Con il decreto crescita il governo ha "detto No alla crescita"
"L'Italia pagherà il conto della vostra cialtronaggine". L'intervento di Matteo Renzi al Senato prima del voto di fiducia di oggi
Pubblichiamo l'intervento di Matteo Renzi nel corso della seduta odierna del Senato. A Palazzo Madama i senatori hanno prima discusso e poi votato la fiducia al decreto crescita: 158 sono stati i sì, 104 i no, 15 gli astenuti.
Signor Presidente, membro del Governo, onorevoli colleghi, ci vuole un certo senso del coraggio – che voi avete – e anche un po' di faccia tosta, nel venire qua a parlare di decreto crescita (in sintesi: de-crescita). Ci vuole un po' di coraggio, perché il vostro Governo e la crescita sono due mondi paralleli, destinati a non incontrarsi. Da quando ci siete voi è sparita la crescita. Ci sono due letture diverse: voi dite che è solo un fatto di sfortuna, noi pensiamo che siate incapaci, ma quello che è certo è che i numeri parlano per voi.
Quando siamo partiti, il Governo Monti e il Governo Letta stavano intorno al meno 2 per cento di crescita del pil, quindi in decrescita; i nostri Governi sono arrivati poco sotto al più 2 per cento; con voi siamo tornati allo zero. Esplode la cassa integrazione, cresce la pressione fiscale, il Paese va peggio di prima. Il dramma è che avete fatto tutto da soli.
Si dice: voi crescevate perché avevate Draghi. Ce lo avete anche voi, ce lo abbiamo anche noi e meno male che Draghi c'è, si sarebbe detto una volta.
Il punto è che, da quando il Ministro dello sviluppo economico è uscito da quel balcone (deve aver fatto effetto), voi non siete più rientrati in voi stessi. Questo dramma vede l'Italia in difficoltà. Potete manipolare le parole, ma non la realtà.
Qui un tempo era tutto un accusare: «Premier non eletto»; oggi si chiama «avvocato del popolo».
Qui un tempo era tutto «inciucio vecchio stile»; ora si chiama «contratto di Governo». Tra l'altro, ci avevate spiegato, signori della maggioranza, che avreste fatto il contratto di Governo perché almeno non si sarebbe litigato: rispetto a voi, «Beautiful» è il paradiso terrestre, per i litigi costanti dei quali state dando pessima prova.
Qui un tempo era tutto «onestà»; adesso si definisce «49 milioni», si fa prima. Qui un tempo, quando si metteva la fiducia – la numero 13 dall'inizio della legislatura, la quarta al Senato, 9 alla Camera – la vice presidente del Senato attuale, senatrice Paola Taverna, faceva una diretta Facebook e diceva: «Mettono la fiducia: siamo in dittatura». Ora, naturalmente, la senatrice Taverna ha compiuto un percorso che l'ha portata alla vicepresidenza del Senato, dopo una breve esperienza come esperta di vaccini, e noi siamo contenti di questa grande modifica e di questo cambiamento che la riguarda; ma il fatto è che mettete una fiducia al mese (se potessi avere una fiducia al mese!).
Supremo emblema di questo ragionamento è la sfida olimpica. «Pensionati a rischio povertà, aziende che non rinnovano i contratti e il Governo parla di Olimpiadi»: questa espressione, questo tweet è dell'attuale vice presidente del Consiglio, onorevole Luigi Di Maio. Da quando ha abolito la povertà, lui è a posto e le Olimpiadi si possono fare. L'altro vice presidente del Consiglio, Salvini, diceva: «Renzi vuole fare le Olimpiadi, ricoveratelo». Magari è semplicemente un atto di attenzione, un checkup si fa sempre volentieri, ma io non utilizzo l'hashtag «Ricoveratelo», che Salvini rivolgeva a me quando noi volevamo fare le Olimpiadi, salvo poi essere oggi a cinque cerchi da una settimana, pieno di gioia ed entusiasmo per le Olimpiadi. Dico «ricordatevelo», non «ricoveratelo».
Matteo Salvini cambia idea su tutto: è anche un fatto incoraggiante, magari cambierà idea anche su altro. Lo ricordo quando parlava della Corea del Nord, dove, a suo dire, vigeva un grande senso di comunità. Adesso va alla Casa Bianca, meglio così. Me lo ricordo quando intonava: «Senti che puzza, scappano anche i cani: stanno arrivando i napoletani», parole dello statista di Pontida, e oggi dice «Viva il Sud». Meglio così, ha cambiato idea.
Tifava Francia ai Mondiali del 2006, Salvini, in una bellissima diretta per Radio Padania. Ha iniziato con i comunisti padani, signor Presidente, difendendo il Leoncavallo, ora parla di «zecche dei centri sociali». Insomma, Matteo Salvini cambia idea. Magari fra dieci anni lo troveremo volontario di una nave ONG nel Mediterraneo, con la scritta «Aprite i porti». Non lo sappiamo.
