Sovranismo commerciale, il piano d'intesa tra Italia e Brasile
Interessi incrociati nel settore della Difesa. Così Roma prova ad aggirare il “cartello franco-tedesco”. Il ruolo di Leonardo
Roma. L’estradizione di Cesare Battisti è stato senz’altro il più fragoroso, ma non è certo detto che sia il più consistente dei frutti di questa rinnovata alleanza sovranista che si va delineando tra l’Italia e il Brasile. Anzi, a sentire gli umori di chi, tra Palazzo Chigi e la Farnesina, si occupa del dossier, si comprende come gli interessi più consistenti del governo riguardino i futuri risvolti commerciali che l’intesa tra Giuseppe Conte e Jair Bolsonaro potrebbe portare. Un settore strategico, nella fattispecie, è quello della difesa.
In ballo non ci sono solo gli 1,6 miliardi di euro della commessa per fornire a Brasilia quattro nuove corvette: una gara in cui Fincantieri e Leonardo lavorano da tempo e in sintonia, nell’ottica del “sistema paese” tanto caro anche al ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che proprio per sostenere le ragioni della proposta italiana in questa partita è volata nei giorni scorsi in Brasile. In ballo c’è, infatti, anche la manutenzione di molti degli ottanta elicotteri AugustaWestland di Leonardo attualmente in servizio in Brasile per missioni di polizia, eliambulanza e trasporto offshore: un lavoro che, secondo i piani della Difesa, potrebbero essere gli stessi tecnici di Leonardo a effettuare sul posto.
Proprio l’azienda guidata da Alessandro Profumo, che d’altronde in Brasile opera da ormai trent’anni, dovrebbe essere il perno degli accordi che si dovranno sostanziare. Sarà Leonardo, infatti, a impegnarsi nei prossimi mesi come possibile partner del governo Bolsonaro nel progetto, già esplicitato dal nuovo presidente, di rinnovare la flotta aerea. Già oggi, del resto, sui piccoli caccia brasiliani, i Gripen di manifattura svedese, il 40 per cento dell’equipaggiamento elettronico è fornito da Leonardo. E un discorso analogo riguarda le dotazioni per le navi militari: dai sistemi di radar ai cannoni. “Bolsonaro – spiegano i tecnici della Farnesina – è interessato a rafforzare la sicurezza a 360 gradi”: ed è per questo che potrebbe essere attratto dalle nuove tecnologie italiane nel settore del controllo delle frontiere e del territorio, oltreché a dispositivi per il monitoraggio dell’inquinamento nel bacino dell’Amazzonia.
C’è poi, in questa trattativa che si va allestendo, anche un capitolo che riguarda l’aeronautica militare. Da un lato il rafforzamento dei sistemi satellitari, per il quale potrebbe entrare in partita anche Telespazio, che nel paese sudamericano è già presente da anni; dall’altro il potenziamento del cosmodromo di Alcantara, nel nord del Brasile, che potrebbe essere utilizzato in tempi non troppo lunghi dai lanciatori Vega prodotti da Avio.
Difficile quantificare, al momento, la portata delle varie poste sul tavolo. Quel che è certo, comunque, è che le relazioni commerciali si intrecciano, come sempre, a quelle geopolitiche. E insomma in questa trattativa tra Italia e Brasile su settori nei quali esiste la possibilità di approfondire la collaborazione c’è sicuramente, da parte del governo Conte, la speranza di smarcarsi da quello che a Palazzo Chigi viene definito il “cartello di Parigi e Berlino” nel campo dell’aeronautica e dell’aerospazio. E lo si vede, per esempio, nell’interesse con cui, sfruttando anche la rete diplomatica con gli americani, Roma sta cercando in queste settimane di insinuarsi, col beneplacito degli Stati Uniti, nel processo che seguirà all’acquisizione della compagnia di jet brasiliana Embraer da parte dell’americana Boeing, in risposta all’offensiva della franco-tedesca Airbus sulla canadese Bombardier. Anche a questo è servito il viaggio a Washington, a metà gennaio, del sottosegretario leghista agli Esteri, Guglielmo Picchi.