Maria Elena Boschi (foto LaPresse)

Boschi all'attacco sull'uso politico della giustizia, “Io lo so cos'è la gogna”

Salvatore Merlo

“Oggi la solidarietà del Pd a Renzi è sincera, con me fu diverso. Tutti hanno capito che la macchina del fango è un sistema”. Intervista a Maria Elena Boschi

Roma. “Basta leggere le carte per capire che la misura cautelare nei confronti dei genitori di Renzi è a dir poco ardita. Per l’accusa sarà difficile sostenere questa tesi fino in Cassazione. Ma intanto è partito il massacro sui social e sui media”, dice Maria Elena Boschi. “So cos’è la gogna mediatica, l’ho vissuta con mio padre. L’ha vissuta dolorosamente tutta la mia famiglia. E quindi capisco cosa sta succedendo alla famiglia di Renzi. C’è una questione irrisolta nel nostro paese e riguarda l’uso politico dei fatti giudiziari. Ho sempre avuto fiducia nella giustizia nel suo insieme e continuo ad averla. A volte però possono sbagliare anche i magistrati, per questo il nostro sistema prevede più gradi di giudizio. L’altro problema è che sui fatti giudiziari s’imbastiscono processi in pubblica piazza”.

  

  

E qui Maria Elena Boschi si addentra nel groviglio. “Ho personalmente subito la macchina del fango scatenata sui social da M5s e Lega”, dice. “Ho assistito per mesi a un dibattito pubblico violentissimo, su questioni che non riguardavano nemmeno me personalmente”, insiste. “E ora che i fatti si stanno chiarendo, ogni volta che c’è una notizia che va in questa direzione, a ogni archiviazione, non ne parla nessuno”, aggiunge. “Ecco. Per questo dico che c’è un problema di cultura prima di tutto. Di princìpi. Di rispetto delle persone. Per non citare la Costituzione, che se ci piace ci deve piacere tutta. I tempi della giustizia vanno aspettati e rispettati. E infatti sono sempre prudente. Mentre in Italia ci si abbandona facilmente alla barbarie, alla violenza verbale. O al silenzio complice e pauroso. All’opportunismo”.

  

E c’è silenzio complice e pauroso nel Pd? “Stavolta no. Sento molto affetto nei confronti di Renzi. C’è una preoccupazione vera. Ci sono però state altre fasi in cui mi sarei aspettata più solidarietà. C’è chi è stato zitto. In passato è mancata una parte del gruppo dirigente, per motivi di calcolo piccolo, sbagliato: hanno pensato che quello che accadeva a me riguardasse soltanto me. E invece non è così. Quello della macchina del fango è un sistema. Oggi tocca a me, domani può toccare a un altro”.

  

Alcuni parlamentari vicini a Renzi hanno evocato quasi un complotto. “Noi non abbiamo parlato di complotto. Noi attendiamo i magistrati. Può essere che qualcuno abbia usato toni più forti ma nessun complotto. Essere garantisti significa però credere anche in una giustizia giusta, e non voglio qui citare De Gregori… ‘cercavi giustizia / ma trovasti la legge’. Ricordo di cosa parliamo: due settantenni incensurati messi agli arresti. Un provvedimento così forte che arriva dopo mesi dalla richiesta, in un orario insolito, in coincidenza con il voto su Salvini e per una vicenda di anni fa”. Quindi? “La costruzione dell’accusa solleva molti dubbi giuridicamente e lo dico da avvocato, più che da politica”.

   

Dire che ci si fida della magistratura, ma poi mettere anche in risalto le coincidenze sospette dell’azione giudiziaria non è una contraddizione? “Solo apparentemente. Ma sono cose diverse”.

   

Eppure sembrano cose che non si tengono insieme sul piano logico, come ha scritto Giuliano Ferrara ieri sul Foglio. “E invece io penso che Renzi sia stato lucido a dire ‘mi fido della giustizia’”, risponde Maria Elena Boschi. “Renzi ha messo in fuori gioco quelli che dalla giustizia fuggono, come Salvini. Inoltre ha messo in difficoltà il giustizialismo a corrente alternata del M5s. Ci si può fidare della magistratura nel suo insieme, e contemporaneamente si possono avanzare dubbi su singoli provvedimenti”.

