+Europa si fa partito. Ed è già a rischio scissione
Benedetto Della Vedova eletto segretario. Polemica sui pullman di elettori di Centro Democratico. Per ora nessuno ha intenzione di lasciare, ma i nodi da sciogliere restano tanti
Dopo tre giorni di polemiche striscianti, tensioni latenti, malumori più o meno borbottati, si è chiuso all’hotel Marriot di Milano il Congresso costitutivo di +Europa. A vincere è stato il ticket Della Vedova-Tabacci: Forza Europa-Centro Democratico, liberali e democristiani. Il primo segretario del partito sarà dunque Benedetto Della Vedova, già coordinatore del comitato direttivo di Più Europa, ex sottosegretario agli Esteri nei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, un passato tra i radicali e due legislature da parlamentare con il PdL e Scelta Civica.
Sconfitto l’altro principale candidato, lo storico leader radicale celebre per le sue battaglie su eutanasia e fine vita, Marco Cappato. Terzo il deputato di +Europa eletto nella circoscrizione estero Alessandro Fusacchia.
Il neonato partito, però, rischia già di spaccarsi. Mentre dal palco, appena proclamato, il neosegretario Della Vedova ringrazia Emma Bonino “che non c’è più nel nome, ma dovrà rimanere il volto di +Europa”, dalla platea c’è chi fischia e minaccia di stracciare la tessera.
Tra le fila dell’ala sconfitta che sosteneva Marco Cappato si alternano moti di sdegno e ghigni sarcastici, la sensazione comune è di essere stati fregati. Messi nel sacco dalla vecchia partitocrazia democristiana. L’accusa è girata per tre giorni tra i capannelli che si formavano qui e là, nelle chat su WhatsApp e nei gruppi Facebook: il Centro Democratico di Bruno Tabacci avrebbe mobilitato le truppe cammellate da tutta Italia, in particolare dal Sud. Plasticamente rappresentate al Congresso dai duecento “coraggiosi” arrivati dalla Sicilia al seguito di Fabrizio Ferrandelli, l’ex IdV siciliano, che ha sostenuto la sua lista.
Alla fine è lo stesso Tabacci a prendere di petto la questione: “Ho sentito parlare di un congresso a tavolino. Come sia possibile gestire a tavolino un congresso di 5mila iscritti io non lo so”, ha detto. “Con i pullman”, gli ha gridato qualcuno dalla platea. Secca la replica: “Adesso che si metta in discussione come la gente debba arrivare al congresso è una cosa di una banalità totale. Io e Cappato siamo di Milano, ma a tutti gli amici che vengono dalla Sicilia, dalla Calabria, che cosa dobbiamo dire?”.
La centralità di Tabacci, comunque, è nei numeri. I risultati finali dicono: Della Vedova 55,9 per cento (1.279 voti), Cappato 30,24 per cento (692 voti) e Fusacchia 13,85 per cento (317 voti), ma sono i voti di lista a incoronarlo deus ex machina della vittoria di Della Vedova. La sua lista, ‘Stiamo uniti in Europa’, è stata la più votata con 753 voti (il 33,2 per cento) che significa 30 seggi nell’assemblea del partito, seguita da Lsd (Libertà, Stato di diritto e Democrazia), la lista in sostegno alla candidatura di Marco Cappato che con 346 voti (il 15,2 per cento) conquista 14 seggi in Assemblea.
Seguono ‘Italia europea’ (direttamente collegata a Della Vedova che con 317 voti (14%) avrà 13 rappresentati in Assemblea, dieci invece per ‘Contare di Più in Europa’, la lista che sosteneva la candidatura di Alessandro Fusacchia, che ha preso 251 voti (11,1%). Chiudono la lista dei federalisti europei Giordano Masini e Carmelo Palma ‘Europa in Comune’ con l’8,3% e 7 eletti in Assemblea e ‘Europa radicale’, la lista della segretaria di Radicali Italiani Silvia Manzi che con il suo 4,7% avrà 4 rappresentanti.
