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Uno e Tridico. Chi è il prossimo presidente dell'Inps

Luciano Capone

Economista di sinistra, uomo fidato di Di Maio e scrittore in stile Dibba. L'accelerazione improvvisa sul nome è arrivata dopo il salvataggio di Matteo Salvini sul caso Diciotti

Roma. E pensare che meno di un anno fa aveva forti “riserve etiche” ad allearsi con la Lega. Non se la sentiva neppure di sedersi allo stesso tavolo di Salvini e dei suoi per le contrattazioni sul programma di governo. Ora invece Pasquale Tridico diventerà, molto probabilmente, il nuovo presidente dell’Inps proprio grazie a un accordo tra Lega e M5s. Al posto di Tito Boeri sembrava destinato l’ex direttore generale dell’Inps Mauro Nori, in quota Lega, con Tridico come vice, in quota M5s. Ma all’ultimo minuto le cose si sono ribaltate e al vertice dell’istituto di previdenza sembra destinato, ma di questo nella Lega ne sono convinti meno che nel M5s, l’uomo di fiducia di Luigi Di Maio, il suo consigliere per tutto ciò che riguarda il “reddito di cittadinanza”. Sarà una coincidenza, ma l’accelerazione improvvisa sul nome di Tridico è arrivata dopo il salvataggio di Matteo Salvini sul caso Diciotti e, pertanto, sembrerebbe una sorta di tributo richiesto alla Lega per la prova di fedeltà mostrata dal M5s.

 

Quante cose sono cambiate in un anno. Prima delle elezioni politiche Tridico era il ministro del Lavoro del fantagoverno del M5s e lavorava in tandem con Andrea Roventini, fantaministro dell’Economia: uno spiegava il reddito di cittadinanza a Di Maio, l’altro i moltiplicatori keynesiani via Skype alla Castelli. I due economisti turbo keynesiani, critici del Pd perché non abbastanza di sinistra, erano d’accordo su un punto: mai al governo con la Lega. Tridico ci ha ripensato. 

     

Appena partirono le trattative per la nascita del governo gialloverde, Tridico rimise l’incarico di fantaministro nelle mani di Di Maio: “Con la Lega c’è una diversità fondamentale di valori su Europa, migranti, diritti civili e anche sulla politica economica”, diceva. Probabilmente era solo la consapevolezza di non poter ambire al ruolo di ministro del Lavoro, visto che poco dopo ha accettato di fare il consulente proprio per il ministero e il governo di cui giurava di non voler fare parte. Perché in realtà i dilemmi interiori sull’alleanza con Matteo Salvini non sono mai stati così laceranti, in fondo, per l’economista dell’università Roma Tre che a partire dai primi incontri con i parlamentari grillini nel 2013 è man mano diventato organico al M5s, condividendo tutte le scelte strategiche più importanti. E anche quelle di comunicazione. Quando è entrato nella squadra di Di Maio come fantaministro del Lavoro ha accettato le direttive casaleggiane che imponevano un accentramento e un reset della comunicazione, chiudendo il suo blog intimista in cui univa la riflessione economica alla vita quotidiana (ad esempio Tridico scriveva che la “modalità con cui si va al mare in Calabria” – lui è calabrese – è diversa rispetto al “centronord”: “In Calabria andare al mare è qualcosa di spontaneo e genuino, è come bere l’acqua alla fontana, come andare a correre in un parco, come andare ai giardinetti. In altre parole il mare è pubblico e anche la spiaggia, e perciò non è mediato dal mercato, che discrimina, esclude, crea rivalità”).

 

Questo aspetto, quello della scrittura, è quello al momento più nascosto. Ma se l’impegno pubblico al ministero del Lavoro e gli articoli sul reddito di cittadinanza (con la singolare teoria che la misura consentirà di espandere il deficit rispettando le regole europee) fanno di lui l’uomo di fiducia di Luigi Di Maio, la passione per i viaggi e la scrittura sono qualcosa in comune con l’altro leader del M5s, quello descamisado, Alessandro Di Battista. Anzi, in un certo senso, dal punto di vista letterario, Tridico è un Dibba ante litteram. Durante i suoi periodi di studio e ricerca all’estero inviava a colleghi economisti e amici lunghe mail che erano una specie di diario-reportage delle sue giornate. E queste corrispondenze, poi raccolte in tre libri, ricordano proprio lo stile di Di Battista: “La velocità a cui vanno le macchine qui è incredibile”, scriveva da New York. “Questo paese è stato costruito non per le persone ma per le macchine. La Gm, la Ford e le altre case automobilistiche di Detroit hanno fatto per decenni pressioni sui governanti affinché costruissero strade lunghe e larghe, da est a ovest, da sud a nord, per macchine sempre più grandi e veloci. In questo modo sono nate le famosissime strade americane”, raccontava in “Lettere dall’America” (per gli appassionati del genere: gli altri due libri sono “New York tra racconti ed emozioni” e “Racconti latini tra passione e tango - l’Argentina al tempo di Papa Francesco”).

 

Sembra paradossale che l’economista di sinistra, che nelle sue corrispondenze si scagliava contro il “governo della vergogna” di centrodestra e contro le forze che attaccavano gli “extracomunitari”, ora possa prendere grazie alla Lega il posto all’Inps di Tito Boeri, ferocemente attaccato da Salvini proprio per le sue prese di posizione a favore degli immigrati regolari.

 

Ma che Tridico fosse destinato a ruoli importanti grazie all’alleanza tra M5s e Lega era evidente dal principio, da quando cioè il quotidiano francese Libération, per indicare il nuovo sconosciuto presidente del Consiglio italiano, pubblicò in prima pagina la sua foto al posto di quella di Giuseppe Conte. E seppure ambisca a incarichi meno importanti, ma comunque inimmaginabili fino a un anno fa, su una cosa Tridico è stato anche più fortunato del presidente del Consiglio: il posto in università. Conte, che è professore ordinario a Firenze, aveva partecipato a un concorso per ottenere la cattedra di diritto privato alla Sapienza, ma ha poi dovuto rinunciare a causa delle polemiche e dei possibili ricorsi degli altri due candidati. Tridico invece professore ordinario ci è diventato pochi mesi fa: a novembre la sua università, Roma Tre, ha bandito un concorso da ordinario, riservato ai soli professori associati di Roma Tre, per il settore disciplinare di Tridico. E lui lo ha vinto. Anche perché era l’unico concorrente.

 

Per l’Inps sarà più difficile, dato che c’è un altro candidato, ma Tridico potrebbe spuntarla lo stesso. Basta convincere i leghisti, anche se forse servirà il sacrificio di sedersi allo stesso tavolo.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali