Il pe-penultimatum di Conte a Di Maio e Salvini

Il premier in conferenza stampa “minaccia”: “Non mi presterò a vivacchiare. Se i comportamenti non saranno leali, rimetterò il mandato”. Ma sui tempi di eventuali dimissioni non risponde

Era l'evento più atteso della giornata. E non certo perché qualcuno si aspettava da Giuseppe Conte rivelazioni clamorose. Piuttosto la curiosità era legata ad altri aspetti: cosa dirà il premier per convincere Lega e M5s a fare la pace? Sarà una conferenza stampa e i giornalisti potranno fare domande? E come se la caverà il presidente del Consiglio? Alla fine la conferenza stampa c'è stata ed è stata anzitutto l'occasione per celebrare il primo anno di governo gialloverde e rivendicare quanto fatto in questi dodici mesi. 

  

”L'insediamento del mio governo - ha esordito - è stato accompagnato da entusiasmo e scetticismo, soprattutto su due aspetti: il fatto che avessimo deciso di fondare il governo su un contratto. E che come presidente del Consiglio non ci fosse un politico, ma una figura terza in grado di operare la necessaria mediazione”. “Ho ritenuto che il contratto sia la modalità più lineare per dare vita a un'esperienza di governo fra due forze con valori e priorità diverse. E sul secondo punto ho creduto di attingere la mia forza dall'articolo 95 della Costituzione e dalle norme che definiscono i ruoli del presidente del Consiglio. Ho giurato di essere fedele alla Repubblica. Quel giuramento è stato e sempre sarà il faro della mia azione. Abbiamo sempre rivendicato di essere governo del cambiamento, l'incontro tra due forze politiche consapevoli della necessità di un cambio di passo, di trasformare gli indirizzi politici delle forze che prima di noi hanno governato ma erano incapaci di ascoltare le richieste dei cittadini”. 

   

“In questo primo anno - ha proseguito - siamo interventi per rispondere ai cittadini colpiti più duramente dalla crisi economica e dalle misure di austerità. un paese non può avere un futuro di sviluppo se ampie fasce della sua popolazione rimangono ai margini del consorzio sociale ed economico. Così come abbiamo risposto al bisogno di sicurezza, riguardo anche all'immigrazione irregolare”. Quindi il presidente del Consiglio ha elencato le cose fatte dal governo, dal reddito di cittadinanza allo “Spazza-corrotti”. Interventi che ora vanno “seguiti in fase attuativa”: “Servirà una forte campagna di controlli sul circuito formazione lavoro e reddito di cittadinanza. Lo stesso vale per il decreto sicurezza. Dobbiamo aumentare gli interventi per migliorare le politiche di integrazione dei migranti regolari e l'espulsione degli irregolari. Abbiamo svolto un lavoro di squadra incredibile. Questa esperienza di governo ha però dovuto convivere, soprattutto negli ultimi mesi, con varie consultazioni elettorali. Un ciclo serrato che ci ha costretto a convivere con una campagna permanente che ha influenzato il clima tra le forze di governo. Le Europee in particolare hanno finito per accreditare l'immagine di uno stalle nel governo. È una falsità. Sono pronti due disegni di legge per riformare il codice di procedura civile e penale, per una giustizia più rapida e vicina ai cittadine. Inoltre dovremo convertire due decreti legge: lo sblocca cantieri e il decreto crescita, determinanti per il contratto do governo. Vogliamo introdurre sostegno alle aziende, completare le infrastrutture, rilanciare la crescita socioeconomica delle zone del Meridione. Il nostro cantiere riformatore è aperto. Intendo assicurare il massimo impulso alla riforma dell'autonomia senza pregiudicare la coesione sociale e territoriale della Penisola, senza aggravare il divario nord-sud. Dobbiamo lavorare anche a una disciplina sul conflitto d'interessi. Dobbiamo pensare una giustizia tributaria più efficiente e rapida e un maggiore contrasto all'evasione”. 

 

  

  

La manovra economica si prospetta complessa - ha spiegato -. Dovremo avere cura di non aumentare l'Iva, perseguire una politica di segno espansivo, tenendo in equilibrio i conti. Siamo costretti a finanziare il nostro debito sovrano sui mercati e occorrono parole univoche e chiare da parte del governo e da parte degli esponenti delle forze di maggioranza” per non intaccare la fiducia dei mercati. Stiamo pensando una riforma di sostegno all'export, di incentivo all'economia circolare. Queste riforme impongono di uscire dai proclami delle campagne elettorali. Siamo chiamati a disegnare il futuro dell'Italia, qualcosa di un po' diverso dal guadagnare like nella moderna agorà digitale”.

