Da Nugnes a Paragone, nel M5s è partito il processo a Di Maio

Gli anti Giggino sfruttano i disastrosi risultati delle Europee per attaccare il capo politico del Movimento e chiederne le dimissioni. Ma difficilmente succederà qualcosa

Francesco Cocco

Era quasi scontato che accadesse. La fronda “anti Giggino” non poteva certo lasciarsi sfuggire l'occasione di andare all'attacco di Luigi Di Maio dopo i disastrosi risultati delle Europee. Il che non vuol dire che quanto sta accadendo in queste ore produrrà un qualche stravolgimento. Lo stesso leader del M5s lo ha detto chiaramente: “Ho sentito Grillo, Casaleggio, Fico, Di Battista. Nessuno ha chiesto le mie dimissioni”. E se nessuno, in primis Casaleggio, ha deciso di sfiduciare Giggino, vuol dire che nessuno, per quanto si sforzi di chiedere, otterrà alcunché.

  

  

  

Ciononostante, queste ore post elettorali sono perfette per mettere in mostra la propria indignazione e processare il leader politico del Movimento. “Di Maio dovrebbe dimettersi o ridimensionare la sua funzione”, dice la senatrice grillina, Paola Nugnes. E con lei si fanno sentire Elena Fattori, Carla Ruocco, Primo Di Nicola (che si è dimesso dal ruolo di vicepresidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle al Senato), Roberta Lombardi e Gianluigi Paragone che al Fatto Quotidiano dice: “L'assemblea è il luogo idoneo per maturare una scelta tutti insieme. Per me, la generosità di Luigi Di Maio di mettere insieme tre, quattro incarichi deve essere rivista, perché il Movimento per ripartire ha bisogno di una leadership politica h 24. Dobbiamo tornare dall'io al noi”.

   

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