   

Per tutta la sua vita Berlusconi ha parlato di aggressione giudiziaria. Non correte il rischio di usare lo stesso argomento? “Intanto si tratta di vicende completamente diverse, qui Renzi non è nemmeno indagato. E in secondo luogo noi non abbiamo fatto manifestazioni incongrue davanti alla procura o votazioni in aula ad personam per salvare qualcuno. Io lo dissi chiaro, in Parlamento, quando subii la mozione di sfiducia, che mi fidavo dei magistrati. Noi non giochiamo al ruolo di vittime di una macchinazione diabolica. Sono altri che lo fanno. È Salvini che da mesi spettacolarizza il ruolo della magistratura, che alimenta il suo consenso agitando un conflitto gladiatorio. È lui che si collega in diretta Facebook per aprire davanti a tutti il plico che contiene il suo avviso di garanzia. Qui ci stiamo solo permettendo d’essere stupiti da un provvedimento restrittivo così serio e con quella tempistica. E molti parlamentari di altre forze politiche sono altrettanto increduli”.

   

Il padre della Boschi, i genitori di Renzi, il papà di Luigi Di Maio con i lavoratori in nero e le cartelle esattoriali, il padre di Alessandro Di Battista. C’è una maledizione dei padri nella politica italiana?Sono stata massacrata per una faccenda per la quale mio padre è stato archiviato a ogni vaglio di garanzia da parte di un giudice. Poi ci sono stati casi che hanno riguardato direttamente Di Battista e Di Maio, in quanto soci dei loro padri e comproprietari delle aziende fondate dai loro genitori o amministratori delle stesse. Per Di Maio e Di Battista si è detto che le colpe dei padri non ricadono sui figli. E per me, che non ero nemmeno coinvolta direttamente, questo principio secondo qualcuno non aveva valore. Il punto su cui dovremmo trovarci tutti è che la giustizia non può diventare strumento di lotta. E la verità dei fatti, almeno un po’, andrebbe rispettata”.

  

C’è stato un momento in cui il renzismo è passato dal trionfo all’oltraggio. Siete diventati antipatici? “Siamo stati tacciati di arroganza, mentre nel resto del mondo quella si chiama competenza. Penso però che la competenza tornerà di moda. Segnalo che mentre il dibattito pubblico è concentrato sui genitori di Renzi, oggi sta passando inosservato quello che dice l’Istat. E cioè che il fatturato industriale a dicembre del 2018 è calato di oltre 7 punti rispetto all’anno precedente. E’ vero, c’è un rallentamento a livello mondiale. Ma noi non stiamo rallentando. Siamo fermi. Con i nostri governi abbiamo fatto un lavoro faticoso, e anche impopolare. Siamo usciti dalla crisi. E ora ci troviamo in queste condizioni, in recessione, per colpa del governo di Lega e M5s. La differenza tra noi e loro c’è. Ma non è l’arroganza. È la competenza”.

    

  

Intanto Renzi ostenta distanza dalla politica. “Renzi si è messo nell’ottica di aspettare. Non viviamo questa fase con risentimento, ma la viviamo come un momento di preparazione. Purtroppo toccherà a noi sistemare quello che loro stanno sfasciando. E tanto più dura questo governo, quanto più complicato sarà il lavoro che dovremo fare”.

   

Però Renzi scrive libri, fa tivù, arriccia il naso se gli si parla di Pd. “Non si occupa del congresso. Ma non è disinteressato. Anzi. Gira l’Italia per presentare il suo libro perché ci tiene a dire certe cose. Anche io d’altra parte non mi sto impegnando nel congresso. Però voto”. E chi? “Voto Roberto Giachetti. L’unico in questa fase che difende il lavoro e il progetto politico che abbiamo portato avanti in questi anni. Non che non mi fidi di Zingaretti, che dice che non farà patti con il Movimento cinque stelle…”. Però? “Penso che ci siano fasi in cui tocca ad altri. E questa è una di quelle fasi”. Martedì alcuni senatori del Pd hanno contestato i colleghi del M5s che votavano contro l’autorizzazione a procedere per Salvini. Le parole usate somigliavano a quelle dei grillini. È un virus? Vi siete ammalati. “Spero proprio di no. Noi siamo altro. E del resto non abbiamo mai offeso gli avversari politici. Ma c’è un problema obiettivo. E questo forse può aiutare a spiegare certe scelte comunicative. Ci siamo accorti che facendo opposizione tradizionale, lavorando sui contenuti, studiando, intervenendo spesso in Parlamento e in commissione, finisce che non hai presa sui giornali e sul sistema dell’informazione. Per giunta ti vengono a dire che non fai opposizione. Allora bisogna combinare le due cose. Bisogna essere puntuali, competenti ma anche capaci di immaginare gesti simbolici, forti, eclatanti. Questo è necessario perché il grillismo e la Lega hanno, ahinoi, alzato i toni e abbassato i contenuti. Noi dobbiamo riuscire nel difficile equilibrio di essere sul pezzo, competenti, ma anche quando necessario rumorosi”.

     

Un’ultima domanda. Forza Italia vorrebbe incardinare oggi in commissione Affari costituzionali (ieri, per chi legge), un provvedimento sulla separazione delle carriere dei magistrati. “C’è un’altra domanda?”.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.