Svegliatevi: Salvini non è un male minore
L’Italexit non è un’opinione. Le parole di Visco ci ricordano quanto pesa il modello Salvini sul rischio Italia
I dati dell’Istat che fotografano una crescita disastrosa nel primo trimestre dell’anno, 0,1, la più bassa su base tendenziale mai registrata dall’Italia dal 2013 a oggi. Il rendimento dei Btp italiani a cinque anni che supera quello degli omologhi della Grecia, con quello a dieci anni che si trova a un livello inferiore rispetto a quello greco solo di 20 punti base, il minimo dal 2008. Lo spread che torna a superare quota 290, registrando un balzo rispetto a un anno fa, quando era a 130, di circa il 110 per cento. L’allarme del governatore di Bankitalia relativo ai premi sempre più alti sui credit default swaps che indicano, come ricordato ieri da Ignazio Visco, “che sia il rischio di credito sia quello di ridenominazione del debito in una valuta diversa dall’euro continuano a spingere verso l’alto i rendimenti dei titoli di stato italiani” e che entrambi i rischi, strettamente collegati, “in situazioni di tensione possono acuirsi, nella percezione dei mercati, in modo repentino”.
La giornata di ieri offre numerosi e preoccupanti spunti di riflessione relativi allo stato di salute dell’economia e costringono gli osservatori a porsi alcune domande semplici su quella che è stata la parola centrale usata ieri dal governatore di Bankitalia all’interno della sua relazione sull’anno appena trascorso dal nostro paese. La parola centrale usata dal governatore di Bankitalia è stata certamente “rischi” (nella relazione del 2018 Visco parlò di “rischi” 25 volte, nella relazione del 2017 Visco parlò di “rischi” 23 volte, nella relazione del 2019 Visco ha parlato di “rischi” 44 volte) e tra i rischi sui quali ha più insistito nella sua relazione ce ne sono tre sui quali occorrerebbe soffermarsi: il grave pericolo che l’Italia corre a causa di una crescita molto bassa su cui “pesano le tensioni sul mercato delle obbligazioni pubbliche italiane”, il grave pericolo che corre l’Italia a causa di un “elevato rischio-paese che ostacola l’accesso al mercato e il rafforzamento della base patrimoniale degli intermediari italiani” e il grave pericolo che l’Italia corre a causa di un governo che non si rende conto di quanto possa pesare sulla credibilità di un paese un governo incapace di capire che “anche per chi risparmia, investe e produce, le parole sono azioni e che nell’oscurità le parole pesano il doppio”. Il messaggio di Visco ha come interlocutore principale il governo del cambiamento ma tra coloro che forse dovrebbero prestare una maggiore attenzione alle parole del governatore c’è prima ancora che Luigi Di Maio soprattutto e prima di tutto Matteo Salvini. Può piacere oppure no, ma se si va a riavvolgere il nastro del primo appassionante anno di vita del governo del cambiamento ci si accorgerà che tra i due azionisti di maggioranza quello che ha rappresentato un pericolo maggiore per la stabilità dell’economia è più il leader della Lega che il leader del M5s.
Il Movimento 5 stelle rappresenta un pericolo per l’economia per via della sua incompatibilità con la politica della crescita e per via della sua incapacità ad avere un progetto finalizzato alla creazione di benessere. La Lega rappresenta invece un pericolo per l’economia perché un progetto ce l’ha ed è persino più pericoloso rispetto a quello che nel 2011 portò l’Italia a un passo dal default: stabilità del debito pubblico considerata secondaria, contenimento del deficit considerato un valore negoziabile, smantellamento delle riforme delle pensioni considerato come un principio prioritario, opzione di uscita dall’euro che rivive in molte scelte (e in molte candidature europee) fatte dal leader della Lega. Ignazio Visco non lo può dire e probabilmente non lo pensa neanche ma le ragioni per cui ogni giorno l’Italia gratta via un granello della sua fiducia hanno a che fare con il rischio dell’Italexit che vive più nelle parole di Matteo Salvini che in quelle di Luigi Di Maio. Due giorni prima delle Europee, il leader della Lega ha detto che per dimezzare la disoccupazione “se servirà si infrangeranno alcuni limiti, come il 3 per cento del deficit/pil e il 130-140 per cento del rapporto debito/pil”. Martedì scorso, poco prima di ricevere la lettera della Commissione Ue, Salvini ha detto che “gli italiani hanno dato mandato a me e al governo di ridiscutere parametri che hanno portato a un livello di precarietà senza precedenti”. Il giorno dopo, Antonio Maria Rinaldi, neoeletto eurodeputato della Lega, ha detto che la Lega vuole “andare volutamente in infrazione per potere fare per tre anni quello che gli pare, perché le regole europee sono assurde”.
Il Movimento 5 stelle, grazie al cielo ridimensionato dagli elettori alle ultime europee, è un pericolo per l’economia e per il paese perché da perfetto algoritmo del rancore sa cosa bisogna distruggere ma non sa cosa bisogna costruire. La Lega al contrario del M5s fa paura perché un progetto ce l’ha. E più il suo consenso sale e più aumenta la possibilità che la tattica della moderazione sia solo un mezzo per raggiungere un altro fine. Ignazio Visco ieri ha citato un indice importante per l’economia italiana: il Credit default swap. Il Cds è il costo per l’assicurazione contro l’uscita dall’euro. Nell’ultima settimana, quello a 5 anni è aumentato del 3 per cento. Nell’ultimo mese è aumentato del 18 per cento. Ad aprile del 2018 si trovava a quota 86 oggi si trova a quota 223. Il grillismo è un dramma per l’Italia, e questo lo sappiamo. Ma il salvinismo non è un male minore e ha tutte le carte in regola per portare il nostro paese verso l’iceberg dell’Italexit.