Zingaretti e il listone unico
La proposta unitaria di Calenda va bene anche al governatore del Lazio. A patto che a guidarla sia lui. Il caso Cagliari
Il Nazareno continua a non fornire nessun dato sulla consultazione tra gli iscritti tutt’ora in corso e, inevitabilmente, le polemiche sulle cifre all’interno del Partito Democratico proseguono. La vittoria di Nicola Zingaretti appare più che scontata, ma Maurizio Martina spera ancora che non ci sia l’effetto valanga e che la Sicilia di Davide Faraone, che fino a ieri non aveva ancora votato, gli dia una mano per accorciare le distanze. Per questo motivo c’è tanta segretezza sui risultati delle consultazioni svolte finora: non si vuole dare l’impressione che Zingaretti sia ormai il grande vincitore per timore che una parte degli iscritti a questo punto non vada a votare mentre un altro pezzo si faccia influenzare e si esprima per il candidato dato per favorito.
Comunque la vera spinta a favore di Zingaretti è venuta dai sindaci. La prossima tornata amministrativa interesserà circa 3500 comuni e gli amministratori sono convinti che solo con l’arrivo di un leader “nuovo” il Pd possa sperare di invertire la rotta elettorale.
In questa situazione di grande confusione nel Partito democratico, l’elezione suppletiva sarda riaccende le speranze. Certo, un’elezione di questo tipo – quella di Cagliari, dove il candidato del centrosinistra ha vinto nonostante tutti i big dei partiti rivali abbiano fatto campagna elettorale, da Salvini a Di Maio fino a Berlusconi – è un po’ pochino per costruire possibili scenari futuri, ma nel Pd vale tutto, anche perché la gran cassa mediatica gialloverde nell’isola non ha funzionato e quindi si intravede qualche spiraglio. La lezione sarda, però, lascia pensare che effettivamente presentarsi alle elezioni europee con il solo simbolo del Pd non sarebbe opportuno. Lì infatti la sinistra ha vinto perché si è presentata sotto un altro simbolo e perché i big del Pd hanno latitato.
Un punto a favore della lista unitaria proposta da Carlo Calenda? Non proprio, perché al momento non è che vi siano grandi adesioni. +Europa, infatti, che è alle prese con il proprio congresso non lancia segnali, LeU non è della partita (e del resto lo stesso Calenda ha sbarrato il passo a un’intesa di questo tipo), in compenso ci sono adesioni sparse di singoli e il sindaco di Parma Pizzarotti, con la sua rete di amministratori locali, ha fatto sapere di essere interessato. Nonostante queste difficoltà al momento appare assai improbabile che il Pd si presenti da solo. Tutti i sondaggi riservati infatti lo sconsigliano e Zingaretti, che vorrebbe una prima buona affermazione elettorale per fortificare la sua segreteria, è propenso a questa strada. Che però non è la stessa di Calenda. Non è un caso infatti se Franceschini, grande sponsor del governatore del Lazio, in un’intervista al Corriere della Sera, abbia subito voluto chiarire che la lista unitaria va bene ma che a guidarla debba essere lo stesso Zingaretti.
La preoccupazione infatti è che quell’operazione in realtà sia un’opa lanciata sul centrosinistra per ridurre il Pd a semplice portatore d’acqua.