Dibba a ruota libera da Fazio. Un fact checking delle peggiori castronerie
Dalla Tav all'immigrazione, bufale senza contraddittorio. Il pasionario del M5s spara una serie di accuse gravissime (senza prove) e ripete i mantra della Casaleggio in prima serata
Roma. “Continuo ad amare la politica ma preferisco farla al di fuori delle istituzioni”, dice. E già questa ouverture della comparsata che Di Battista ha fatto a Che tempo che fa (chiamarla intervista sarebbe esagerato), può dare l'idea di quello che ci aspetta. È un flash back: Dibba è tornato. E ha già fatto il pieno di bufale e retorica rossobruna. Basterebbe pensare che un tempo, in sella allo scooterone, faceva il Costituzione Coast to Coast per difendere “la più bella del mondo” e oggi dice che “la democrazia rappresentativa un giorno la vedremo come oggi guardiamo alla monarchia assoluta: qualcosa di obsoleto”. Basterebbero poche frasi, ma nei quasi trenta minuti di pseudo monologo, di perle ne infila a iosa.
Allora vale la pena farsi male davvero e riascoltare tutto l'intervento del grillino giramondo da Fazio. Perché il one man show di Dibba, come giustamente segnala Daniele Di Mario sul Tempo, “ribalta mesi di comunicazione moderata del M5s” e disegna quella che potrebbe essere la nuova linea grillina su molti temi caldi. O meglio; Dibba recita la sua parte, quella del pasionario: rispolvera la vecchia linea, riassetta la narrativa e titilla la base che, delusa dalle tante promesse tradite dei pentastellati, inizia a borbottare.
L'ex deputato, dopo il viaggio negli Stati Uniti e in America latina, giura di non volersi candidare alle Europee di maggio e assicura che partirà per l'India. Ma se lo zeppelin Di Maio dovesse iniziare a perdere quota, c'è pronta la toppa: il piano B è lui, Alessandro Di Battista. “Con Luigi (Di Maio, ndr) ho un rapporto molto forte e stretto, siamo d'accordo su milioni di questioni” e “ho già detto diverse volte che non ho intenzione di candidarmi” conferma Di Battista.
La manina di Benetton (senza le prove)
“Ogni tanto noi facciamo qualche gaffe”, confessa l'ex deputato. “Penso al ministro Toninelli attaccato dai media per avere sbagliato una foto o una consecutio. Da quando ha parlato di nazionalizzazioni e di revoca della concessione ad Autostrade è stato massacrato. Secondo me, non ho le prove Fazio, ma per me ce sta la mano di Benetton dietro. Ma questa è la mia opinione e me ne assumo le responsabilità”. Inizia così la trafila delle accuse del “Pasolini” grillino, che sa ma non ha le prove. Tutto senza nessun contraddittorio del conduttore. In ogni caso, “Toninelli deve andare avanti perché è il miglior ministro che abbiamo assieme a Luigi Di Maio”.
Europa sì Europa no
“Fino a oggi l'Europa non è mai esistita, è stato un consesso di finanzieri e burocrati che avevano più interesse ad analizzare i conti che a garantire i diritti ai cittadini”, ma “se il M5s odiasse l'Europa non si presenterebbe alle elezioni europee”. La linea del M5s sull'Ue? “Vorrei che il Parlamento europeo abbia più potere, l'Europa abbia al posto della Francia un seggio permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. E che si intervenga sugli sprechi enormi di questa istituzione e che ci siano più diritti sociali. Perché il razzismo dilagante si contrasta con i diritti, non con editoriali di qualche intellettuale”. L'idea di Europa che hanno gli alleati di governo però non sembra coincidere con quella del M5s, chiede Fazio: “Lega e M5s sono due forze diverse, stanno al governo insieme per via di una legge elettorale liberticida e perché il Pd ha deciso di fare la strategia del popcorn, decidendo di suicidarsi. La scelta con la Lega era l'unica soluzione possibile”, per Di Battista. Che non esclude, dopo le europee, un “ribaltamento delle forze”, all'interno della maggioranza gialloverde.
Le promesse mancate
Eppure, ricorda il conduttore, quello stesso rapporto di forze – che vedeva all'indomani delle elezioni i Cinque stelle in deciso vantaggio sui leghisti – oggi si è già ribaltato. Di Battista giustifica questo fenomeno con il fatto che “le battaglie storiche del M5s sono molto complicate. Però a me non me ne frega niente dei sondaggi, vanno guardati molto poco” perché negli ultimi tempi spesso hanno sbagliato e sono stati usati “dal sistema come forma di gestione e indirizzo dell'opinione pubblica”. E Salvini accolto come una star dappertutto? “L'abbiamo costretto a votare il reddito di cittadinanza, sul quale era scettico come tutta la Lega. Mica male, no?”. Eppure tante altre “bandiere” del Movimento sono state ammainate: per esempio la Tap. “Ho chiesto anche scusa”, ammette Di Battista, però “mi ha detto il ministro Lezzi che alcune autorizzazioni sono state date nella fase della campagna elettorale”. La Tav, poi, “penso che sia la più grossa sciocchezza che possa fare questo paese”.
