Radio Radicale deve morire. E anche la comunità scientifica rimarrà senza voce
Bocciati tutti gli emendamenti che chiedevano la proroga della convenzione. Ora l'ultima speranza è legata ai ricorsi. Simi e Bucci spiegano perché Radio Radicale è fondamentale per chi si occupa di scienza e conoscenza
Sta per passare “l'ultimo treno” per Radio Radicale. Questa mattina sono stati bocciati gli emendamenti al decreto Crescita in commissioni Bilancio e Finanze della Camera per salvare l'emittente. Sono stati ritenuti inammissibili quelli presentati dai gruppi d'opposizione e non è passato nemmeno quello della Lega a firma Massimiliano Capitanio, che avrebbe consentito una proroga di sei mesi della convenzione, con una copertura di 3,5 milioni. Lega, Pd e FdI hanno annunciato di aver presentato ricorso. Entro le 19 verrà resa nota la decisione dei presidenti. “È il primo giorno senza la convenzione con il Mise per la trasmissione delle sedute del Parlamento, che è scaduta ieri”, ha detto il direttore di Radio Radicale, Alessio Falconio, in conferenza stampa. Falconio ha ricordato che anche l'Agcom ha inviato al governo una segnalazione urgente per formulare alcune osservazioni e proposte di intervento. L'Autorità garante per le comunicazioni ha auspicato che l'affidamento di una rete radiofonica dedicata ai lavori parlamentari sia messa a bando – come per altro ha più volte chiesto la stessa Radio Radicale, senza che i governi intervenissero, dal 1994 a oggi–. Ma “al fine di assicurare la continuità di un servizio di interesse generale”, l'Agcom chiedeva che il governo prorogasse “l'attuale convenzione, quanto meno fino al completamento della definizione dei criteri e delle procedure di assegnazione”, senza interrompere il servizio pubblico.
In collegamento c'era anche il deputato pd Roberto Giachetti, ricoverato in ospedale a seguito dello sciopero della sete e della fame per protesta contro il mancato rinnovo. “Ho grande fiducia nei confronti di tutti coloro che hanno la possibilità di salvare Radio Radicale”, ha detto. “La decisione di oggi in Commissione è stata quella che è stata. Ora rimane accesa la speranza dei ricorsi, che sono la precondizione affinché la prossima settimana ci sia un dibattito parlamentare e una decisione che conceda la proroga. Poi si potrà discutere di una gara o di un eventuale rapporto con Rai. Ma serve una proroga di alcuni mesi. Ora è tutto in mano ai presidenti delle commissioni Bilancio, Carla Ruocco, e Finanze, Claudio Borghi. Rivolgo loro un appello perché consentano che questa fiammella rimasta accesa possa durare fino alla prossima settimana e poi essere consegnata alla decisione libera di ciascun parlamentare”.
Giulia Simi, docente di algebra presso il dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e Scienze Matematiche dell'Università degli studi di Siena, nelle scorse settimane è stata la promotrice di un appello di scienziati e accademici al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “In questi anni Radio Radicale ha costituito un grande archivio audiovisivo”, si legge nell'istanza: “più di 250 mila registrazioni, tra cui oltre 19 mila sedute dal parlamento, 6.700 processi giudiziari, 19.300 interviste e 4.400 convegni. È stata la prima Radio nel mondo che ha deciso di essere Università popolare, e mai come oggi abbiamo bisogno di conoscenza e cultura per non essere sommersi da troppa informazione, per di più mescolata tra il vero e il falso, che appare come un fatto voluto, uno strumento usato dalle nuove forme di autoritarismo per affermarsi”.
“Nella cultura scientifica, dalla quale provengo, è fondamentale 'conoscere per deliberare'“, come recita un famoso slogan di Radio Radicale, dice Simi al Foglio. “Anche la scienza ha bisogno di dibattito, di conoscenza, anche per superare la paura delle sue applicazioni tecniche. Il complottismo, che va forte di questi tempi, tende a dare risposte semplici a problemi che ancora l'umanità non si sa spiegare. Avere tempo per capire è invece la base della democrazia. Le battaglie sulla salute, sull'economia, sul lavoro, sulla democrazia partono dalla conoscenza. Per questo Radio Radicale è fondamentale”.
“Io ho imparato una cosa da Marco Pannella”, continua Simi: “Non arrendersi e lottare fino alla fine, anche nel momento in cui sembra che le cose non vadano nel verso giusto. Spero che in qualche modo Borghi e Ruocco capiscano che forse è il momento di fare un passo indietro. Anche considerando le opinioni del mondo accademico, degli scienziati, dei politici di diversi e opposti schieramenti, che in Radio Radicale hanno trovato uno spazio per le proprie opinioni”.
Anche Enrico Bucci, professore di Biologia dei Sistemi alla Temple University di Philadelphia, uno dei firmatari dell'appello, dice al Foglio che il segnale che arriva oggi dalle Commissioni “è particolarmente preoccupante, soprattutto per il modo in cui è stato mandato. Va bene pensare a una revisione dei costi, ma è sbagliato gioire per la chiusura dell'emittente. Non esiste nessun altro luogo dove i temi di interesse scientifico hanno sede. Oltre all'aspetto documentale, alle dirette delle sedute del Parlamento (che nonostante il famoso “apriscatole” grillino ora rimarrà schermato) e quelle dei processi, rimarrà senza voce anche la comunità scientifica. Non sono particolarmente affezionato ai Radicali e sono d'accordo con una razionalizzazione dei costi ma pretendo che in mancanza di qualunque altro canale rimanga vivo uno spazio che dedica a scienziati e ricercatori più di due minuti di intervento. Né si può chiedere loro di auto organizzarsi per farlo. Radio Radicale costringeva la comunità scientifica a venire a patti con il pubblico: non faceva divulgazione ma spiegava fatti e argomenti scientifici alla luce delle migliori evidenze disponibili, su questioni di interesse pubblico. Penso a temi come il fine vita, le staminali, la Xylella, i vaccini. Ci si chiede poi che fine farà l’archivio, chi lo gestirà, con quali investimenti, e soprattutto che senso ha mantenere un archivio morto invece che uno in costante evoluzione. È una perdita che va al di là del numero di ascoltatori perché Radio Radicale fa informazione rivelante nel dibattito pubblico, nel quale manca la voce della scienza”.