Governo immaduro
Il chavismo visto da vicino. Parla Urso (FdI): “La Lega sta coi terzomondisti del M5s. Ma la cautela è criminale, ora”
Roma. Sprofonda su un divanetto della Sala Garibaldi, poco fuori dall’Aula, e scuote la testa. “Li osannano perché non li conoscono, i dittatori venezuelani”. Ce l’ha coi grillini, Adolfo Urso, e anche coi leghisti. “Non lo hanno mai visto il regime da vicino”. Il senatore di Fratelli d’Italia invece sì, se lo ricorda bene il suo viaggio a Caracas: “Era il 2004, ero viceministro delle Attività produttive”. Visita istituzionale. “Esatto. Saluti e strette di mano, tutto molto formale. Poi, quando stavamo per ripartire, l’ambasciata italiana mi informò che Chavez voleva salutarmi”. Di nuovo? “Parve strano anche a me, infatti. Tornai indietro, l’appuntamento era in una specie di teatro. Venni subito invitato a salire sul palco, e mentre mi avvicinavo al microfono mi fu detto che eravamo in diretta televisiva. E lì capii la trappola”. La trappola? “Pochi giorni dopo era in programma il referendum voluto dalle opposizioni. Io non potevo certo attaccare il regime a reti unificate, mi barcamenai. Ma per i due milioni di italiani residenti in Venezuela il messaggio era chiaro: Roma vi sta invitando a sostenere Chavez. E in fondo anche oggi, con Maduro, il problema è tutto lì”. Lì, dove? “Nei due milioni di nostri compatrioti che sono in Venezuela. E’ anche per la loro tutela che bisognerebbe riconoscere subito come legittimo il governo di Guaidó: per scoraggiare Maduro e i vertici dell’esercito dal lanciare una repressione che potrebbe coinvolgerebbe molti italiani”.
Ma M5s e Lega prendono invece tempo: il Senato riceverà il ministro degli Esteri non prima della prossima settimana. “Una follia. Il silenzio oggi è complicità col crimine. La cautela è un invito alla repressione. I leghisti fanno come Ponzio Pilato per non fare dispiacere ai terzomondisti del M5s con cui è al governo”. E’ solo questo, il problema? “No, è anche che a furia di stare col piede in due scarpe, si finisce col cadere. Questo è un governo bipolare: Salvini si scambia tweet d’intesa con Bolsonaro, la cui elezione è stato un assist per Guaidó; il premier Conte si compiace di essere l’‘amico Giuseppi’ per Trump, che è stato il primo a riconoscere Guaidó; e però allo stesso tempo si riservano grandi onori alla Cina, si stringono affari col ‘presidente Ping’, che è invece il massimo sostenitore del regime di Maduro. Ecco, la crisi venezuelana pone il governo di fronte alle sue contraddizioni, e al suo dovere di fare una precisa scelta di campo. Con l’occidente o con l’oriente? Con Washington o con Pechino? Il governo farebbe bene a decidersi, e a farlo in fretta”.
L'editoriale dell'elefantino