Dopo lo scontro tra la crociera e il battello a Venezia, arriva quello tra Lega e M5s

La questione delle grandi navi agita le acque del governo. Salvini attacca Toninelli: “Sono stufo dei no, l'Italia va a fondo”. Il ministro dei Trasporti: “Pensa di risolvere i problemi con la bacchetta magica?”

Nella mattina della Festa della Repubblica, a Venezia, la Msc “Opera” – un gigante di 275 metri per 65 mila tonnellate – si è scontrata con il battello River Countess, che aveva a bordo 130 persone, ormeggiato di fianco all'imbarcadero San Basilio nel canale della Giudecca. L'enorme nave da crociera aveva il motore in avaria, ma “in spinta”: continuava cioè ad accelerare. A poco sono serviti i due rimorchiatori che le facevano da guida, non più in grado di governarla. Se il problema si fosse verificato qualche centinaio di metri prima, la “Opera” si sarebbe schiantata contro la banchina di piazza San Marco, provocando danni molto più gravi. Il bilancio è invece di 5 turiste ferite, tra i 67 e 72 anni. Una è già stata dimessa, le altre hanno pochi giorni di prognosi. Ma i lividi più seri li ha rimediati il governo gialloverde, che anche su questa vicenda è riuscito a trovare occasione di scontro.

 

   

Grandi navi a Venezia: Lega contro M5s

“Il tavolo istituzionale è da tempo in corso. I ministri interessati si vedranno a breve per tirare le somme sulle opzioni progettuali individuate e trovare la soluzione definitiva migliore”, ha fatto sapere il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, tirato in mezzo da più parti. Ma il vero attacco al M5s è arrivato dall'alleato di governo Matteo Salvini, durante un comizio in vista dei ballottaggi per le amministrative: “Mi risulta – ha detto il vicepremier leghista – che una soluzione fosse stata trovata e condivisa da tutti, una soluzione che prevedeva alcune navi a Porto Marghera e un allargamento di un canale, ma che tutto sia stato bloccato perché è arrivato un no da un ministero romano, non della Lega. Sono stufo dei no, l'Italia va a fondo, abbiamo bisogno di sì”. Ulteriore stilettata dai capigruppo del Carroccio: “Il piano alternativo era già pronto dallo scorso novembre. Peccato che sia stata bloccato subito dal Mit e che in tutti questi mesi il ministro Toninelli non abbia più preso una decisione definitiva limitandosi all'ipotesi, assurda per molti, di far attraccare le navi a Chioggia, ossia in mare aperto”.

      

  

La risposta del ministro Toninelli

“Ci sono troppe polemiche, troppa gente che dice di poter risolvere i problemi con la bacchetta magica. Gente che lavora con i tweet. È questa la soluzione a cui fanno riferimento i ministri Salvini e Centinaio? Far sfiorare una nave da crociera e una petroliera, con i rischi del caso? O presentare come biglietto da visita di Venezia lo sbarco di milioni di turisti di fronte a un petrolchimico?”, si infuria il ministro delle Infrastrutture, prima sui social e poi ospitato da Radio Padova. Toninelli sostiene che il “progetto Marghera”, a cui si riferivano i leghisti, non esista: “È solo un'ipotesi vagliata nel 2017 e che non è avallata da progetti, che ha alla base la condizione del Vittorio Emanuele per cui sia possibile più o meno intervenire a scavare. Esiste invece un progetto sulla scrivania del ministro Toninelli da novembre 2018”. Ad oggi, dice lui, ci sono due ipotesi: Chioggia e San Niccolò. “Nel frattempo cerchiamo una soluzione alternativa perché dobbiamo dirci chiaramente: vogliamo totalmente chiudere Venezia alle navi da crociera e quindi far perdere lavoro a tante attività?”.

     

   

Le possibili soluzioni per le grandi navi a Venezia

Oggi le crociere entrano nella laguna da nord, dalla bocca di porto di San Nicolò e, percorrendo il canale della Giudecca, arrivano alla Stazione Marittima, il porto di Venezia. Una delle soluzioni possibili, citata dalla Lega, sarebbe quella di deviare le rotte della navi da crociera per farle entrare nella laguna attraverso la bocca di porto di Malamocco, a sud di San Nicolò, passando per il cosiddetto “canale dei petroli”. Sarebbe però indispensabile scavare un nuovo tratto di canale, con conseguenze rischiose sul fragile ecosistema della laguna. Un’altra ipotesi è spostare l’attracco al porto industriale di Marghera, ormai sotto utilizzato a causa della crisi del polo petrolchimico. Ma qui si sconta lo scorno delle compagnie navali, che non vorrebbero rinunciare all’arrivo in città. In più porto Marghera avrebbe bisogno di pesanti bonifiche, per le quali si stimano almeno tre anni di lavori. A fine marzo si è proposto anche il porto di Chioggia, ancora più a sud nella laguna. “Val da Rio è perfetta per la logistica ed è l’unica località direttamente collegata alla terraferma, anche se le vie di comunicazione vanno migliorate”, ha spiegato ai giornalisti il direttore generale di Venezia Terminal Passeggeri, Galliano Di Marco. “Io non ne so nulla”, ha però risposto il presidente del Veneto Luca Zaia. “Sono rimasto al Comitatone che prevedeva l'utilizzo del canale dei petroli per arrivare a Porto Marghera, cercheremo di capire. A questo punto le cose meglio leggerle sulla Gazzetta Ufficiale, non sui giornali”. Tra gli altri progetti presentati al Mit c'è poi il Venis Cruise 2.0 della società Duferco, che prevede la realizzazione di un terminal crocieristico alla bocca di porto del Lido, la realizzazione del nuovo terminal a San Leonardo, oggi in concessione all'Eni, un terminal alla bocca di porto di Malamocco a Santa Maria del Mar, un terminal Offshore (Venice Offshore Onshore Port System) a 8 miglia al largo della costa, il progetto della società One Works al Lido, davanti alla spiagge di San Nicolò, l'avamporto galleggiante alla bocca di porto del Lido, il terminal crocieristico a Chioggia, nella zona portuale Saloni.

 

  

Il Comitatone e le compagnie di crociera

Intanto, domenica pomeriggio, nella prefettura di Venezia si è svolta una riunione del “Comitatone” provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica, con il sindaco di Venezia e della Città metropolitana, dei vertici delle forze dell’ordine, dei rappresentanti del comune, dell’Autorità di sistema portuale e della Capitaneria. Tutti concordi sull'urgenza di intervenire: mantenendo la centralità della Marittima e adeguando a breve il canale Vittorio Emanuele III, con l'utilizzo della bocca di porto di Malamocco. Ora toccherà quindi al provveditorato alle Opere pubbliche definire il nuovo “Protocollo fanghi”, necessario a sbloccare il prima possibile i lavori di carotaggio e dragaggio del canale, secondo le recenti direttive Ue. E alla Capitaneria di Porto è stato chiesto uno studio sul numero delle navi che, in ragione del loro pescaggio e della profondità del canale, potrebbero da subito transitare lungo il Vittorio Emanuele III. “La soluzione di non transitare per il canale della Giudecca, cioè quella approvata al Comitatone, era già stata proposta. È nelle mani di Toninelli che la deve sbloccare”, ha ribadito il sindaco Luigi Brugnaro all'uscita dal vertice. Anche la Clia, l'associazione delle compagnie di crociera, ha sottolineato che le compagnie “sono convinte” che questa soluzione “sia la migliore e la più veloce per spostare il transito e vorrebbero poter dare il benvenuto a tale piano”.

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