Lega e M5s litigano su Foa e Radio Radicale
Prima i grillini fanno saltare l'accordo sul doppio incarico del presidente della Rai e di RaiCom, poi i leghisti votano a favore dell'emendamento del Pd per stanziare risorse a favore di Radio Radicale
Lega e M5s litigano, si dividono, non riescono a votare insieme in Parlamento. E il Pd esulta anche se, a ben vedere, le “vittorie” celebrate sono più il frutto dei demeriti altrui che dei meriti propri. Succede infatti che, nell'arco di poche ore, nel passaggio tra la commissione di Vigilanza e le commissioni Bilancio e Finanza della Camera, la maggioranza metta in scena l'ormai solito copione di accuse reciproche e polemiche incrociate.
Il primo round si gioca in Vigilanza Rai convocata questa mattina per votare le risoluzione Pd e M5s sul doppio incarico di Marcello Foa (presidente della Rai e di RaiCom). Già prima delle Europee il M5s aveva cullato l'idea di votare contro Foa appoggiando la posizione dei Democratici che avevano evidenziato un'incompatibilità tra i due ruoli e chiedevano le dimissioni dalla presidenza di RaiCom. Poi, per quieto vivere, il “processo” era stato rinviato a dopo il voto. E poi, nuovamente, a oggi.
Ieri sera, però, la svolta. Le agenzie battono la notizia di un accordo tra Lega e 5 Stelle. Al centro dell'intesa una proposta di modifica della risoluzione del Movimento 5 stelle presentata dal Carroccio con cui si impegna il consiglio di amministrazione di Rai spa “a vigilare affinché non vengano attribuite al presidente Rai deleghe gestionali in seno al consiglio di amministrazione della controllata RaiCom e delle controllate in generale e che ogni incarico ai membri del Consiglio di amministrazione non comporti alcun tipo di compenso aggiuntivo”. Il consiglio dovrà inoltre “vigilare affinché RaiCom, nello svolgimento di attività direttamente riconducibili al contratto di servizio 2018/2022 vigente tra Rai spa ed il Mise, operi in coerenza con i principi e le previsioni di tale contratto” mentre la questione della doppia presidenza dovrà essere definita “in conformità a quanto previsto dallo Statuto Rai”.
Sembra tutto fatto. Il M5s approva e favorevoli alla modifica sono anche FdI e Forza Italia. Stamattina, però, qualcosa deve essere cambiato. I grillini hanno infatti deciso di non votare l'emendamento della Lega, poi hanno cambiato idea e hanno fatto sapere che l'avrebbero votato. Dopo una serie di tira e molla la seduta è stata sospesa per mancanza del numero legale tra le proteste del presidente della Vigilanza, Alberto Barachini, e degli altri commissari.
Il capogruppo del Pd in Commissione, Michele Anzaldi, attacca via Twitter.
Vigilanza Rai:M5s-Lega divisi su Foa fanno saltare ancora seduta. Parlamento bloccato e umiliato, maggioranza per lavorare non c'è più: uniti solo da arroganza contro istituzioni colleghi e funzionari.Stupefacente che colleghi come Di Nicola e Paragone si accodino a tale vergogna
— Michele Anzaldi (@Michele_Anzaldi) June 13, 2019
Radio Radicale salva, per ora
Poche ore dopo la scena si ripete, più o meno uguale, nelle commissioni Bilancio e Finanze riunite alla Camera per esaminare il decreto crescita. All'ordine del giorno un emendamento del Pd per stanziare risorse a favore di Radio Radicale che, in questo modo, potrà affrontare il periodo transitorio in attesa che il servizio venga messo a gara. In votazione un emendamento a firma del deputati Pd Filippo Sensi e Roberto Giachetti in cui si prevede che “le imprese radiofoniche che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n.230, mantengono il diritto all'intero contributo previsto dalle legge 7 agosto 1990, n. 250, e dalla legge 14 agosto, n. 278, anche in presenza di riparto percentuale tra gli aventi diritto”.
“Al fine di favorire la conversione in digitale e la conservazione degli archivi multimediali delle imprese di cui al comma 1 – si legge nel testo –, la presidenza del Consiglio dei ministri corrisponde alle citate imprese un ulteriore contributo di euro 3 mln per l'anno 2019. Il contributo di cui al presente comma non è soggetto al riparto percentuale tra gli altri aventi diritto, e può essere riassorbito da una eventuale convenzione appositamente stipulata successivamente alla data di entrata in vigore della presente disposizione”.
L'emendamento è stato approvato anche con i voti della Lega e nonostante il parere contrario del governo, rappresentato in commissione dal viceministro Laura Castelli. E Luigi Di Maio ha subito commentato su Facebook: “Oggi la maggioranza di governo si è spaccata, per la prima volta. È stato così, è inutile nasconderlo. Si è spaccata su una proposta presentata dai renziani del Pd che prevede di regalare altri 3 milioni di euro di soldi pubblici, soldi delle vostre tasse, a Radio Radicale. La Lega ha votato a favore (insieme a Forza Italia), con mia grande sorpresa. Il MoVimento 5 Stelle ha ovviamente votato contro! Negli anni sono stati dati circa 250milioni di euro di soldi pubblici a Radio Radicale, che è una radio privata. Ripeto: 250 milioni di euro di soldi pubblici!!! Eppure, non si sa come, Radio Radicale oggi dice che gliene servono altri. In questi casi chi fa politica dovrebbe farsi alcune domande: dove sono finiti questi 250milioni? Che ci hanno fatto? Perché sono stati dati tutti questi soldi a un’azienda privata? E invece no. Invece siamo arrivati al paradosso secondo cui, dopo aver stanziato nuovamente per il 2019 ben 9 milioni di euro (già questo per noi è assurdo), oggi il Pd ne ha persino chiesti altri 3 (4 milioni anche per il 2020). E tutti i partiti, compresa la Lega, gli hanno detto di sì, hanno votato per regalare altri soldi delle vostre tasse a una radio privata”.
Il governo è quindi arrivato al capolinea? Neanche per sogno. “Secondo noi è una cosa gravissima, di cui anche la Lega dovrà rispondere davanti ai cittadini. Sono franco: dovrà spiegare perché ha appoggiato questa indecente proposta del Pd! – prosegue Di Maio – Dopo di che si va avanti, perché siamo persone serie, ma è giusto che i cittadini sappiano che questo regalo a Radio radicale è contenuto nel decreto Crescita”.