Il movimento europeo “dal basso” opposto al M5s. Parla Venzon di Volt
Un gruppo di amici, la reazione alla Brexit, una pagina Facebook, un congresso a Roma, il dialogo con Bonino e Calenda
Roma. Un movimento dal basso, ma non populista né sovranista. Un movimento che parte da internet (precisamente: dal computer di tre ragazzi, in tre paesi diversi) e dall’impegno volontario di persone non precedentemente impegnate in politica – un po’ come i Cinque stelle prima maniera, ma con agenda opposta a quella dei Cinque stelle – e nessuna chiusura verso l’esterno né confine all’interno: Volt, infatti, il movimento in questione che si riunirà in “congresso” internazionale a Roma, all’Auditorium del Massimo, il 23 e 24 marzo, cercherà di presentarsi alle Europee in tutto il continente, anche fuori dai confini della Ue, e si annuncia non soltanto “paneuropeista” ma del tutto pragmatico (motto: “Non ci fermiamo alle ideologie, troviamo soluzioni” per “servire i cittadini”, “creare opportunità” e “sconfiggere le ingiustizie”. Parole d’ordine: innovazione, efficienza, pari opportunità, libertà, sostenibilità, diritti umani).
“Siamo nati per reazione istintiva alla Brexit”, racconta Andrea Venzon, ventisettenne cofondatore di Volt (foto sopra) con Colombe Caheh-Salvador, francese, e Damian Boeselanger, tedesco. Laureato in Economia Aziendale, un master alla London Business School, studi di Public Administration alla Columbia University, Andrea, nel 2016, al momento del referendum Brexit, stava meditando di trasferirsi in Gran Bretagna con Colombe, cofondatrice di Volt e sua ragazza. Il “che fare?” (e lo sgomento iniziale) di fronte al responso delle urne inglesi si è presto trasformato in un’idea: e se affrontassimo un problema privato non soltanto nostro con un’iniziativa pubblica? Venzon non aveva mai fatto politica, lavorava in un’azienda, ma a quel punto il primo passo, almeno nella volontà, era stato fatto.
Il secondo viene qualche mese dopo, il 29 marzo 2017, quando i tre fondatori aprono una pagina Facebook e un sito internet. Il primo giorno, racconta oggi Venzon, già si contavano sei-settecento iscritti. Non c’era, all’inizio, un luogo fisico (poi è stato aperto un ufficio in coworking a Bruxelles). C’era soprattutto un gruppo di amici, allargatosi poi a macchia d’olio fino a trascendere i confini della Ue (ci sono anche un Volt in Norvegia e un Volt in Svizzera). La sfida, dice Venzon, “era lanciare l’idea di un rafforzamento della Ue” proprio nel momento in cui le spinte centrifughe si facevano sentire, e l’ipotesi di un miglioramento di alcuni meccanismi di funzionamento dell’Unione, proprio a partire dai paesi che hanno conosciuto grandi ondate migratorie. Nel giro di due anni, gli iscritti sono diventati circa 20 mila e Volt è presente in 31 paesi. Non dappertutto sarà possibile presentarsi alle Europee di maggio, prima “occasione elettorale”, spiega il fondatore, visti gli obblighi preventivi di raccolta firme e le soglie, diverse a seconda del paese, ma dappertutto si cercherà di espandersi in vista di future battaglie. Si punterà sui temi “investimenti, crescita, lavoro”, partendo dalla riforma del sistema scolastico (per Volt Italia, “fermo agli anni Cinquanta” del Novecento).
Ma Volt non è solo, sulla scena del contrasto al sovranismo-populismo: a livello nazionale, a parte il Pd a forte impronta europeista, con il neosegretario Nicola Zingaretti che annuncia impegno “unitario”; c’è il Manifesto di Carlo Calenda e c’è + Europa. Venzon ribadisce la non chiusura: “Siamo pronti a collaborare, stiamo già collaborando. Calenda è venuto al nostro congresso italiano a Firenze, Emma Bonino sarà al congresso europeo di Roma”. Sul palco della manifestazione, il 23 e il 24, saliranno tutti i candidati dei vari paesi, e si lavorerà per gruppi tematici: Europa, Economia, Innovazione, Migrazioni e Sostenibilità.