 

 

Concluso il momento amarcord, Conte ha rivolto un pe-penultimatum a Lega e M5s: “I risultati elettorali creano eccitazione nei vincitori e delusione negli sconfitti. Viviamo i postumi di un clima di sovreccitazione che non giova al governo. Il mio motto è sobri nelle parole, operosi nelle azioni di governo. Questi perenni, costanti conflitti comunicativi pregiudicano l'attività del governo. Gli italiani ci chiedono di continuare, con la massima concentrazione e impegno. io stesso voglio fare di più per svolgere più incisivamente il mio ruolo, ma le polemiche sterili distolgono dagli obiettivi di governo. dobbiamo preservare il patrimonio di fiducia di cui voi, cittadini, ci avete investito. Vi assicuro che sarà questo il governo del cambiamento sino all'ultima ora dell'ultimo giorno, che non posso assicurarvi quando sarà. La premessa necessaria è racchiusa in una formula chiave: leale collaborazione tra forze politiche, membri del governo, forze della maggioranza. È un concetto giuridico ma anche etico. Significa anche che ciascun ministro si concentri sulla sua materia e non comprometta la credibilità dell'intero esecutivo. Se si hanno questioni politiche da sollevare se ne parla in modo chiaro al premier e alle altre forze, non lanciando segnali ambigui ai mezzi d'informazione. Leale collaborazione significa non alterare la delicata interlocuzione che ci garantisce la stabilità economica. Tutto ciò è evidente se si vuole continuare sulla strada della buona politica che i cittadini ci chiedono. Chiedo alle due forze politiche di dirci se hanno intenzione di proseguire nello spirito del contratto di governo o se preferiscono abbandonare questa strada per riscattare una sconfitta o sfruttare la vittoria elettorale. Non mi presterò a vivacchiare al solo fine di restare a Palazzo Chigi. Se i comportamenti non saranno leali, rimetterò il mandato nelle mani del presidente della Repubblica, al quale rinnovo la mia profonda stima. È compito delle forze politiche decidere, in modo chiaro e rapido, perché il paese non può attendere”.

 

 

Quanto significhi “rapido”, Conte non vuole specificarlo (anche perché l'impressione è che difficilmente darà seguito alla sua “minaccia” di dimissioni). “Possiamo attendere un po' di tempo ma lo vedremo ben presto. Non escludo che ci sia un travagli all'interno di ciascuna forza parlamentare”, risponde ai giornalisti. “Dobbiamo recuperare lo spirito del primo anno. Ciò che mi preme è che una volta che ci si è chiariti si assumano provvedimenti, il paese non può concedersi incertezze”. Conte che pure venne indicato dal Movimento, sottolinea la sua equidistanza da M5s e Lega. È cambiato qualcosa? “Il M5s non l'ho nemmeno votato, quando sono stato designato per l'incarico come membro dell’organo di autogoverno della Giustizia amministrativa sono stato scelto per la mia indipendenza, l'ho dichiarato pubblicamente. Ci sono stati momenti in cui rappresentanti del M5s sono rimasti dispiaciuti per le decisioni che ho preso. Per me quando ci sediamo a un tavolo conta la forza delle argomentazioni e la plausibilità delle soluzioni”. Sulla Tav, argomento che ha tanto diviso le forze politiche, “c'è un contratto: parto da lì”, sostiene il presidente del Consiglio. “Perseguire un metodo, che è l'analisi costi benefici“. Non si attende per mesi il documento per poi decidere a prescindere, insiste Conte. “Questa analisi costi-benefici non la possiamo accantonare. A questo punto inizia un'interlocuzione. C'è un accordo e dei trattati internazionali. Ho parlato con Macron e mandato il ministro delle Infrastrutture a colloquio col ministro francese, a breve ci sarà un altro passaggio con la Commissione europea. Se c'è possibilità di rivedere un'infrastruttura che oggi, allo stato delle cose, non farei, la rivedremo”. La manovra, complessa, parte da 35 miliardi. “Farò il massimo per interloquire con l'Europa senza creare problemi per gli italiani”. E il rimpasto, si renderà necessario? “Non deve chiedere a me”, dice il Capo del governo. E avverte gli esponenti della maggioranza: “Se ci sono richieste politiche, parlate con me, non con i giornali”.

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