Tav, la bufala dei 20 miliardi di euro
Il treno ad alta velocità continua a fare scintille sul doppio binario del governo gialloverde. Se la Lega è assolutamente convinta dell'utilità dell'opera, i grillini – che continuano a girarci attorno – in sostanza vorrebbero tirarsene fuori. Come si è visto grazie al “vademecum” di Rocco Casalino ai parlamentari del Movimento “dimenticato” su un divanetto di Montecitorio e recuperato da Repubblica la settimana scorsa, la principale argomentazione a discapito del proseguimento dei lavori è una bufala conclamata: quella che la Tav costi 20 miliardi di euro, che si potrebbero invece spendere per risistemare la disastrata linea ferroviaria italiana. Tutti i dati a disposizione dicono però che la Tav non costerà 20 miliardi all'Italia, ma 4,6. Eppure il governo insiste su questa cifra. Come racconta il Corriere della sera, si tratta di una strategia precisa, volta a far passare il messaggio che il costo dell'opera è esorbitante e inutile.
I costi della Tav sono scritti nell’accordo internazionale approvato nel 2016 dai 4 rami dei 2 rispettivi Parlamenti, Camera e Senato di Francia e Italia. Il nostro paese spenderà sull’intera opera 4,6 miliardi di euro, 2,9 dei quali per la sezione transfrontaliera e altri 1,7 miliardi per la tratta nazionale. Se la quota di finanziamento dell’Unione europea dovesse salire al 50 per cento, oggi è al 40 per cento, come annunciato lo scorso dicembre, il costo totale per noi scenderà a 4,2 miliardi. La quota italiana è quasi completamente coperta con lo stanziamento deciso dalla Finanziaria del 2012. Inoltre, in caso di sospensione dei lavori, i 2,5 miliardi già disponibili non possono essere dirottati su altri progetti, in quanto necessari per pagare la messa in sicurezza dei 25,5 chilometri di gallerie già realizzate, il ripristino delle aree di cantiere e la gestione dei contenziosi.
Mozzarelle (e bufale all'amianto)
“Portare una mozzarella a velocità supersonica – per risparmiare oltretutto 20 minuti da Torino a Lione – bucando una montagna piena di amianto è una stronzata”, attacca Di Battista. Anche qui qualcosa non torna: l'Arpa, nell'ottica della prevenzione dell'aerodispersione di fibre di amianto, dal 2012 al 2016 ha realizzato numerose analisi per il tunnel esplorativo di Chiomonte: “non è stata riscontrata la presenza di amianto sul materiale roccioso, sull’acqua e sul sedimento”, dichiara l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente. “Si evidenzia inoltre che, nel corso dell’anno, il Proponente ha fornito alcuni dati con concentrazioni di amianto positive”, scrive Arpa nell'analisi più recente ma sottolinea come “i valori riscontrati sono ampiamente al di sotto del limite di allarme; non vi è riscontro con la litologia di scavo; l’analisi delle terre e rocce estratte non ha rilevato la presenza di amianto; i dati positivi non sono consecutivi e non si è rilevata una tendenza all’aumento dei valori di concentrazione di amianto nell’aria”.
Secondo Di Battista a #CheTempoCheFa la #Tav bucherebbe una montagna piena di amianto. Vero o falso? L'amianto è presente nella montagna perforata, ma i dati a disposizione mostrano livelli sotto la soglia massima 1/ pic.twitter.com/vA2jjfQMj9
— Lorenzo Borga (@borga_lor) 21 gennaio 2019
Come evidenzia Lorenzo Borga, il ministero dell'Ambiente segnala inoltre un “solo minimo superamento del valore consigliato”, comunque “contenuto entro il valore limite” per i siti contaminati. Afferma anche che non ci sono prove di patologie dovute al cantiere.
Il ministero dell'Ambiente segnala inoltre un "solo minimo superamento del valore consigliato", comunque "contenuto entro il valore limite" per i siti contaminati. Afferma anche che non ci sono prove di patologie dovute al cantiere 3/end
— Lorenzo Borga (@borga_lor) 21 gennaio 2019
Fonte: https://t.co/D2J4S2XBkB pic.twitter.com/lNfQ0gGRBF
Mazzette e consulenza (senza prove)
Ritorna poi il Dibba pasoliniano: “Io non c'ho le prove. Ricordo però quando due 'ndranghetisti furono intercettati che dicevano di voler fondare un comitato Sì-Tav. Credo che il problema del Tav non sia se si fa o no, ma che qualcuno si sia già 'steccato' qualche tangente e, se non si dovesse fare quest'opera, la dovrà restituire”. “Ma lei ha anche un'idea precisa di chi?”, chiede timidamente il conduttore. “So che le mazzette, la corruzione, si sono trasformate, oggi si chiamano consulenze: studiamo tutte le consulenze che sono dietro al Tav”, accusa Di Battista. Senza prove.
