Di Maio se la prende con l'astensionismo: "E con la Lega non cambia nulla"
Il vicepremier del M5s ammette che "il voto è andato male". E sulle sue dimissioni nega tutto: "Nessuno, né Grillo né Casaleggio, ha chiesto la mia testa"
Dopo la batosta elettorale, Luigi Di Maio decide di presentarsi ai cronisti e, con un volto tirato mascherato da qualche sorriso di circostanza, prova a spiegare i motivi della sconfitta. Per il vicepremier grillino non bisogna girarci intorno, e ammette. "Per noi le elezioni Europee sono andate male. Abbiamo avuto una lezione da cui dobbiamo imparare per andare avanti", esordisce Di Maio che se la prende con l'astensionismo. "La nostra gente si è astenuta perché si aspetta delle risposte. Ci stanno dando un segnale: lavorate di più per realizzare quello che avete promesso". Ma la sconfitta, secondo il leader del M5s, non dovrebbe portare a nessun cambio ai vertici del Movimento: "Ho sentito tutti: Grillo, Casaleggio, Fico. Nessuno ha chiesto le mie dimissioni, nessuno ne sta facendo una questione di teste da fare saltare".
E quindi bisogna solo raccogliere i cocci e ripartire, dice Di Maio: "Ci sono molte cose da fare, come sulle tasse e sul salario minimo, che sono tra le priorità degli italiani". Con la Lega, assicura, non cambia niente. "Con gli alleati abbiamo sempre avuto un rapporto alla pari e continuerà così". Difficile da credere, dato il risultato politico raccolto da Matteo Salvini. Ma per Di Maio basta tirare dritto seguendo il contratto di governo, "l'unico nostro vero alleato", dice. "Andiamo avanti per fare le cose. Prima facciamo un tavolo sulla flat tax e sul salario minimo e meglio è. Ho già chiesto al premier Giuseppe Conte di convocare un Consiglio dei ministri il prima possibile per andare avanti. Perché come governo abbiamo tante cose da realizzare".
Ma se c'è un messaggio che, astensionismo o meno, gli elettori del Movimento hanno lanciato alla leadership grillina è che l'ultimo anno è stato fallimentare. "Umiltà e lavoro" sono la ricetta di Di Maio per ripartire: "Dobbiamo ascoltare i cittadini e gli elettori del M5s. Abbiamo bisogno di tutti, perché tutti devono partecipare alla riorganizzazione del Movimento sul territorio affinché sia più efficace ed efficiente. Allo stesso tempo non rinunciamo all’identità del M5s".
Di Maio ha fatto il punto riferendosi anche ai grandi dossier rimasti in sospeso: "La questione Tav è ora nelle mani del premier Conte. Sulle autonomie nessuna preclusione, ma se si deve fare serve un’intesa tra me, Salvini e il presidente del Consiglio per fare un buon lavoro preservando la coesione nazionale".
Intanto resta il problema della collocazione del M5s nel Parlamento europeo. I grillini rischiano di finire tra i “non iscritti”, dopo che i loro alleati negli altri paesi europei non hanno praticamente conquistato alcun seggio. "Nelle prossime ore avvieremo le interlocuzioni per capire con quale gruppo entrare nel Parlamento Ue", dice Di Maio.