Il decreto crescita è legge. Ma al Senato il governo è senza maggioranza
Votano la fiducia in 158 senatori, tre in meno del limite minimo per governare, "esattamente 13 in meno rispetto alla prima fiducia a Conte. L'incompetenza e l'arroganza non pagano" dice Marcucci (Pd)
Il decreto crescita è legge. Una settimana fa la Camera aveva votato la fiducia al dl, oggi ha fatto lo stesso il Senato. E mentre i 5 stelle esultano, vantando il successo di portare "a casa un pacchetto sostanzioso di misure mirate per imprese e professionisti", i numeri dicono che ci sarebbe poco da festeggiare e molto da preoccuparsi. Sono stati infatti 104 i contrari, 15 gli astenuti e 158 i favorevoli, ossia tre in meno della maggioranza assoluta a Palazzo Madama. "Il governo perde la maggioranza in Senato, sul Dl crescita votano si in 158, esattamente 13 in meno rispetto alla prima fiducia a Conte. L'incompetenza e l'arroganza non pagano", ha dichiarato il presidente dei senatori del Partito democratico, Andrea Marcucci.
Il Senato da l'ok al dl crescita con 158 senatori, 3 in meno rispetto a quota 161, la maggioranza al Senato. L'opposizione dice che la maggioranza non c'è più, ma ha torto: è l'opposizione che non c'è e che non riesce a far andare sotto la maggioranza anche quando potrebbe farlo.
— Claudio Cerasa (@claudiocerasa) June 27, 2019
L'erosione della maggioranza al Senato evidenziata dal voto di oggi sa però di occasione persa per l'opposizione che non è riuscita a compattarsi per mettere in minoranza i due partiti al governo.
Cosa cambia con l'approvazione del decreto crescita
Il 29 giugno sarebbe stato l'ultimo giorno utile per la conversione in legge del decreto. Tra i punti principali contenuti nel testo c'è lo scivolo di 5 anni per gli aspiranti pensionati; il salvataggio di Roma, grazie a un intervento dello Stato per 1,4 miliardi di euro; la riapertura dei termini per aderire alla rottamazione delle cartelle inviate dal fisco e del saldo e stralcio, con nuova scadenza fissata al 31 luglio 2019; l'estensione dell'accesso al fondo per il credito anche alle imprese in concordato preventivo, come Mercatone uno; la reintroduzione del superammortamento per le imprese; la riapertura della rottamazione e saldo e stralcio; il taglio delle tariffe Inail strutturale solo dal 2023; gli ecoincentivi per tutte le moto e microcar; e l’autorizzazione al Mef per entrare nella nuova Alitalia.