I funzionari di polizia manifestano contro Salvini: “Ci ignora”
Il commissario Limongelli ci spiega le ragioni di una impasse burocratica, le colpe dei precedenti e quelle di questo governo
Roma. Matteo Salvini, proprio quel il ministro dell’Interno che per mostrare la sua vicinanza alle forze di Polizia ostenta in continuazione le loro divise, sta per diventare anche il primo ministro dell’Interno contro cui i funzionari di Polizia convocano un sit-in. “Per la prima volta nella storia del paese il 27 marzo prossimo scenderemo in strada a manifestare”, annuncia al Foglio Antonio Limongelli, commissario della Polizia di stato presso il commissariato di Bitonto e coordinatore di 1.500 funzionari riuniti in un comitato spontaneo dei funzionari di Polizia: “Tra noi ci chiamiamo gli Invisibili. Perché è come se non esistessimo. Davanti a noi, un muro di gomma”.
Va detto che la situazione per cui i funzionari manifestano non l’ha creata Salvini. Ma è l’attuale esecutivo che ha esasperato il comitato, per essersi rifiutato di riceverlo. All’origine c’è la legge che nel 1981 istituisce la figura dell’ispettore. “Era un momento particolare”, ci spiega Limongelli. “Il terrorismo non poteva ancora dirsi debellato, c’era bisogno di una figura investigativa particolare, che potesse dare qualcosa di più rispetto alle indagini tradizionali. Una punta di diamante della Polizia di stato, ispirata al modello americano, e selezionata con un concorso estremamente selettivo per diplomati. Eravamo collocati tra ufficiali e sottufficiali, ma forse alla dirigenza davamo fastidio perché rappresentavamo un’anima troppo libera. Gente che investigava sul serio, non che si perdeva nei compiti burocratici. Nel 1995 hanno dunque appiattito questo ruolo, retrocedendoci a sottufficiali. Non so se lo hanno fatto apposta o per sbaglio”. Di qui l’inizio dell’odissea. “Nel 2000, rendendosi conto dell’errore fatto, il legislatore ha fatto una legge che ha riservato un ruolo speciale alla Polizia di stato: lo stesso che le altre forze di polizia avevano avuto nel 1995. Ma il nostro ministero, non abbiamo capito perché, non ha mai voluto riempire i posti vacanti. Nel 2006 Prodi sterilizzò la legge: ma non quell’articolo 25 che prevedeva concorsi per gli anni 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005. Ma non sono mai stati fatti. Nel 2014 ci riuniamo in Comitato, facciamo un primo ricorso, lo vinciamo. Il giudice dice che entro 90 giorni il concorso va bandito, perché è stata elusa una legge, mentre venivano in continuazione banditi concorsi per esterni. Poi è intervenuta la legge Madia, che ha deciso l’eliminazione delle sperequazioni esistenti tra le diverse forze di polizia sia civili sia militari, al fine di esperire una equiordinazione dei ruoli e delle carriere. Di nuovo, la legge ha stabilito di fare concorsi. E’ stato perso un anno e mezzo, fino al dicembre 2017. Ma la nomina ce l’hanno comunque data nel 2018: da vicecommissario. Alle soglie della pensione, nessuno di noi ha i sei anni di tempo necessari a diventare Commissari Capi, mentre a un ragazzo che fa il concorso esterno dopo due anni di corso lo fanno Commissario Capo al primo giorno utile di servizio. Come dire: vi diamo il titolo di commissario ma non i soldi, e toglietevi di torno! La prima sezione del Tar Abruzzo ha riconosciuto per la seconda volta che ci sono delle incongruenze costituzionali nei nostri confronti e ha ammesso un ricorso che è finito alla Corte costituzionale”.
Via social gli interessati si sono riuniti nel comitato che ha fatto i ricorsi e ha poi chiesto di essere ricevuto dal ministro, anche perché la Lega si era mostrata ricettiva nei confronti dei funzionari. “Gli abbiamo scritto se voleva incontrarci. Niente! Allora abbiamo scritto anche al sottosegretario, l’onorevole Molteni. Non ha risposto. Non è che ci hanno chiamato per dirci non abbiamo tempo per ricevervi: non ci hanno proprio risposto. Abbiamo allora anche scritto al senatore della Lega Arrigoni,questore del Senato. Niente. Allora abbiamo chiesto alla questura di Roma di poter fare un sit-in davanti al Viminale. Ci hanno detto che davanti al Viminale è vietato, per ordinanze varie. Andremo allora a Largo dell’Esquilino, che è vicino. Dalle 16 alle 19,30”.