La Tav di monsieur Toninellì
Giorgetti: “Non ragionano”. Rixi: “Il ministro lavora per la Francia”. Torna l’idea di potenziare la linea storica
Roma. A ora di pranzo, mentre Danilo Toninelli, accerchiato dalla sua scorta e dai suoi colleghi del M5s, festeggia il “Restitution Day” nel piazzale sul retro della Camera (su quello principale c’erano i venezuelani anti Maduro, meglio evitare), Giancarlo Giorgetti, nei corridoi di Montecitorio, consegna il suo “pessimismo cosmico” ai suoi fedelissimi: “E’ inutile, questi qua non ragionano, c’è poco da fare. Ma che senso ha mandare l’analisi costi-benefici sulla Tav ai francesi prima di condividerla coi tuoi alleati di governo?”. Un senso, nell’operato di Toninelli, lo trova però, poco più tardi, Edoardo Rixi: “D’altronde, lui lavora per i francesi”, sibila il leghista. Il sottosegretario al Mit non li conferma, i dubbi che angosciano Salvini, ma suo modo li rafforza: “Toninelli – sbuffano infatti nel Carroccio – sta cercando un accordo con Macron per far passare la linea solo in Francia, dirottando su Parigi i fondi europei”. I grillini ridimensionano i sospetti, ma solo in parte. “Semmai – dicono – Danilo proverà a convincere la Francia a potenziare la linea storica, raddoppiando il traforo del Frejus”. Non ci passerebbero i tir, ma il M5s salverebbe la faccia.