Come va la Pisa leghista, tra sberleffi alla memoria della Shoah e ruspe
In questi primi mesi di amministrazione il Carroccio non si è fatta mancare niente: dagli attacchi alla Croce Rossa e quelli alla Caritas, perché aiutano i migranti e ne favoriscono la permanenza. Il laboratorio sovranista in Toscana.
Roma. E’ rimasto lì, seduto, durante il minuto di silenzio in memoria delle vittime della Shoah. Gli altri, intorno a lui, erano in piedi. Adesso la Lega cerca di minimizzare, dopo il gran baccano, ma non è un gesto da poco quello di Manuel Laurora, consigliere comunale della Lega a Pisa, ex città di centrosinistra che alle elezioni del 2018 è passata sotto la gestione del partito di Matteo Salvini. Nei mesi scorsi Laurora – per farvi capire il tipo – se l’era presa pure con due omosessuali, colpevoli di essersi dati un bacio in piazza: “Facciano che cosa vogliono a casa loro, ma perché fare questi show davanti a turisti e bambini?”, s’era indignato su Facebook. Il consigliere della Lega – che sta meditando l’uscita dal gruppo dopo aver chiesto scusa – sembra essere perfettamente a suo agio nel mood della città.
Nei giorni scorsi è stata recapitata una lettera di minacce al circolo del Pd di Pisanova; il Pd è accusato di fare “pressioni” per realizzare la moschea a Pisa, contro la quale peraltro si scaglia veementemente lo stesso consigliere Laurora. Qualche mese fa, Forza Nuova ha appeso a Pisa uno striscione contro il prete don Massimo Biancalani, “tanto fumo, poco incenso”. Insomma, che succede? La città della Torre è diventata un laboratorio sovranista – nelle sue varie forme, alcune anche feroci, anzi, truci – e merita di essere studiata con attenzione, perché così si capisce che cos’è successo in questi anni e com’è che si diventa leghisti. D’altronde, Pisa non è una qualunque; è la città del ’68, delle tesi della Sapienza, borghese con un lungo passato di storia politica di centrosinistra, fino al 2018, quando la Lega è riuscita a conquistare la maggioranza con una progressione numerica formidabile: dallo 0,35 per cento del 2013 al 25 per cento del 2018. Pisa è anche la città in cui poco più di ottant’anni fa – era il 5 settembre del 1938 – nella tenuta di San Rossore, il re Vittorio Emanuele III firmò il primo provvedimento in difesa della razza con il quale ebbe inizio la discriminazione degli ebrei e la loro espulsione. L’università l’anno scorso ha chiesto ufficialmente scusa per aver piegato la testa al regime. “L’Università, ottanta anni fa, obbedì. Oggi, invece, dobbiamo avere la forza di non obbedire mai più”, ha detto il rettore, Paolo Mancarella. In quell’occasione, la Lega non si presentò. Assente il sindaco Michele Conti – leghista con un lungo passato in An – assenti i parlamentari pisani leghisti. Come Edoardo Ziello, assessore nella Cascina amministrata da Susanna Ceccardi, e segretario della Lega a Pisa. “Avevo altri impegni a Roma – spiegò Ziello – Le leggi razziali? Un abominio da scongiurare. Ma ormai siamo nel 2018 e facendo tesoro del passato dobbiamo scrivere il futuro”. Insomma, l’antifascismo è al massimo un ricordo da conservare. Non è dunque difficile capire perché Laurora possa agilmente restare seduto durante un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del nazifascismo. Eppure, l’antisemitismo è ben presente. Il Tirreno qualche giorno fa scorso ha raccontato la storia di Eden Donitza, studentessa di liceo dell’Ulisse Dini di Pisa, più volte insultata fin dalle elementari. Eden si è sentita dire “avrebbero fatto bene a bruciarti” oppure “sei stupida perché sei ebrea”. Altro che lontano ricordo.
Ma le priorità della Lega a Pisa sono altre. In questi primi mesi di amministrazione non si è fatta mancare niente. Attacchi alla Croce Rossa e alla Caritas, le quali – dicono i leghisti – aiutando i poveri, quindi anche i migranti, ne favoriscono la permanenza sul territorio. “Ho notato che alcuni preti pisani elargiscono offerte economiche ai rom – ha detto l’estate scorsa Ziello, di fatto insieme a Susanna Ceccardi i veri sindaci di Pisa – Questo è un grande problema perché al posto di dare assistenza economica alle centinaia di famiglie pisane in difficoltà, si erogano risorse a chi, spesso, contribuisce a creare degrado e situazioni ai limiti della legalità o di illegalità conclamata”. La Caritas ha risposto spiegando che aiuta tutti e non fa distinzione fra poveri italiani e poveri stranieri, ma lo scontro va avanti ancora oggi, a distanza di mesi. Ogni settimana, la Lega individua un avversario diverso: la Caritas, la Croce Rossa, i rom, i migranti. Le associazioni in questi mesi hanno provato a spiegare all’amministrazione che superare i campi rom è giusto ma gli sgomberi senza alcuna gestione procurano solo danni a chi ha cercato faticosamente di avviare un percorso di integrazione, a partire dai bambini che a ogni sgombero sono costretti a interrompere il loro percorso scolastico. Segno che alla Lega, in fondo, non importa molto di risolvere il problema; vuole vedere le persone in mezzo alla strada, perché così sono più visibili e uno se ne può lamentare meglio.