Ma che ci fa il democristiano Bruno Tabacci in un partito per il resto tutto radicale (tutti e tre i candidati alla segreteria hanno una storia politica tra le fila del partito pannelliano)? La spiegazione è nella genesi di Più Europa.
Più Europa nasce come lista elettorale in vista delle elezioni politiche 2018, dall’unione di Radicali Italiani e Forza Europa, il movimento di Della Vedova. La lista però non è in grado di raccogliere lo spropositato numero di firme necessario per la legge italiana per partecipare alle elezioni. È allora che nella storia di +Europa spunta Bruno Tabacci. L’ex democristiano mette a disposizione il suo Centro Democratico, gruppo già in Parlamento e quindi esonerato dalla raccolta firme.
Dopo le elezioni Della Vedova, sostenuto anche da Emma Bonino, spinge per fare di +Europa un vero e proprio partito politico. Una parte di Radicali italiani acconsente, andando contro la tradizione, decennale, di presentarsi alle elezioni solo quando necessario e con delle liste di scopo, dalla Rosa nel Pugno con i socialisti alle liste per l’amnistia nel 2013.
Pullman o no, la paura dei tesseramenti gonfiati si era già diffusa nelle ultime settimane, quando gli iscritti a +Europa sono improvvisamente lievitati, passando da 1.800 a quasi 5mila. L’aumento dei tesserati era anche coinciso con la candidatura alla segreteria di tale Paola Renata Radaelli, una sovranista, fan di Salvini già candidata con La Destra al comune di Genova. Una coincidenza sospetta per molti militanti di +Europa, un tentativo di scalare il partito. Alla fine la Radaelli è stata esclusa: con un unico bonifico si era pagata la sua iscrizione insieme a quella di altre 190 persone, una pratica che lo statuto di +Europa concede solo ai soggetti costituenti. Come Centro Democratico, appunto, che le sue 300 iscrizioni collettive le ha potute mantenere.
Nonostante i mal di pancia nessuno per adesso abbandonerà +Europa. “Spero che chiunque vinca, si sentano tutti vincitori e ci sia il sostegno di tutti”, aveva auspicato Emma Bonino sabato. Dopo il voto Marco Cappato è rimasto silente ed è andato via senza dichiarare nulla. Su Facebook ha tirato prima una stoccata: “Coloro che hanno partecipato per davvero al Congresso mi hanno accolto con entusiasmo. Dalla maggioranza assoluta degli ‘iscritti votanti’ è arrivata una scelta diversa”. Poi ha tolto il dubbio su un possibile abbandono: “Più Europa – si legge – è uno strumento importante, che sarà ora responsabilità comune di iscritti e dirigenti saper usare al meglio”.
Lo aveva anticipato sabato: “Il mio esserci non dipende da se vinco o se perdo la corsa per la carica di segretario”. “Il partito è lo strumento e nonil fine”, aveva ammonito, chiedendo anche l’apertura ad altre realtà, da Italia in Comune di Federico Pizzarotti ai Verdi. In questa direzione va anche una proposta di modifica dello statuto approvata dal Congresso che dà ai soggetti politici che aderiranno a +Europa la stessa dignità dei tre fondatori.
E con Carlo Calenda? L’ex ministro è stato ospite del congresso, ma non ha voluto chiedere ancora l’adesione di +Europa al suo manifesto, aspettando “per rispetto” la fine dei lavori: “Non sono qui oggi a farvi un invito all'adesione, lo farò domani”, ha detto. A sentire Della Vedova, però, l’ex ministro potrebbe vedersi rispondere picche: “La direzione di marcia – ha detto il neosegretario dopo la proclamazione – è avere +Europa alle europee del 26 giugno sulla scheda”. Insomma, una corsa indipendente: “Abbiamo quattro mesi per lanciare la nostra sfida e noi alle Europee andremo così”.