dei fondi europei. Oltre al no dei leghisti e all'astensione del M5s si registra il voto contrario del gruppo Ecr dei conservatori riformisti, di cui fa parte il partito polacco nazionalista di destra Diritto e Giustizia: nei confronti di Varsavia la Commissione ha avviato la procedura ex articolo 7 del trattato sulla violazione dello stato di diritto. Un “no” trasversale, oltre che dai polacchi, è arrivato da gran parte degli eurodeputati slovacchi, cechi, romeni e ungheresi, tutti paesi nel mirino della Ue per questioni legate al mancato rispetto dello stato di diritto o sotto pressione da parte di Bruxelles che chiede di fare di più sul fronte della lotta alla corruzione.
Il testo approvato da Strasburgo prevede che la Commissione verifichi se lo stato di diritto è minacciato: questo può accadere ad esempio in caso di malfunzionamento delle autorità dello stato membro che deve eseguire il bilancio dell'Unione, oppure se manca una corretta operatività delle autorità preposte al controllo finanziario, adeguate indagini nella repressione delle frodi – incluse le frodi fiscali – corruzione o altre violazioni che riguardano l'esecuzione del bilancio dell'Unione o il controllo da parte di organi giurisdizionali indipendenti.
Insomma, il testo non avrà vita facile: prima di essere adottato nella sua formulazione definitiva dovrà iniziare infatti il negoziato tra Parlamento e Consiglio, ovvero con gli stati membri. E il Consiglio appunto non ha ancora adottato la propria posizione. La mappa del voto di oggi fa capire che i paesi contrari, cui potrebbe aggiungersi anche l'Italia a giudicare dal voto dei due partiti della maggioranza, potrebbero bloccare tutto.
Perché i salari dei politici e funzionari dell'Ue sono "esorbitanti?
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
1) Indipendenza: se ti pago di più sei meno corruttibile (economicamente o politicamente).
2) Competenza: pago per avere i migliori che altrimenti vanno nel privato.
Iniziamo da Juncker e commissari. I loro stipendi sono esorbitanti?
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
Se si guarda a quello dei premier degli Stati membri non così tanto (fonte Wiki e in dollari)
Belgio: 262.000
Danimarca 250.000
Finlandia: 154.000
Francia: 194.000
Germania: 300.000
Italia: 132.000
UK: 215.000
Concludo la parte sui politici con una nota: gli stipendi dei parlamentari italiani sono i più alti d'Europa.
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
Forse il M5S al governo in Italia potrebbe iniziare lì. Il Parlamento europeo lo ha fatto e oggi è più conveniente fare il deputato a Roma che a Bruxelles e Strasburgo.
Veniamo ai funzionari europei, i cui stipendi variano in modo molto significativo a seconda del grado.
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
I sindacati della funzione pubblica Ue - per esempio - denunciano che i funzionari con grandi più bassi in Lussemburgo guadagnano meno del salario minimo imposto nel paese.
Ma il punto è un altro.
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
L'Ue dice di volere selezionare i "best and brightest" (i migliori e più brillanti) per la sua funzione pubblica. Ma per averli occorre pagarli bene altrimenti, salvo idealisti, vanno nel privato che offre di più. In alcuni paesi anche nel pubblico!
Un tempo gli stipendi (e i benefit) dei funzionari Ue erano effettivamente competitivi. Ma, da un paio di decenni, si è proceduto a tagli e congelamenti. Tagli agli eurocrati! C'è la crisi in Grecia! Ogni scusa era buona, a volte giusta.
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
Risultato: in termini di potere d'acquisto c'è stata una riduzione rispetto ai principali paesi in cui si trovano (Belgio e Lussemburgo).
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
Ma bene, bravi, bis: gli eurocrati vanno puniti.
Sicuri?
L'effetto secondario di questa politica è stata di allontanare i "best and brightest" e spingerli verso il privato: grandi multinazionali, lobby, banche, studi di avvocati della concorrenza.
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
Insomma: i poteri forti, direbbe qualcuno.
Non è solo un problema "settoriale". E' anche geografico.
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
Oggi i giovani inglesi, francesi, tedeschi e lussemburghesi preferiscono il loro paese a Bruxelles e Lussemburgo perché lì sono pagati meglio che nell'Ue.
Chi resta? Ai concorsi - e poi nelle assunzioni - francesi e tedeschi brillanti non vengono quasi più.
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
C'è una prevalenza di giovani dal Sud Europa (Italia, Spagna, Grecia) e dall'Est. Bene per l'Italia, no?
Forse, anche se...
Anche in questo caso gli italiani, spagnoli e greci più brillanti preferiscono i privati a Parigi, Francoforte o Londra. Pagano meglio.
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
Lo squilibrio geografico attuale poi spinge la Commissione a riequilibrare con tedeschi e francesi molto poco brillanti.
Risultato: le istituzioni Ue si riempiono di personale meno qualificato. La qualità delle decisioni e della legislazione ne risente. La funzione pubblica è meno indipendente e più assoggetata alla politica e ai suoi soprusi. E a rimetterci siamo tutti noi.
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
In questi anni c'è stato un declino continuo e significativo della qualità della funzione pubblica dell'Ue per scelte della politica (la centralizzazione sotto Juncker e il suo Martin Selmayr) ma anche per la politica salariale.
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
E allora, i politici e i funzionari Ue sono pagati troppo?
— David Carretta (@davcarretta) 17 gennaio 2019
Dipende dalle singole persone. Alcuni troppo, altri troppo poco.
Ai miei occhi, per esempio, per i risultati in 4 anni di mandato, Juncker e Selmayr sono pagati troppo.
Ma questa è un'altra storia.