Le chiacchiere portano al voto
E’ difficile credere che l’intenzione di Salvini sia quella, da posizioni di atroce isolamento, di sfidare l’Europa tutta, quella sovranista degli amichetti-nemichetti e quella delle élite. Posto che non sia fesso, il Truce se la può cavare in un solo modo
Il Truce non sembrerebbe affatto stupido, purtroppo. Gli altri difetti, lo sparatore nella schiena, ce li ha tutti, ma quello si direbbe di no, ha quanto meno talento di imitatore (Trump, Bolsonaro, Orbán, un po’ anche Starace). Fosse vero questo che si pensa, è difficile considerare che la sua intenzione politica oggi sia quella, da posizioni di atroce isolamento autoprocurato, di sfidare l’Europa tutta, quella sovranista dei suoi amichetti-nemichetti e quella decente delle élite cosiddette. Sfidarla d’autunno, sul bilancio pubblico, partendo da debito e deficit, da Iva e flat tax, da minibot e altra cianfrusaglia, più tasse sulle cassette di sicurezza, che ideona, e altro sparso.
Un suicidio, parrebbe: avessero fatto la politica saggia di un Gentiloni o di un Renzi o di un Tria o di un Giorgetti, magari allentando solo un po’ i cordoni della borsa, viste le promesse elettorali, e selezionando la riduzione di spesa a svantaggio dei cosiddetti ricchi della classe media, vabbè, potrebbero invocare il paradigma di Olivier Blanchard, di cui ieri qui il direttore. Potrebbero mettere la loro pietruzza, con le pietruzze di qualche altro, per la fine tombale dell’austerità o dei suoi rimasugli, profittando dei mercati a tassi bassi o zero. Ma il Truce non-stupido di cui sopra dovrebbe sapere che a forza di frenesie demagogiche, di sputazzi sulle imprese, insomma di nazipopulismo economico (inteso: nazionalpopulismo), non sono in grado di superare le obiezioni, non dico di Macron o di Berlino, ma nemmeno di Kurz della Le Pen dei polacchi e magari anche di Farage, figuriamoci gli altri, gli olandesi gli ungheresi o gli spagnoli. Il punto intorno a cui ruota infatti il manifesto di Blanchard è: aprite le cataratte, a meno che non vi siate ridotti nelle condizioni dell’Italia. E il Truce sa in quali condizioni, a forza di comizi e porti chiusi, ha ridotto il paese.
Governare l’autunno, complicato. Giorgetti glielo ha specificato bene bene. Si rischia il cortocircuito comizi-crisi finanziaria-crisi politica devastante. Una schicchera da niente. Poi gli italiani, che dal Truce attendono sicurezza e autarchia, questi inguaribili fascistoni, potrebbero farsi venire dei dubbi. Il piano B, con Borghi e Bagnai al posto della Ue, sarebbe una mascherata con tratti di guerra civile, e finale da operetta tragica, e consegnarsi al buon Tria, e al protetto di Padre Pio, bè, sarebbe una bella diminutio. E allora, posto che non sia fesso, il Truce se la può cavare in un solo modo. La dodicesima campagna elettorale, dico, con accompagnamento di fanfara euroscettica, accuse ai governi precedenti, uomo forte, tabaccaio forte, e così via. Tutti i suoi atti, cioè ancora una volta chiacchiere, vanno in quella direzione, univocamente. Intanto i “liberali per Salvini” suoneranno il loro liuto, daranno molte colpe alla sinistra, globalizzeranno il trucismo nei loro mirabili scritti postberlingueriani, e qualcosa di buono, per esempio una maggioranza per la presidenza del Consiglio e annessa trasformazione del Cavalier Truce in uomo di stato, forse. Non che sia un progetto di facilissima esecuzione, ma sembrerebbe l’unico a disposizione dopo la sbornia. Borghesia e grande stampa commerciale seguiranno, l’antifascismo delle idee farà il resto del servizio.