Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz (foto LaPresse)

Evviva i sovranisti europei (che dicono la verità sull'Italia)

Claudio Cerasa

Bocciati sull’economia, presi in giro sui migranti. La sfilata milanese di Salvini è un manifesto dell’impotenza populista

Il raduno di oggi a Milano dell’internazionale dei sovranisti europei potrebbe essere un’occasione ghiotta per Matteo Salvini: per ascoltare non solo quello che i colleghi nazionalisti dicono sull’Europa ma anche quello che i colleghi nazionalisti dicono sull’Italia. La ragione per cui non capiterà che il leader della Lega chieda ai suoi compagni di avventura di esprimere un qualche giudizio sullo stato di salute del nostro paese non è legata alla distrazione del Capitano, ma al fatto che il ministro dell’Interno sa che il governo di cui fa parte viene considerato anche dai sovranisti la pecora nera dell’Europa.

 

Su molte cose, sull’Europa, sull’euro, sui migranti, sulla globalizzazione, sul protezionismo, i sovranisti raccontano fesserie. Ma c’è un punto sul quale buona parte degli alleati e degli amici di Salvini ha dimostrato di non aver paura a raccontare la verità. E quel punto riguarda un tema che in teoria dovrebbe stare a cuore al leader della Lega: le condizioni dell’Italia, la sua traiettoria, il suo futuro economico. E quando parlano d’Italia, i sovranisti europei, purtroppo per l’Italia, spesso ci azzeccano. Il caso più recente lo abbiamo registrato due giorni fa, quando lo splendido ministro delle Finanze austriaco Hartwig Löger, alla guida di un governo di cui fa parte anche un partito invitato oggi in piazza da Salvini, l’Fpö, ha trasmesso una nota alla vigilia dell’Eurogruppo per commentare proprio le parole con cui Salvini ha annunciato di essere pronto a sforare la regola del tre per cento e di essere pronto ad arrivare fino al 130-140 per cento del debito: “Noi non siamo pronti a pagare per i debiti dell’Italia. Spingendo in modo deliberato la spirale del debito italiano, non si può più escludere che l’Italia diventi una seconda Grecia”.

 

Fino a che lo dice il Fondo monetario internazionale, Salvini può avere buon gioco a convincere i suoi elettori sul fatto che ci siano i famigerati poteri forti pronti a gufare sul futuro del paese. Ma se a ricordare l’ovvio, ovvero che un paese molto indebitato, che non si preoccupa del suo debito e che non trova un modo per tornare a crescere, corre il rischio concreto di avvicinarsi a una crisi finanziaria è un tuo alleato, come la mettiamo? Vale quando si parla degli amici austriaci ma vale anche quando si parla di altri cari amici come quelli tedeschi. L’AfD è un partito xenofobo, estremista e anti europeista, che in Europa è alleato con il M5s (ops) e che oggi sarà in piazza a Milano con i compagni di avventura della Lega. In teoria dovrebbe essere un partito amico dell’Italia. Eppure quando si trattò di parlare della legge di Stabilità fatta dal governo sovranista il suo presidente, Alice Weidel analizzò con buona lucidità la manovra di Salvini e Di Maio: “La folle manovra degli italiani è a spese della Germania: perché dobbiamo pagare noi per i ricchi italiani? La combinazione tra riforma delle pensioni, reddito di cittadinanza e flat tax costituisce un atto di beneficenza da stato sociale che altri paesi membri non osano neanche sognare”.

 

Chiaro, onesto. Così come onesto è stato l’altro grande amicone di Salvini, il premier ungherese Viktor Orbán, che da mesi, ogni volta che ne ha la possibilità, ricorda di non avere alcuna intenzione di aiutare l’Italia a risolvere il problema per cui Salvini è stato eletto: governare l’immigrazione meglio che in passato. E che cosa dice Orbán? Dice di non avere alcuna intenzione di lavorare a una migliore redistribuzione dei migranti in Europa (l’Ungheria amica di Salvini ha accolto zero rifugiati negli ultimi quattro anni) e di non avere alcuna intenzione di riformare il trattato di Dublino e togliere all’Italia l’incombenza di avere, in quanto paese di primo approdo, l’onere dell’accoglienza di tutti i migranti che arrivano sul suo territorio. A guardarla in modo superficiale, dunque, la sfilata dell’internazionale sovranista di oggi darà l’idea di avere a che fare con un fronte compatto di nazionalisti pronto a cambiare il volto dell’Europa. A guardarla in modo meno superficiale, la sfilata ci ricorderà quali sono tutte le pericolose contraddizioni incarnate dal sovranismo in versione salviniana. Primo: essere irrilevante nel prossimo Parlamento europeo, pur avendo buone probabilità di essere il partito con più deputati. Secondo: essere considerato punto di riferimento dei sovranisti, che però allo stesso tempo sbertucciano il governo di cui Salvini è alla guida. Terzo: essere alla guida di un’internazionale sovranista che più avrà successo e meno farà gli interessi dell’Italia. La verità sull’Italia la dicono i sovranisti europei. E per una volta forse bisognerebbe ascoltarli.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.