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Passeggiate romane

Non tutti vogliono Giorgetti in Europa. Zingaretti è stufo del Pd diviso

Nel frattempo nei palazzi della politica raccontano che Carlo Calenda stia nuovamente mordendo il freno

La vulgata vuole che, per diversi motivi, sia Luigi Di Maio sia Matteo Salvini abbiano intenzione di spedire Giancarlo Giorgetti in Europa. Anche Giuseppe Conte – nonostante il Quirinale, come è noto, preferisca che sia Moavero ad andare a Bruxelles a fare il commissario europeo – non sarebbe contrario a questa ipotesi. Del resto, il premier non è mai andato troppo d’accordo con il “suo” sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il quale non fa mistero di non stimare troppo Conte. Ma se così è, perché allora il diretto interessato, cioè Giorgetti medesimo, smentisce? E non parrebbe farlo solo per schernirsi, perché anche agli amici ribadisce che lui non andrà in Europa. E i leghisti a lui più vicini confidano che non è vero che Salvini lo voglia mandare a Bruxelles ma che, anzi, il capo leghista preferisca avere Giorgetti a controllare quel che succede a Palazzo Chigi.

 

Raccontano che Nicola Zingaretti si sia già ampiamente stufato di non avere un partito effettivamente unito. Al di là delle apparenze, infatti, nel Pd continuano le guerre intestine tra bande. E non è un caso che l’altro ieri sera Walter Veltroni abbia attaccato il “correntismo esasperato” del Partito democratico, che secondo lui rischia di “distruggere” il Pd. Dopo il risultato elettorale dei ballottaggi, peraltro, gli avversari interni di Zingaretti hanno ripreso fiato. E promettono battaglia in Direzione. Quella che era stata programmata per il dopo voto, in seguito a un accordo tra le diverse correnti. Sarà per questo motivo che Paolo Gentiloni indugia a convocarla?

 

Zingaretti, comunque, anche se sembra un mite che evita il conflitto, non ha intenzione alcuna di lasciarsi logorare, come hanno fatto i suoi predecessori. Perciò ha deciso che a tempo opportuno limerà le unghie ai suoi avversari. Da questo punto di vista sarà interessante vedere come il leader del Pd comporrà la sua segreteria. Dovrebbe farlo entro questa settimana o, al massimo, la prossima.

 

Nel frattempo nei palazzi della politica raccontano che Carlo Calenda stia nuovamente mordendo il freno. L’ex ministro dello Sviluppo economico è convinto che con il Pd e qualche cespuglio alleato non si possa vincere la sfida delle elezioni politiche. Di recente aveva stoppato il suo progetto di un nuovo partito, ma adesso pare che ci stia ripensando.