Quello che è certo è che, se ci fossero le Olimpiadi estive, noi avremmo il miglior candidato per la specialità dei tuffi con carpiato, avvitamento e triplo salto mortale; però le Olimpiadi estive non ci sono, abbiamo vinto quelle invernali. Non ci sono perché? Perché la sindaca Raggi ha detto no e pare - dai sacri testi, il libro dell'ex onorevole Di Battista - che questo no sia arrivato dopo un summit presso il meccanico di Di Battista, tra un cambio olio e l'altro: il consulto popolare, guidato da Di Battista, pare che abbia espresso questo niet alle Olimpiadi, con il risultato che oggi Roma è più lontana dalle altre capitali europee.
Mi rivolgo ora non ai senatori del MoVimento 5 Stelle, ma a quelli di sinistra che ci hanno fatto la morale dicendo che noi non eravamo abbastanza credibili e che hanno voluto, per una volta, darci un segnale, esprimere un voto di protesta: votare 5 Stelle, come sanno a Roma e a Torino, produce effetti collaterali che durano anni.
È come se provocasse un fallimento, che Roma e Torino stanno vivendo e che purtroppo rischia di vivere anche il Sud.
Ovviamente i colleghi non ci crederanno perché ha detto il presidente del Consiglio che questo sarà un anno bellissimo. Il Presidente del Consiglio, questo aspirante meteorologo, vice dei suoi vice, portavoce del suo portavoce, cerimoniere senza cerimonia, che non riesce a mettere bocca sulla Libia, sul Venezuela, su Trump, su Xi Jinping, sulle nomine: va alle riunioni delle nomine con Casalino; ha scambiato le nomine con le nomination, però un certo know how, su questo, sicuramente Casalino può portarlo. Questo Presidente del Consiglio ci ha detto che è un anno bellissimo. E pensare che quelli dell'UCIMU, l'associazione di categoria che si occupa di macchinari e infrastrutture, spiegano che dopo che noi avevamo fatto i super e gli iper ammortamenti e Industria 4.0 c'era stata una crescita record. Adesso invece si è bloccata.
Voi, con questo decreto-legge, togliete i soldi alle imprese che innovano e li date agli amministratori incapaci che hanno portato i Comuni al predissesto. Alle sindache e ai sindaci della Lega – lo ammetto, pur avendo idee diverse, ce ne sono di bravi in quest'Aula – dico: state dando i soldi a quegli amministratori che, quando eravate in Comune, contestavate perché portavano i propri Comuni al dissesto.
Si può sapere, signor presidente del Senato, membri del Governo, se la Tav si fa o non si fa? Perché il ministro, anzi fortunatamente vice ministro, Laura Castelli – quella di «Questo lo dice lei!» – ha detto l'altro ieri che si farà la Tav leggera. Sono due giorni che trovano Toninelli a cercare una bilancia al Ministero per capire cosa sia la Tav leggera. La Tav la fate, sì o no? In Francia stanno facendo i lavori senza dare le ferie per andare avanti con i cantieri. Voi, la Tav la fate, sì o no? Non prendete in giro gli italiani: sì o no, non c'è Tav leggera che tenga.
E ancora, senatori della Lega, è mai possibile che si arrivi, dopo questo decreto crescita, a dire che il 6 settembre chiude l'Ilva? Non c'è soltanto un dramma legato ad Ilva, c'è un dramma legato alla capacità di attrarre gli investimenti stranieri. È sui giornali di tutto il mondo. Non potete dire che troverà una soluzione Di Maio, per tanti motivi. Il punto centrale è che l'effetto del provvedimento de-crescita è che voi chiudete l'Ilva con 15.000 posti di lavoro in meno - lo ricordavano i colleghi prima - dando anche un gigantesco alibi, signor Presidente, a quell'azienda privata per non fare più la più grande operazione di bonifica ambientale europea, che noi abbiamo costruito andando a prendere 1 miliardo dai Riva. Noi l'abbiamo fatto, mentre voi facevate false promesse ai tarantini.
C'è un dato di fatto: gli unici soldi che in questo momento ha questo Governo vengono dalla fatturazione elettronica, dall'investimento che abbiamo fatto sulla digitalizzazione del fisco. Mi spiace dirlo qui alla maggioranza, ma è un provvedimento che nasce come proposta alla Leopolda del 2010, e che diventa fatto politico e atto giuridico in questo Parlamento con il Governo del 2014-2015. Sono le uniche risorse nuove che abbiamo visto in questa fase e queste risorse nuove andrebbero messe sull'Internet delle cose, sull'intelligenza artificiale, sui big data, sull'economia circolare. Mentre il mondo va verso l'intelligenza artificiale, voi scegliete la strada della stupidità naturale.
Noi voteremo «no» al decreto, voi avete detto «no» alla crescita e l'Italia pagherà il conto della vostra cialtronaggine.