Solinas, Zedda e Desogus nella Sardegna dove ogni candidato sembra "altro"
L'antidivo, il democristiano leghista e l'ex "sindaco arancione". Chi sono gli aspiranti governatori della regione che voterà domenica
Roma. Uno è di centrodestra, uno di centrosinistra, uno dei Cinque stelle, ma nessuno dei tre ha un profilo tipicamente di centrodestra, di centrosinistra o a Cinque stelle. Si vota in Sardegna domenica 24, e Christian Solinas, Massimo Zedda e Francesco Desogus, i tre candidati alla carica di governatore, si preparano agli ultimi giorni di battaglia con parole, profili e storie alle spalle che, dal continente, possono apparire spiazzanti quantomeno per l’attuale fase storica.
Ecco infatti il candidato di centrodestra, Solinas, a cui la Lega guarda come all’uomo della grande coalizione (da Forza Italia in largo e in lungo per tutto l’arco del centrodestra) che può produrre in Sardegna un “effetto Abruzzo” (cioè una vittoria anche potenziata dal collaterale, ed eventuale, crollo dei Cinque stelle, che i sondaggi danno nell’isola attorno a una percentuale bassa, forse dimezzata, rispetto al 42,6 per cento delle politiche del 4 marzo). Solinas non soltanto non è un leghista di vecchia data ma un “leghista” sui generis di recente battesimo parlamentare (eletto senatore nel 2018), ma viene dal partito Sardo D’Azione, di cui è stato segretario, con esperienza nella politica locale e con background anche centro-post-democristiano (come scrive il Corriere della Sera: in zona Udeur).
Il candidato della Lega alle elezioni in Sardegna, Christian Solinas (Foto Imagoeconomica)
E c’è il candidato del centrosinistra, Massimo Zedda, già due volte giovane sindaco di Cagliari, colui che nel 2011 sbalordì l’establishment pd, partito alla cui fondazione non aveva partecipato (con altri esponenti degli allora Ds, infatti, Zedda aveva fatto parte degli scissionisti della Sinistra democratica, e poi si era avvicinato alla Sinistra, Ecologia e Libertà di Nichi Vendola. Nell’anno del miracolo dei cosiddetti “sindaci arancioni”, di sinistra ma di sinistra puramente dem, Zedda era stato eletto dopo aver sconfitto alle primarie il pd Antonello Cabras (che era sostenuto dai nomi forti del partito e dall’ex presidente della Regione Renato Soru).
E però oggi – nemesi? Paradosso? – il Pd guarda a Zedda come a un possibile salvagente in tempi precongressuali (e pre Europee). Dalla primavera scorsa, infatti, il Partito democratico ha cominciato a sostenere la candidatura Zedda per il dopo Francesco Pigliaru, governatore uscente dem, e intellettuali, artisti ed emigrati celebri, molti dei quali di area pd, hanno firmato il manifesto “ci fidiamo di Zedda” (“…noi ci fidiamo di Massimo Zedda. In un mondo in cui la fiducia è un sentimento, un valore in via di estinzione, ci sembra estremamente corretto rinnovare la fiducia a una persona che nel tempo, per quel che è e soprattutto per quel che ha fatto, se l’è meritata. Basta girare tra i paesi dell’isola per comprendere che il tempo dei bla bla o dei rattoppi, è terminato..”).
E mentre Nicola Zingaretti, governatore del Lazio e candidato alla segreteria del Pd, sostiene Zedda in nome del “votatelo per difendere l’isola”, larga parte del Pd locale si dice concorde con il candidato nell’attacco a Solinas come uomo ondivago nella ricerca delle alleanze pre candidatura (“…chi vende se stesso, la propria storia, le proprie radici, la propria dignità per un posto al Senato, per la poltrona, immaginate cosa potrebbe fare con il governo della Regione, in balìa di un partito con una connotazione egoista e anche un po’ fascista come la Lega”, dice Zedda dell’avversario).
Il sindaco di Cagliari e candidato del centrosinistra in Sardegna, Massimo Zedda
Quanto al candidato del M5s Francesco Desogus, autodenominatosi “antidivo”, bibliotecario di professione nella Città Metropolitana di Cagliari, primo alle “regionarie” online con 450 voti, ha impostato una campagna non molto a Cinque stelle, cioè non improntata all’urlo di piazza: sommessamente dice, questo sì alla maniera grillina, che Zedda e Solinas pari sono, e sommessamente promette un nuovo Statuto speciale, ma poi scrive lettere aperte in cui dichiara di voler coinvolgere le “parti migliori” della società sarda con toni talmente concilianti da sembrare già altro (e già oltre il possibile risultato non proprio “landslide”).
Il candidato del M5s in Sardegna, Francesco Desogus (Foto LaPresse)