L'immigrazione? Un problema francese
Subito dopo la piéce sulla corruzione, l'eccellente illusionista Dibba, estrae un nuovo oggetto di scena: una banconota. Fazio si allarma, ché già i riflettori sul suo cachet scottano, ci mancherebbe altro. “È un facsimile, stia tranquillo: non mi permetterei mai”, sghignazza il grillino. Quello che ha in mano è un franco CFA (la valuta utilizzata in 14 colonie francesi dell'Africa) e diventa in poche ore la moneta delle polemiche, complici la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni e i due esponenti di spicco del Movimento che l'hanno chiamata in causa puntando il dito contro il presidente francese Emmanuel Macron. Anche Di Maio, ieri pomeriggio ad Avezzano, infatti, ha tirato in ballo la Francia, “che in Africa continua ad avere delle colonie di fatto, con la moneta, che è il franco, che continua a imporre nelle sue ex colonie”. Soldi che Parigi “usa per finanziare il suo debito pubblico e che indeboliscono le economie di quei paesi da dove, poi, partono i migranti”.
Per Di Battista “se non affrontiamo il tema della sovranità monetaria in Africa non se esce più. Attualmente, vicino Lione, la Francia stampa questa moneta utilizzata in 14 paesi africani, tutti paesi della zona subsahariana i quali non solo hanno una moneta stampata dalla Francia ma per mantenere il tasso fisso con l'euro sono costretti a versare circa il 50 per cento dei loro denari in un contro corrente gestito dal Tesoro francese col quale ci pagano una cifra irrisoria del debito pubblico francese pari circa allo 0,5 per cento”. “Ma soprattutto – ncalza Di Battista – con questo controllo geopolitico dell'aera, la Francia gestisce la sovranità di questi paesi impedendo la loro legittima indipendenza, la loro sovranità monetaria e fiscale”. Poi l'ex deputato riduce la banconota in brandelli: “Finché non si strapperà questa banconota, che è una manetta, le persone continueranno a scappare, a morire in mare e a trovarsi altre rotte”.
Ma i dati ufficiali disponibili del ministero dell'Interno, Eurostat e Frontex smentiscono che ci sia alcuna correlazione tra le partenze dai paesi che usano il CFA e gli arrivi sulle coste italiane. Qui abbiamo fatto un fact checking delle dichiarazioni di Di Battista sul franco CFA.
La bufala delle ong
“Salverei le persone e le porterei a Marsiglia”, dice poi Di Battista: “finché non si creerà un incidente diplomatico con la Francia, non si risolverà nulla”. Sulla questione delle navi delle ong che salvano i migranti in mare, il grillino sposa la linea del collega Salvini invitando a “valutare – ahimè, saranno frasi forti – se la presenza di alcune imbarcazioni che lanciano il messaggio 'salviamo chiunque' non favorisca, ahimè come in queste ultime ore, l'aumento di gommoni e bagnarole che prendono, partono, poi scuffiano e ci sono morti in mare”. In realtà, come spiegato da più parti in questi giorni, non c'è nessuna correlazione evidente tra l'intervento delle organizzazioni umanitarie e le partenze dalle coste africane (cioè le ong non sono un “pull factor”).
⛔️ ONG E MORTI IN MARE.
— Matteo Villa (@emmevilla) 19 gennaio 2019
Dopo l’ennesima tragedia nel Mediterraneo centrale, al largo della Libia e di Tripoli, torna chi suggerisce che l’attività di salvataggio delle Ong provochi un aumento delle morti in mare.
I dati dicono una cosa semplice: quest’asserzione è FALSA. pic.twitter.com/PW6dogAg4x
⛔️ E, a rimorchio, torna chi sostiene che l’attività delle Ong facciano “pull factor”, ovvero incentivino le partenze dalla Libia.
— Matteo Villa (@emmevilla) 19 gennaio 2019
Nonostante questa idea possa apparire del tutto logica, anche in questo caso i dati parlano chiaro: no, il pull factor delle Ong non esiste. pic.twitter.com/4bcNigrBFZ
Insomma, per Di Battista, la responsabilità delle partenze – e indirettamente delle morti in mare – sono “neoliberismo, politiche neocoloniali, globalizzazione senza controllo” e né il muro di Trump né i porti chiusi fermeranno il fenomeno migratorio.
I 49 milioni della Lega
Come si cambia, cantava quella. Anni fa l'avrebbe sbranato vivo. Oggi Di Battista è morbido con il ministro dell'Interno persino sulla questione dei fondi della Lega: “La responsabilità non è di Salvini ma quei soldi sono di tutti gli italiani e vanno restituiti”.