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I bilanci di Rousseau spiegano perché il grillismo è un guaio per la democrazia

Nicola Biondo e Marco Canestrari

La privatizzazione dei seggi parlamentari è avvenuta con una semplicità disarmante: Casaleggio ammette nel bilancio di vendere servizi ai parlamentari e al partito

Se volete conoscere lo stato di salute della democrazia italiana vi diamo una dritta. Non cercatelo nelle quotidiane giaculatorie sul neofascismo di Salvini o nei carteggi tra il governo e la Ue. Lo potete trovare in tre documenti scaricabili in rete che compongono il bilancio dell’associazione Rousseau pubblicato due giorni fa.

 

I numeri parlano e affermano tre questioni. La vita politica di due terzi della maggioranza di governo dipende da un ente commerciale chiamato Rousseau. Casaleggio ottiene un ricavo di 700.000 euro l’anno per la propria Associazione dalla gestione privatistica di 330 seggi parlamentari. Il bilancio conferma che l’associazione non si occupa “solo” del Blog delle Stelle o della piattaforma: uno staff di dieci persone ha pure il compito di selezionare le candidature. Il M5s subappalta a Casaleggio queste attività in forza dell’Articolo 1 dello Statuto del partito, scritto nel 2017 da Luca Lanzalone, oggi sotto processo per la vicenda dello Stadio della Roma.

 

Se un terzo del Parlamento e del governo devono la loro sorte politica a un ente commerciale, con quale libertà svolgeranno i loro incarichi nelle istituzioni sapendo che una ricandidatura o un futuro incarico viene deciso negli uffici di Milano? E con quali obiettivi Casaleggio seleziona i propri parlamentari? La domanda è lecita perché portare nel partito e in Parlamento persone troppo curiose potrebbe creargli problemi. Qualcuno, ad esempio, potrebbe sindacare i 270 mila euro di spese legali. Dietro la dicitura senza senso di “Scudo della Rete” si nascondono anche le spese per le multe che Rousseau ha sborsato negli ultimi anni per l’imperizia con cui ha sviluppato e gestito i dati degli iscritti al partito. Decine di migliaia di euro che avrebbe dovuto pagare non Rousseau ma Casaleggio Associati, responsabile dello sviluppo del software flop che ha causato i danni. Il potere dell’Erede è tale che se domani volesse spegnere il Movimento, e puntare su altri, lo potrebbe mettere off-line con un clic: il governo, Fico, Di Maio, Conte non esisterebbero più. Chi glielo potrebbe impedire? La privatizzazione dei seggi parlamentari è avvenuta con una semplicità disarmante: Casaleggio ammette nel bilancio di vendere servizi ai parlamentari e al partito, come le votazioni e la selezione dei candidati. Chi si candida firma un impegno a versare 300 euro non al partito, ma al suo fornitore. Un’attività il cui prodotto è un seggio nel Parlamento della Repubblica, da cui ottiene un ricavo di 300 euro al mese per ciascuna poltrona che viene noleggiata per la legislatura. In quest’ottica, è anche relativamente semplice capire le dinamiche dietro la scelta di tenere in vita il governo Salvini-Casaleggio nonostante il danno in termini di consenso.

 

Quando davvero Salvini deciderà di andare al voto basterà pronunciare il nome dell’elefante nella stanza che nessuno vuole vedere: Davide Casaleggio che ha privatizzato il Parlamento e una parte del governo e le sue decisioni. L’opposizione comprende questa deriva? E il Presidente della Repubblica? Zingaretti che ha più volte dichiarato che con “questo Movimento 5 Stelle” non è possibile alcun dialogo: parla dell’attuale dirigenza politica o del sistema che ha occupato lo Stato – due soci di Casaleggio sono stipendiati da Palazzo Chigi e dal Mise come consiglieri di Di Maio – e commercia seggi e nomine in base a interessi non conoscibili? In tempi di trasparenza così tanto sbandierata, per capire chi e quali interessi muovono l’azione di governo basterebbe conoscere i clienti del sistema Casaleggio, quelle aziende nazionali ed estere che finanziano la sua ditta.

 

A sinistra si sono arrovellati due lustri sul conflitto di interessi di Silvio Berlusconi. Quello di Casaleggio è molto più pericoloso perché oscuro, mutevole: è un sistema che ha privatizzato il Parlamento e il governo spacciandosi per democrazia diretta. Invece, altro non è che il modo di gestire gli affari di un imprenditore. Altro che Casapound e i rosari di Salvini.