“Il governo si inventa ogni sorta d'impedimento per stoppare i cantieri”. Parla Bonaccini
Il governatore dell’Emilia Romagna: “La sinistra è rimasta a lungo ostaggio di un ambientalismo ideologico. Il M5s? Gente inadeguata”
Roma. Nel deserto di leadership del Pd c’è un comunista, anzi un ex comunista, che sopravvive ai cambi di segreteria e al mutare delle stagioni. La sua parola d’ordine è “fare”. Stefano Bonaccini si concede un pasto frugale a base di verdurine grigliate, non beve neanche un sorso d’acqua ma parla, parla, parla. “L’ho detto al presidente del Consiglio: l’Emilia Romagna non si accontenta. A noi la decrescita fa paura perché l’abbiamo vissuta, usciamo da una grave crisi economica che ha fatto chiudere diverse aziende, da un giorno all’altro la gente è rimasta senza lavoro e di persone felici ne abbiamo viste poche”.
Il 9 marzo, in piazza della Costituzione a Bologna, il presidente della regione riunirà il popolo del Sì, quello che vuole vedere sbloccati, e subito, il passante di Bologna, l’autostrada regionale cispadana e la bretella tra Campogalliano e Sassuolo. “Queste infrastrutture strategiche valgono tre miliardi di euro”, incalza Bonaccini. “Per troppo tempo la sinistra è rimasta ostaggio di un ambientalismo ideologico fondato sull’alternativa secca tra crescita e sostenibilità. Oggi non è più così, si è compreso finalmente che nel binomio ‘sviluppo sostenibile’ il sostantivo, senza l’aggettivo, cade. Non c’è sostenibilità senza sviluppo, non c’è sviluppo senza sostenibilità. Le opere in questione sono state già programmate, progettate, finanziate e autorizzate, eppure restano ferme: per il passante di Bologna il governo ha sospeso unilateralmente la Conferenza dei servizi in attesa di una sua ‘ridiscussione’ , così dice. La Cispadana, che collegherebbe la regione con il nord dell’Europa, rappresenta, da sola, un investimento da 1,3 miliardi: il governo, pur non avendo competenza in materia, si è dichiarato più volte contrario. La bretella tra Campogalliano e Sassuolo è strategica per il settore delle ceramiche modenesi, vale 506 milioni ma l’esecutivo ha fermato l’iter di approvazione. Se il governo procederà alla revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia, l’Emilia Romagna perderà investimenti per oltre due miliardi”.
La voce di Bonaccini sale di tono, la questione lo fa proprio imbestialire. “Siamo al paradosso che improbabili analisi costi-benefici non arrivano nel momento degli studi di fattibilità ma a progetti esecutivi approvati, a opere appaltate, a cantieri aperti. Questi signori non si rendono conto che, se l’economia cresce, le questioni ambientali si affrontano meglio: le infrastrutture non sono nemiche dell’ambiente, anzi. Per avere un ambiente più salubre e pulito la circolazione delle merci va spostata dalla gomma al ferro, dai centri urbani al di fuori degli abitati, dalle arterie ormai al collasso a nuove infrastrutture adeguate a un paese moderno”. Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli si è impegnato a fermare le “opere inutili”, il ministro dell’Interno Matteo Salvini invece sostiene che bisogna andare avanti. Al momento sembra prevalere la linea pentastellata. “Il mio interlocutore è il governo nella sua interezza, e questo governo ci sta mettendo i bastoni tra le ruote. S’inventano ogni sorta di impedimento per stoppare i cantieri. Chi si professa favorevole, come il ministro Salvini, non può scaricare le responsabilità sull’alleato grillino. Viviamo un momento delicato: dopo quindici trimestri con il segno positivo, l’Italia è in recessione tecnica, e se non si punta sugli investimenti, mi domando con quali strumenti il governo intenda scongiurare una nuova, pesante, crisi economica”.
Lei ha imboccato la via dell’autonomia differenziata, senza passare per il referendum, in una battaglia impopolare per un uomo di sinistra, schierato al fianco di due regioni leghiste, Veneto e Lombardia. “La nostra regione ha seguito le procedure costituzionalmente previste facendo risparmiare ai cittadini quasi venti milioni di soldi pubblici. Ci siamo assunti una responsabilità politica, come deve fare una classe dirigente. A me interessa risolvere i problemi per migliorare la vita delle persone, non m’importano le logiche di schieramento. Con i presidenti Luca Zaia e Attilio Fontana collaboriamo proficuamente. Io sono un pragmatico: se l’obiettivo è giusto si fa e basta”.
Su infrastrutture, Tav e crescita Pd e Lega hanno una visione comune. “La Lega è un avversario con un’idea di società che, su diverse questioni, coincide con la nostra. Il M5s invece è privo di visione, di collante politico, di idee. E’ nato e cresciuto sulla rabbia delle persone deluse dal centrosinistra e, segnatamente, dal Pd. A Roma hanno promosso una classe dirigente completamente inadeguata, non è un caso che persino Beppe Grillo non li sopporti più”. Insomma, meglio la Lega che i 5 stelle. “In politica non esistono nemici, solo avversari. Il centrosinistra deve riconquistare gli elettori grillini costruendo un campo di forze nuove con un’idea riformista e progressista della società. Il Pd, da solo, non basta”. La timeline del percorso autonomista naviga in acque, a dir poco, incerte. “Il governo prende tempo e rinvia perché al suo interno è spaccato tra due linee opposte. Va detto che la nostra richiesta differisce, in parte, da quella lombarda e veneta. Noi chiediamo quindici delle ventitré competenze possibili, mai abbiamo aperto il capitolo del residuo fiscale e non chiediamo un euro in più allo stato”. All’inizio, il suo partito non le ha dato ascolto. “Per oltre un anno ho agito in solitaria, il discorso del regionalismo differenziato era accolto con freddezza a largo del Nazareno. Adesso i pregiudizi sono caduti e la lista delle regioni interessate, anche meridionali, si è allungata. L’autonomia ‘per’, non ‘contro’, mira a offrire ai cittadini e alle imprese servizi migliori, procedimenti amministrativi più snelli, maggiore certezza nella programmazione di ambiti strategici. Tutto questo fa bene allo sviluppo e al pil”.
Lei proprio non subisce il fascino di Latouche. “Solo il lavoro dà dignità. L’Emilia Romagna è stata la prima regione, insieme alla Puglia, a corrispondere un reddito di solidarietà ai meno abbienti: nel 2018 abbiamo distribuito 33 milioni di euro a chi ne guadagna meno di seimila l’anno. L’assegnazione del sussidio è vincolata a un percorso di inserimento lavorativo. Negli ultimi cinque anni la disoccupazione regionale è calata dal 9 al 5,5 percento, quest’anno siamo, per la quarta volta consecutiva, la regione italiana con il tasso di crescita più elevato, per export procapite siamo davanti a Lombardia e Veneto. Da noi chi vuole un impiego lo trova, e se non riesce noi lo aiutiamo per il tempo necessario, senza elargire sussidi a pioggia. Ho sempre pensato che il dovere numero uno della politica è creare occupazione. Non è dignitoso per una mamma e un papà ricevere un’elemosina per restare con i figli davanti alla televisione. Al mattino i genitori devono uscire di casa e andare a lavorare”. Senta, presidente, non abbiamo parlato del Pd. “Dobbiamo per forza?”.