Le mezze verità di Toninelli sulle grandi navi a Marghera
Esiste un'analisi che confronta diversi scenari per spostare il traffico delle crociere dalla Laguna e individua una soluzione. È del 2017. Ma il ministro sceglie l'ambiguità e spinge per San Nicolò e Chioggia
Danilo Toninelli nega, o quantomeno sminuisce, ma sull'ipotesi Marghera come soluzione alle grandi navi di Venezia esiste un'analisi approfondita che confronta sette diversi scenari, tenendo conto della loro fattibilità, dei costi e dei tempi di realizzazione [qui il documento]. Se non fosse datata 2017, si potrebbe perfino pensare che a commissionarla sia stato proprio Toninelli, sostenitore delle analisi comparative. Invece l'ha preparata l'Autorità portuale di Venezia, su richiesta dell'allora ministro Graziano Delrio, e l'ha validata una perizia di Dits, società nata all'interno del dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale dell'Università La Sapienza.
Sulla base di questa analisi – che confronta quattro ipotesi di approdo all'interno del porto di Marghera, due alla Marittima di Venezia e l'ultima a Bocca del Lido – Delrio aveva convocato una riunione al Mit il 7 novembre 2017. In quell'occasione aveva illustrato a tutti i membri del Comitatone la soluzione scelta tra quelle analizzate nel rapporto: il mantenimento della Marittima per le navi piccole e di medie dimensioni – con le ultime in transito attraverso il Canale Vittorio Emanuele – e l'approdo di quelle grandi nel Canale nord di Marghera, con accesso attraverso la bocca di Malamocco e il canale Malamocco-Marghera, quello chiamato dei Petroli per via del transito delle navi dirette alla raffineria.
Spiegato altrimenti, a novembre 2017 tutti i soggetti coinvolti hanno trovato un accordo per gestire il traffico delle grandi navi e tutto era quasi pronto perché venisse sviluppato un progetto (da sottoporre ovviamente ad autorizzazione). Persino il Comitato No Grandi Navi non si è opposto a questo scenario, ma ha piuttosto evidenziato che il progetto era ancora carente e da monitorare. In via non ufficiale sono state fatte delle esplorazioni per individuare potenziali investitori e si è attivata la ricerca dei fondi necessari. Poi, quattro mesi dopo, con le elezioni e il cambio di governo il progetto si è arenato. D'altra parte il ministro Toninelli ha sempre detto di essere contrario al transito delle navi di crociera dal canale dei Petroli e spinge per due soluzioni diverse, San Nicolò e Chioggia, tanto che starebbe pensando di chiedere il parere dei veneziani con un referendum limitato a queste due opzioni. Una posizione che segue il cambio di orientamento politico, ma che Toninelli tenta di legittimare sostenendo che per Marghera non esista nessuno studio di fattibilità. Eppure il documento si può trovare online sul sito dell'Autorità portuale di Venezia.
Cosa dice lo studio sullo scenario Canale Nord
Per sviluppare l'ipotesi Canale nord di Marghera, quello su cui stava lavorando Delrio, lo studio spiega che si dovrebbero realizzare un terminal passeggeri e la relativa banchina. Costo complessivo: 62 milioni di euro (con un asterisco che specifica: alcune voci potrebbero essere sottostimate), di cui la metà a carico del privato. Quanto ai tempi, l'analisi stima poco meno di due anni complessivi: 180 giorni per l'autorizzazione, l'approvazione e la progettazione, 450 giorni per il completamento dei lavori, per un totale di 630 giorni. A supporto di questo scenario, l'analisi rileva che la soluzione Canale nord è quella migliore dal punto di vista dell'efficienza urbanistico-ambientale, economica e trasportistica, "quella che meglio approssima il soddisfacimento di tutti gli obiettivi in tutte le analisi condotte". Come spiega la relazione, lo scenario Canale nord è in una fase di studio concettuale, mentre gli altri tre relativi a Marghera sono già supportati da studi di fattibilità tecnica economica.
La versione di Toninelli
In più occasioni il ministro ha detto che al Mit non esiste un progetto Marghera. L'affermazione è ambigua, perché se è vero che non è stata depositata ancora la documentazione per ottenere l'autorizzazione, è vero anche che l'analisi del 2017 raccoglie più di un progetto, alcuni già corredati da studi di fattibilità. Eppure, durante un question time alla Camera il 5 giugno, Toninelli ha detto che "non esiste uno studio di fattibilità tecnico-economica, dunque non esiste alcuna ipotesi progettuale". E per respingere le accuse di chi dice che dal suo insediamento si è allontanata una soluzione per Venezia, ha risposto: "Non esiste alcun progetto del porto di Marghera, non c'è mai stato nessun blocco da parte mia. Non vedo come si possano bloccare o abbandonare nei cassetti del ministero progetti mai pervenuti".
Ancora, in un video pubblicato su Facebook il 7 giugno, il ministro dice: "Di tutti i documenti che abbiamo recuperato esistono solo due paginette sul porto di Marghera. Non c'è praticamente nulla, se non appunto queste due paginette con dati interessanti che smentiscono totalmente le parole che avete sentito soprattutto dal sindaco di Venezia, e cioè che è tutto pronto e che le navi si possono spostare già da domani". Per avere un'idea, la relazione dell'Autorità portuale è composta da 51 pagine e su sette scenari analizzati, quattro riguardano il porto.
Infine, ieri è arrivata una nota ufficiale del ministero dei Trasporti. Tra le righe, il Mit corregge il tiro ammettendo che esiste un'analisi multicriteria, ma la definisce "sommaria": "Non esiste alcuno sviluppo progettuale. Abbiamo soltanto una sommaria analisi multicriteria su svariate opzioni: nulla che abbia a che fare con un approfondimento di progetto, anche solo al livello di fattibilità tecnico-economica". Una mezza verità per difendersi dalle parole di Graziano Delrio, che proprio ieri, in un'intervista radiofonica ha ricordato dello studio realizzato dall'Autorità portuale: "La verità deve esser detta. Basta bugie, si è perso un anno buono. Se si fosse continuato a lavorare, ora non staremmo discutendo di ipotesi fantasiose, ma già operando".