Luigi Di Maio (foto LaPresse)

Altro che lavoro sicuro e stabile, caro Di Maio

L’Osservatorio sul precariato Inps pone dubbi sugli effetti del decreto Dignità

L'economica italiana è ferma, oscillante tra lo 0 e lo “0 virgola” di crescita del pil. Il governo, forse, se ne preoccuperà dopo il voto di domenica sperando che le elezioni non rendano ancora più insopportabile la convivenza fra Lega e M5s. Nel frattempo, però, i numeri continuano a descrivere una situazione di profonda crisi. Oggi a far discutere sono i dati dell'Inps secondo cui, ad aprile, il numero di ore di cassa integrazione straordinaria autorizzate è stato pari a 17,9 milioni (di cui 4,3 milioni per solidarietà). Una crescita del 78,1 per cento rispetto allo stesso mese del 2018 e del 79,3 per cento rispetto al mese precedente. 

 

Ma c'è un altro dato che in pochi hanno notato. Sempre oggi, infatti, l'Istituto ha pubblicato il suo Osservatorio sul Precariato. I numeri sono riferiti al primo trimestre 2019. Ebbene a marzo il numero di assunzioni a tempo indeterminato, rispetto allo stesso mese del 2018, non è cresciuto (104.677 lo scorso anno, 103.218 oggi). Contemporaneamente, però, sono cresciute di 14 mila unità le trasformazioni da determinato a indeterminato. Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt, analizzando i dati, solleva una questione molto semplice: che fine fanno i lavoratori a cui scade il contratto a termine?

 

 

Qualcuno azzarda delle ipotesi di risposta: la prima è che possano aver scelto la strada della partita Iva (dati del ministero dell'Economia certificano un aumento del 7,9 per cento nel primo trimestre 2019); altri ipotizzano che possano aver fatto richiesta per ottenere il reddito di cittadinanza; altri ancora, invece, parlano di lavoro nero. In ogni caso quanto di più lontano dal lavoro “sicuro e stabile” che il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio diceva di voler creare con il decreto Dignità promettendo di trasformare i contratti a termine, in toto o quasi, in indeterminati.

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