Una Tav nell'occhio
Un sondaggio Swg dice che gli elettori M5s sono per la Torino-Lione. La via d’uscita di Di Maio è nei fondi Ue
Roma. Un sondaggio riservato di Swg per il Movimento cinque stelle, risalente a metà gennaio, complica da mesi la vita di Luigi Di Maio e del suo movimento, che il 26 maggio correrà – in parallelo alle europee – anche alle regionali del Piemonte: la maggioranza degli elettori piemontesi del M5s, secondo questo sondaggio fin qui tenuto nel cassetto, è a favore della Tav. Un risultato che, si lascia sfuggire un cinque stelle di governo, “secondo il nostro staff della comunicazione sarebbe confermato anche da un sondaggio più recente e nazionale di Demopolis”. E’ questa la ragione per la quale il capo politico del Movimento, e vicepremier, non parla più in pubblico della grande opera. Quando Di Maio è andato in visita a Torino per l’ultima volta, lo scorso 4 marzo, aveva addirittura evitato di incontrare sia i consiglieri comunali grillini scatenati sia i rappresentanti del movimento No Tav che pure avevano chiesto di essere ascoltati. Lo stato di fluida ambiguità mantenuto nei confronti dell’alta velocità Torino-Lione è dunque una necessità politica.
Necessità in realtà condivisa con Matteo Salvini e con la Lega, che secondo tutti i sondaggi potrebbe vincere anche in Piemonte battendo Sergio Chiamparino e il centrosinistra. Il governo, com’è noto, ha trovato il modo di rinviare la scelta sulla Tav a dopo le elezioni europee e piemontesi. E ieri è arrivata, non inattesa, la via d’uscita che forse permetterà al M5s la clamorosa – ma pure inevitabile – capriola sulla Tav: i finanziamenti europei per la costruzione del corridoio ferroviario saliranno infatti fino a coprire la metà dei costi totali per la realizzazione dell’opera. La disponibilità dell’Unione europea ad aumentare dal 40 per cento al 50 per cento il cofinanziamento non riguarda solo il tunnel di base della Torino-Lione, ma anche le tratte nazionali cosiddette “di avvicinamento”. E questo cambia tutto, perché il denaro europeo ora permetterà di abbassare la spesa fin qui preventivata dall’Italia per il completamento della tratta nazionale. Dunque la famosa “analisi costi-benefici” promossa dal M5s e dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, cioè lo strumento con il quale una parte del M5s ha fin qui potuto giustificare la sua contrarietà al corridoio ferroviario, perde di senso. Ammesso fosse mai stata attendibile, ora l’analisi è certamente sbagliata. Da rivedere. Con uno sguardo ai sondaggi che confermano l’indicibile: gli elettori grillini non sono in maggioranza dei No Tav. E infatti Di Maio tace.