Zingaretti e Martina alla Convenzione nazionale del Partito democratico. Foto LaPresse

Gazebo, il vero duello delle primarie Pd

Pochi voti tra gli iscritti, ma tra gli elettori Giachetti ha possibilità di crescita. Il 3 marzo e i tempi di Renzi

Un milione di problemi. Il Pd si avvia, invero stancamente, verso le primarie del tre marzo. Non c’è entusiasmo e c’è il timore che le consultazioni dei gazebo saranno un flop. Per questa ragione al Nazareno stanno meditando di affidarsi a un’agenzia specializzata per fare una buona campagna di comunicazione. I soldi nelle casse sono pochi ma arriveranno quelli del due per mille ai partiti e si fa affidamento su quegli stanziamenti per organizzare questa campagna. L’obiettivo è quello di riuscire ad uguagliare l’affluenza di un milione e ottocentomila elettori del Pd delle ultime primarie, quelle del 2017. Ma c’è chi si accontenterebbe di molto meno, cioè un milione, cifra che in verità al momento sembra difficile da raggiungere ai più realisti.

   

Nuova polarizzazione. Ma il vero enigma delle primarie riguarda un altro punto. Nei gazebo infatti il risultato delle consultazioni tra gli iscritti potrebbe venire rovesciato. O, almeno, questa è la preoccupazione di Martina. La contesa delle primarie potrebbe polarizzarsi sullo scontro tra Nicola Zingaretti e Roberto Giachetti. Una sorta di duello tra anti renziani e renziani. Il che metterebbe ancora di più fuori gioco Maurizio Martina. Stando ai sondaggi riservati infatti Giachetti ha un maggiore appeal dell’ex segretario presso l’opinione pubblica e il popolo dei renziani puri e duri. Certo, anche i più ottimisti tra i supporter di Giachetti ritengono che a vincere alla fine sarà il presidente della giunta regionale del Lazio, ma se il loro candidato di piazzerà al secondo posto significherà che Zingaretti dentro il partito non avrà vita facile. Sia che i renziani decidano di restare dentro il Pd sia che invece optino per la scissione. In questo caso infatti il governatore del Lazio si troverebbe con un partito orfano di una sua parte importante.

    

Quota 17. E a proposito di scissione. Al Nazareno si è ripreso a parlarne. Ma non come di una prospettiva imminente. Matteo Renzi al momento infatti è fermo e vuole aspettare le elezioni europee perché sia chiaro a tutti che il Pd non può andare avanti nella versione attuale. Peraltro nei sondaggi il Partito democratico continua a rimanere incollato al 17 per cento non sembra ci sia verso di schiodarlo da quella cifra.