Il detective Morra

Il presidente dell’Antimafia, quelle registrazioni in casa sua e le nomine sospette. Onestà à la grillina

Roma. Questi, dunque, i fatti. Il 15 febbraio 2018, a pochi giorni dalle elezioni politiche che lo riconfermeranno portavoce del M5s a Palazzo Madama, il senatore Nicola Morra invita a casa sua nel centro di Cosenza, dopo averlo più volte incontrato, Giuseppe Cirò, capo segreteria del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto e già “sottoposto a indagini a seguito di un esposto nei suoi confronti” fatto dal sindaco stesso, per una questione di rimborsi gonfiati. Cirò non lo sa, ma Morra registra tutto l’incontro: “Oltre un’ora e mezza di conversazione, chiesta da Morra, che sapeva dell’indagine a carico di Cirò, con la scusa di acquisire dei documenti che in realtà lui già aveva”, dice Jole Santelli, deputata di Forza Italia che ieri ha raccontato tutta la vicenda, annunciando una interrogazione al governo. “Morra, cinque giorni dopo, alle dieci di sera, in un orario un po’ insolito, va dalla Guardia di Finanza a cui consegna la registrazione che all’indomani porterà la magistratura a fare nuove inchieste”.

 

Ma non è tutto. Perché in realtà, quel che più inquieta di questa storia, è il seguito. Rieletto al Senato, nove mesi dopo questi fatti, Morra viene eletto presidente della commissione parlamentare Antimafia. E di lì a poco sceglie, come suoi collaboratori, Domenico Portella e Marisa Manzini. Il primo è il maresciallo della Guardia di Finanza che si è occupato della vicenda, e che la sera del 20 febbraio 2018 partecipò alla stesura del verbale che raccoglieva la testimonianza di Morra; la seconda è il procuratore aggiunto di Cosenza che all’alba del 21 febbraio ha disposto la trascrizione del contenuto del dvd consegnato da Morra ai finanzieri, quello con la registrazione della conversazione avuta con Cirò. Il maresciallo Portella diventa membro della segreteria della commissione Antimafia; il magistrato Manzini – “negli ultimi tempi”, denuncia FI, “stranamente assegnataria di quasi tutti i procedimenti derivanti da esposti fatti da Morra” – diventa consulente della stessa commissione. Non basta. Perché in questa storia compare anche Gustavo Ceccarelli, già candidato a sindaco di Cosenza per il M5s e presente pure lui all’incontro tra Cirò e Morra a casa di quest’ultimo, che dichiara alla polizia giudiziaria che prima della consegna del famigerato dvd alla Guardia di Finanza, Morra gli avrebbe riferito “che avrebbe parlato con la dottoressa Manzini, per esporgli le circostanze oggetto di discussione con Cirò”.

 

Tutto andrà chiarito, innanzitutto in sede parlamentare. Ma intanto pare emergere, con chiarezza, un fatto: che Nicola Morra, prima ancora di essere un fautore dell’introduzione della figura dell’agente provocatore, si comportava egli stesso come un aspirante agente provocatore. Forse, chissà, il suo era una specie di progetto pilota o una sperimentazione dello Spazzacorrotti. Prima di diventare, ovviamente, presidente della commissione Antimafia.