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Il decretao meravigliao che assicura l'abolizione della povertà

Giuliano Cazzola

Il reddito di cittadinanza e quota cento passano alla Camera. E i grillini sono riusciti a inserire di sghembo anche un salario minimo legale (Smig)

Il decreto sul reddito di cittadinanza (RdC) e quota cento ha superato l’esame del Senato e arriva alla Camera. Potremmo chiamarlo (facendo il verso a una trasmissione televisiva di successo) il decretao meravigliao, visto che – secondo gli strateghi gialloverdi – istituirà un nuovo modello di welfare, abolirà la povertà, investirà come non mai in capitale umano, rilancerà, attraverso la ripresa del mercato dei consumi, lo sviluppo e l’occupazione e – finalmente – sottrarrà un milione di lavoratori (il maschile è usato a proposito) dai lavori forzati a cui erano stati condannati dalla riforma Fornero.

 

“Il mondo è bello e santo è l’avvenir’’ inneggia il poeta nazionale che a quanti si dicono sovranisti dovrebbe essere particolarmente caro. Nel nuovo testo ci sono delle novità che confermano quali siano gli effettivi propositi del governo per il RdC: rendere al più presto operativa la fase 1, quella dell’erogazione dell’assegno, possibilmente prima delle elezioni europee. Ma anche questo obiettivo sembrerebbe problematico, per le difficoltà che Giggino Di Maio incontra nell’affiancare al prof. Pasquale Tridico un vicecommissario che ci capisca (Francesco Verbaro non ha ancora sciolto la riserva). Rimane scritta sull’acqua la fase 2, quella delle politiche attive e formative affidate ai centri per l’impiego allo scopo di determinare l’occupabilità del soggetto che ha sottoscritto i patti previsti. Non si capisce come saranno assunti i navigator, perché le regioni – che rivendicano la competenza in materia – non ci stanno a vederseli scodellare dal centro. L’operazione “Mississippi navigator’’ ricorda molto quella dei piani quinquennali ai tempi dell’Unione sovietica. Ci fu un tempo in cui si accorsero che per realizzare gli obiettivi occorreva un numero di ingegneri maggiore di quelli disponibili. Così laurearono, in una logica burocratica, alcune migliaia di ingegneri per corrispondenza. Questi “esperti inesperti’’ avranno un’altra gatta da pelare. Se non offriranno ai loro assistiti posti di lavoro con almeno 858 euro di stipendio mensile (il 10 per cento in più dei 780 euro canonici), questi potranno rifiutarli. In sostanza, i grillini sono riusciti a inserire di sghembo anche un salario minimo legale (Smig) all’interno del RdC. Non si rendono conto che il limite individuato porta a escludere pressoché tutte le occasioni di lavoro a part-time. Sempre nella disciplina del RdC hanno trovato il modo di discriminare gli stranieri. La Lega ha fatto approvare una norma in forza della quale gli stranieri extracomunitari che richiedono l’accesso al reddito di cittadinanza dovranno presentare una certificazione di reddito e patrimonio del nucleo familiare rilasciata dallo stato di provenienza, tradotta in italiano e legalizzata dall’Autorità consolare italiana. Le nuove regole non valgono per i rifugiati politici e per gli stranieri che provengono da paesi dai quali non è possibile ottenere la documentazione richiesta. Quali sono questi paesi “canaglia’’?

 

Nei prossimi tre mesi, il ministero del Lavoro stilerà la lista relativa. Così, gli immigrati che fossero interessati a chiedere il reddito di cittadinanza dovranno attendere – ulteriore cattiveria – il varo di tale elenco prima di presentare domanda. E’ un caso Lodi in grande. Nel comune lombardo, nell’autunno scorso, un nuovo regolamento stabiliva che, in aggiunta all’Isee, ai genitori stranieri fossero richieste anche le certificazioni riguardanti le proprietà immobiliari e mobiliari nel loro paese di origine. Questa corvée privò circa duecento bambini dei servizi scolastici agevolati. Si mobilitò l’opinione pubblica, furono organizzate raccolte di fondi e soprattutto venne presentato un ricorso alla magistratura che lo accolse considerando discriminatoria la delibera. Le forze politiche della maggioranza si divisero. Il caso Lodi – ora divenuto la regola – fu giudicato un esempio da seguire per la componente leghista, una stortura per i Cinque stelle. Da una parte Matteo Salvini parlava, al solito, di una “norma antifurbetti”; dall’altra, Luigi Di Maio affermava: “Questo stato sarà sempre dalla parte dei bambini”. Lo seguiva il presidente della Camera, Roberto Fico: “Chi crea discriminazioni chieda scusa’’. Altri tempi. Un ultimo aspetto rasenta la pochade. Se due coniugi si separano o divorziano dopo il 1° settembre 2018, al fine di accedere al reddito di cittadinanza, dovranno certificare di non risiedere più nella stessa casa con “apposito verbale della polizia municipale”. I vigili urbani eseguiranno controlli molto scrupolosi per verificare se gli ex coniugi dicono la verità. Pensare al vigile urbano che si reca al domicilio del divorziato (o della divorziata) la mattina presto, ispezionando con cura gli armadi e guardando se qualcuno si nasconde sotto il letto, è una scenetta che meriterebbe l’interpretazione del grande Totò.

Giuliano Cazzola