Il destino dell'altro Matteo
Salvini è un po' come Renzi: un parricida politico, che cammina sulle macerie che gli stanno intorno e non ha avversari. E che alle Europee rischia davvero di vincere. Ma può imparare dagli errori del predecessore
C'è un Matteo che vince sempre. Quello che costringe gli alleati di governo a spaccarsi, a perdere un po' della loro identità, quello che ha preso un partito con percentuali irrisorie e l'ha trasformato in un partito di governo, con un potere virtuale ma anche sostanziale. È Matteo Salvini che rischia di vincere anche le elezioni europee. Come fece già un altro Matteo: Renzi, che nel 2014 prese il 40,8 per cento e fu l'inizio della fine. L'attuale ministro dell'Interno ha fatto più o meno lo stesso percorso: è un parricida politico, cammina sulle macerie che gli stanno intorno, non ha avversari. Insomma, un po' come il Renzi di qualche anno fa, che aveva preso un partito e l'aveva – o meglio diceva di averlo – rivoltato come un calzino. Salvini potrebbe fare dunque come Renzi: vincere le Europee e poi iniziare un favoloso declino. Oppure potrebbe imparare dagli errori del predecessore, che in preda a tracotanza si lasciò un po' andare. Naturalmente non dipende solo dal leader leghista ma anche dal contesto. Per ora il ministro dell'Interno ha fatto una campagna basata su sicurezza e migranti, migranti e sicurezza. Quando però si presenteranno più forti altri problemi, quando la recessione non finirà, gli italiani si metteranno le mani in tasca e capiranno che i migranti non sono tutto, nella vita.
Equilibri istituzionali