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E l'Italia dov'è?

Le priorità del governo stanno cancellando Roma dalla scena mondiale

A un osservatore esterno, anche al più distratto, viene da domandarsi: “E l’Italia dov’è?”. Si osservano le foto di famiglia, si contano le presenze, e l’Italia dov’è? Non c’è nemmeno nelle photo opportunity. E’ lontana, isolata. Oggi a Bruxelles ci sarà un incontro ristretto prima del Consiglio europeo straordinario sulla Brexit. E’ stato richiesto dal primo ministro belga Charles Michel che ha invitato Germania, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca a vedersi in un mini summit per parlare dei rischi di un’eventuale Brexit senza accordo. Sono i paesi più a rischio nel caso di un eventuale no deal, ma l’Italia lì non ci sarà, è ormai lontana dai centri decisionali. Forse non ci sarà neppure Angela Merkel, ha avvisato che per un intervento al Bundestag potrebbe non riuscire ad arrivare in tempo, ma la premier britannica Theresa May è volata ieri a Berlino per incontrarla e poi subito dopo a Parigi per incontrare l’intransigente Emmanuel Macron. Nessuno chiede un incontro con l’Italia. Nel balletto diplomatico sulla Brexit Roma non c’è. Come non c’è in un’importante foto di famiglia, quella di sabato scorso con ministri degli Esteri del G7 detto “dei multilateralisti”, twittata con orgoglio dal ministro degli Esteri canadese Chrystia Freeland: “Molte delle maggiori sfide odierne sono globali e possono essere risolte solo quando lavoriamo insieme. Ecco perché il Canada lavora con i suoi amici tedeschi, francesi e giapponesi”. Non con gli italiani, scomparsi, a quanto pare dalla scena internazionale. Non c’è in Libia dove ha già perso il suo ruolo da punto di riferimento.

 

Il governo italiano ha fatto delle scelte, ha designato una lista di priorità, di amicizie e di alleanze periclitanti. Ieri Donald Trump ha minacciato nuovi dazi fino a undici miliardi di dollari contro prodotti europei, anche e soprattutto contro quelli italiani come prosecco e pecorino, quelli dell’amico “Giuseppi”. L’Italia ha ha scelto di combattere l’Ue e le istituzioni sovranazionali, senza trovare alternative se non grandi network ideologici che al primo guaio si dissolvono e così scivola via dalla scena mondiale ed economicamente è sempre più debole.