Salvini? Per Bonifazi (Pd) va processato, ma con cautela

Annalisa Chirico

Il senatore è in Giunta per le immunità. Il vicepremier? “Non credo abbia agito nell’interesse dello stato”

Roma. Francesco Bonifazi precisa che rifletterà, leggerà, soppeserà, ma la sensazione è che i giochi siano già stati fatti e che nella Giunta per le immunità di Palazzo Madama gli schieramenti attorno al destino del vicepremier Matteo Salvini siano definiti. Bonifazi è avvocato, fidatissimo di Matteo Renzi, ancora per pochi giorni tesoriere del Pd (“in scadenza, lo scriva”). Al Foglio, senatore, può confessarlo: lei ha già deciso come votare. “Il procedimento è stato appena incardinato – risponde – abbiamo letto le carte del Tribunale dei ministri di Catania, un atto corposo che descrive in dettaglio i comportamenti del ministro Salvini. Siamo propensi a votare a favore dell’autorizzazione a procedere, tuttavia è evidente che manchi un tassello fondamentale: dobbiamo ascoltare l’imputato”. Non un dettaglio, a meno di non voler emettere verdetti anticipati. “Le ho espresso un orientamento ma attendiamo con trepidazione la data in cui il ministro verrà ad esporre le sue ragioni”.

 

Nei giorni del caso Diciotti l’Italia conduceva una trattativa con l’Europa per ottenere un maggior coinvolgimento nella redistribuzione dei migranti. In un caso simile, un renziano, garantista e fautore del primato della politica, non dovrebbe ritenere l’operato del ministro immune dal sindacato dell’autorità giudiziaria? “L’audizione non sarà un passaggio formale. Nessun pregiudizio da parte nostra, mi creda”. Maurizio Gasparri, presidente della Giunta, ha chiarito che si seguirà la consueta prassi: solo Salvini sarà audito, non il premier Giuseppe Conte né il ministro Luigi di Maio. “La procedura va rispettata, non accoglieremo memorie aggiuntive. Ricordo un Conte che, nei giorni dello stallo, teneva una posizione diametralmente opposta a quella del ministro dell’Interno…”.

 

  

Il M5s ci ha abituato a repentine inversioni di rotta: adesso, tra gli esponenti grillini, è un fiorire di distinguo e cavilli tecnici, formule felpate per preparare gli elettori al clamoroso voto contrario alla richiesta togata. “Il M5s ha perso ogni credibilità: solo posizioni imbarazzate e schizofreniche. Io ho avuto una esperienza esilarante con Beppe Grillo. Per difendersi in giudizio e non pagare un milione di euro al Pd, dopo averci bollato come mafiosi, Grillo ha dichiarato, dinanzi al tribunale civile di Roma, che il suo blog non sarebbe suo, cioè che il sito web che trasmette quotidianamente i suoi contenuti non sarebbe riconducibile a lui. Sono capaci di sostenere anche le tesi più ardite e strampalate, perciò nulla mi sorprende, neanche il fatto che un sottosegretario all’Interno, mi riferisco a Carlo Sibilia, dica apertamente che voterà per il processo a Salvini, vale a dire al suo ministro. Lo stesso ha affermato che gli americani non sarebbero mai andati sulla Luna”.

 

Potremmo dunque ritrovarci con i grillini che sconfessano i valori identitari, a protezione della “casta”, e i renziani schierati per il sì. Bislacco. “Non tocca a noi stabilire se Salvini sia colpevole o innocente, la Giunta è chiamata a dire se, nel caso di specie, sussista o meno l’esimente dell’interesse superiore dello stato. I pentastellati hanno condotto una crociata contro privilegi e immunità parlamentari, salvo poi avvalersene puntualmente in ogni causa per diffamazione promossa dal Pd. Il moralismo lo applicano solo agli altri, con se stessi sono sin troppo indulgenti”.

 

Tornando alla causa tra Pd e Grillo, il tribunale ha disposto audizioni speciali. “Il giudice ha convocato lo stesso Grillo, e con lui Davide Casaleggio, Di Maio, Alessandro Di Battista e Alfonso Bonafede al fine di fare chiarezza nell’oscuro groviglio di rapporti economici e societari che caratterizza la struttura del movimento e delle società afferenti”. L’impressione è che alla fine, pur di tenere in piedi il governo, Di Maio e i suoi ingoieranno pure questa. “Magari fossero mossi da un proposito così nobile! Loro vogliono tenersi stretta la poltrona. In base allo statuto, molti parlamentari, a partire dallo stesso Di Maio, non sarebbero ricandidabili ma hanno già messo a punto la modifica per bypassare il limite del secondo mandato”. La delusione tra gli elettori grillini è palpabile. “Chi ha riposto fiducia in una classe dirigente che prometteva il cambiamento si sente tradito. Per adesso, ad essere cambiato è soltanto il loro conto in banca, dal momento che molti di loro non avevano mai lavorato prima’. Lei è proprio sicuro di voler mandare a processo Salvini? “Fossi al suo posto, farei un bagno di umiltà. Il ministro deve rendersi conto che la politica richiede responsabilità, non bastano annunci e felpe colorate”. In ogni caso, Salvini ne uscirà rafforzato: se il Senato respinge la richiesta, la sua linea sull’immigrazione viene ulteriormente legittimata; se la accoglie, si apre il processo show. “Gli consiglierei di evitarsi un processo dall’esito affatto scontato, per un’accusa grave come il sequestro di persona aggravato, a bordo c’erano donne e bambini. La pena va dai tre ai quindici anni. Io userei cautela”. E dire che proprio voi, dalle banche a Consip, avete fatto i conti con il circo mediatico-giudiziario, con le interferenze indebite, con la commistione incestuosa tra pm e giornali. “Le norme parlano chiaro, e io non credo che in questa vicenda il ministro abbia agito nell’interesse dello stato”. Dunque non fu atto politico: vede, lei ha già deciso. “Nella vita ho cambiato idea mille volte”.

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