Voglio votare chi voglio
Sì: la preferenza di genere contrasta con estro individuale, cognizioni psico-storiche e la libera volontà dell’elettore
Se domenica l’elettore voglia scrivere tre nomi di preferenza che preferisce, ovvio, puro Totò linguistico, deve stare attento perché le preferenze sono tutte eguali, ma alcune sono più eguali delle altre, come i maiali di Orwell. Ove non stia attento all’equilibrio di genere, l’elettore vedrà annullate due delle sue tre preferenze. E’ questa la ragione per la quale esprimeremo, come si dice, una sola preferenza, maschile o femminile lo vedremo all’atto pratico, dopo ampia e matura riflessione e sempre avendo fiducia nella giustizia. Abbiamo visto come molti un video in cui la giornalista Monica Setta e la criminologa Roberta Bruzzone danno il peggio del genere umano al femminile in tv: quando si dice, uno spettacolino di genere, un Bvideo. Ma non c’entra. Perché rammentiamo Golda Meir, Sirimavo Bandaranaike, Indira Gandhi, Margaret Thatcher, Angela Merkel e anche la cara Theresa May: le rammentiamo con amore, con ardore e sempre con piena ammirazione. Pensiamo anche al vecchio Cav. come a colui che meglio ha impersonato, nonostante il suo evidente maschilismo, l’ideale di un mite governo liberale e riformatore come solo una donna sarebbe capace di interpretare e dirigere a buon fine: ricordiamo quando disse, e si comportò di conseguenza sistemando i limoni ai Magazzini del Cotone e risolvendo per tre giorni l’annoso problema dei panni stesi ad asciugare dai balconi al G7 di Genova, il suo secondo G7, che si comportava da brava “padrona di casa”. E abbiamo sempre pensato in cuor nostro che Renzi era ed è un fichissimo, ma se al suo posto ci fosse stata Agnese Landini, con la sua sovrana alterigia e sprezzatura, il paese che amiamo si sarebbe risparmiato il 4 marzo del 2018, data douteuse della nostra storia repubblicana.
Fin da piccoli/e costituzionalisti/e ci era stato spiegato da anziani/e costituzionalisti/e che il voto è libero e segreto. Libero vuol dire libero, per il segreto ci perderanno o ci hanno già perso i selfie. Ma è libero un voto che ti venga eventualmente annullato ex post sulla base di un’ideologia o pregiudizio di genere? Evidentemente no. E’ un poco come la raccolta differenziata, e noi siamo contrari alla raccolta differenziata, anche se ci sottomettiamo entro certi limiti per rispetto delle convenzioni. Sottometterci nel caso del voto alla “persona”, concetto che non è di genere, che è figura asessuata in relazione al nostro diritto a sceglierla, è più penoso, è umiliante. Ci irrita che qualcuno per legge entri nella nostra coscienza e decida che non abbiamo fatto abbastanza la differenziata alle elezioni, cancellando la nostra scelta alla persona. Noi crediamo di sapere quanto di sapienza femminile può esserci in un candidato maschio, o presumiamo di saperlo con la stessa approssimazione che ci induce a scegliere, invece, una candidata femmina capace di facoltà anche maschili. E poi ci sono decisive sfumature transgenere, lo sappiamo tutti, in un mondo unisex e Lgbtq. La preferenza di genere contrasta con l’estro individuale, le abitudini, le cognizioni psico-storiche e la libera volontà dell’elettore. E’ la legge, d’accordo, ma è l’aspetto intrusivo e pacchiano della legge. Dunque: una sola preferenza, incancellabile e secondo il tuo gusto personale, è meglio di tre preferenze a disposizione di una legge di genere insana.