Nicola Zingaretti presso la sede dei Moderati a Torino (Foto LaPresse)

Zingaretti non si preoccupa del M5s in risalita, Renzi punta su Firenze

Il segretario del Pd vuole presentare il suo partito come una forza stabile ma non intende fare concessioni ai transfughi 

Al Nazareno, in vista delle elezioni europee, i sondaggi vengono compulsati quasi quotidianamente. E all’inizio ha destato qualche preoccupazione l’inversione di tendenza registrata dai 5 stelle, che hanno smesso di perdere consensi e che anzi stanno risalendo la china. Ma dopo gli iniziali timori, Nicola Zingaretti ha deciso di non farsi condizionare dall’andamento elettorale dei grillini. Il segretario si è convinto che Di Maio e soci non potranno arrivare fino al 26 maggio polemizzando continuamente con i loro alleati. E comunque, se anche dovessero andare avanti in questo scontro permanente, al Pd alla fine potrebbe anche convenire. L’obiettivo di Zingaretti, infatti, è quello di presentare il suo partito come una forza credibile, affidabile, stabile (ed è con questa idea in mente che oggi vedrà i vertici di Confindustria e le imprese). Insomma, una forza che rappresenta veramente un’alternativa possibile a questo governo. Perciò il segretario ci tiene a non rincorrere i grillini sul terreno delle polemiche. Tra l’altro è convinto che l’atteggiamento di Di Maio, di contrapposizione con Salvini, potrà servire a recuperare qualche astenuto del Movimento 5 stelle ma non a riprendersi l’elettorato che proveniva dal Pd.

    

Di Maio deve aver avvertito il pericolo che comporta il fatto di far assumere al M5s un profilo solo di lotta e molto poco di governo. Non per caso, ieri ha pubblicato una sua lettera sul Corriere della Sera in cui cerca di darsi il tono dello statista e di tendere la mano all’alleato leghista.


Nella strategia zingarettiana di dare del Pd l’immagine di una forza affidabile e seria rientra anche la soluzione che il segretario ha voluto dare al problema dei rapporti con i transfughi. Nessun accordo politico, come verrà poi sancito giovedì prossimo dalla direzione del Partito democratico: se Mdp vorrà candidare nelle liste del Pd esponenti a loro vicini il Nazareno è pronto a farlo (purché siano nomi per noi accettabili, sottolineano i Dem), ma niente di più. La lista e il simbolo restano quelli. Nessuno, in questo modo, potrà dire che il Pd è tornato all’antico e ha rispolverato la vecchia immagine di sinistra.

        

E nella Direzione di giovedì verrano finalmente votate anche le liste. Manca ancora qualche tassello però il Pd è in dirittura d’arrivo. La casella del capolista nella circoscrizione del sud è stata occupata ieri da Franco Roberti, ex procuratore nazionale anti mafia. Zingaretti ha a lungo corteggiato per quel ruolo anche l’ex vicepresidente del Csm Legnini e anche il medico di Lampedusa Pietro Bartolo. E sempre a proposito delle europee: a quanto pare verrà ricandidato Paolo De Castro, che pure aveva fatto un passo indietro. Ma questo potrebbe mettere a rischio la ricandidatura di un’altra uscente: Alessandra Moretti.


E i renziani? Che cosa fanno nel frattempo? Si sono buttati a capofitto nelle elezioni comunali di Firenze. Il capoluogo della Toscana sembra essere diventato la loro Stalingrado. Ma perché? Perché il timore è quello di non farcela al primo turno. Se così fosse al ballottaggio, in nome dell’anti renzismo che li accomuna, Lega e 5 stelle potrebbero unire le loro forze e provare a espugnare Firenze.

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