Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti (foto LaPresse)

Dietro le quinte del summit Zingaretti-Conte: “Ma cosa facciamo con i boscimani?”

Maurizio Milani

L’immigrazione e il rimpianto: “Ah, quando c’era Razzi!”

Il confronto tra il premier Conte e il segretario Zingaretti si è svolto come segue. E’ stato molto completo al di là di come ognuno di noi la pensi. L’argomento era “Immigrazione (e conseguenze)”.

 

Zingaretti: “Mi chiedo come lei prof. Conte possa guidare un governo dove il ministro Salvini tiene atteggiamenti non belli. Inutile dire quali. Mi permetto di farle notare ciò conoscendo il suo passato di uomo vicino al riformismo europeo, per non dire dell’Internazionale socialista”.

Conte: “Segretario, la devo correggere. Io sono sempre stato più vicino alle posizioni del Ppe prima di ricoprire questa carica”.

Zingaretti: “Va bene. Però presidente mi dica, il suo governo che intenzioni ha per la gestione ad esempio dei boscimani, che sono anche gli unici che non vogliono venire in Europa?”.

Conte: “Cercheremo di convincere a venire anche loro”.

Zingaretti: “Ma cosa dice?”.

Conte: “Ma cosa dice lei! Che domanda etnica mi ha fatto?”.

Zingaretti: “Noi con Minniti avevamo fatto accordi con i paesi tipo Zambia eccetera, e i risultati si erano visti”.

Conte: “Allora parliamoci francamente. L’Europa fa bene a non voler ridistribuire i profughi che arrivano in Italia”.

Zingaretti: “Presidente, mi stupisce questa sua posizione”.

Conte: “Ho visto l’ex ministro Martelli da Barbara Palombelli su Retequattro. Ha detto che per diversi anni noi italiani abbiamo fatto i furbi”.

Zingaretti: “Si spieghi meglio, sta andando su un percorso…”.

Conte: “Se mi lascia finire, segretario, negli anni 2014-2015 arrivavano sulle nostre coste 150 mila persone, noi per i trattati europei siglati, dovevamo identificarli e anche cercare una sistemazione, diciamo. Invece, siccome loro non volevano stare in Italia ma andare nel Nord Europa, a noi faceva comodo ristorarli per qualche giorno e facendo finta di niente lasciarli transitare verso Francia, Austria, eccetera. Questi per un po’ non hanno detto niente, poi si sono stufati e hanno chiuso le frontiere. Ecco spiegato anche il motivo che in effetti sul territorio italiano sono molto meno delle 500 mila persone che eravamo convinti di avere”.

Zingaretti: “Basta ragionare così. L’Europa ci deve aiutare”.

Conte: “Certo che non sapere quante persone ci sono sul territorio nazionale non è bello, anche perché in base al numero totale (ad esempio 60 milioni tra italiani e stranieri) si deve pianificare una serie di servizi”.

Zingaretti: “Che scoperta”.

Conte: “Perché non facciamo un governo Pd più Cinque stelle per sempre con me presidente?”.

Zingaretti: “Calenda non vuole”.

Conte: “Ma non diciamo così, Calenda sarebbe alla Farnesina”.

Zingaretti: “Gli parlo adesso”.

Conte: “Allora come rimaniamo?”.

Zingaretti: “Ma non lo so nemmeno io”.

Conte: “Lasciamo tutto così?”.

Zingaretti: “Ma sì, lasciamo tutto così”.

Conte: “E a Luca Casarini ti interessi tu?”.

Zingaretti:”No, è meglio che ti interessi tu”.

onte: “Va bene, al limite gli darò un incarico, ma neanche”.

Zingaretti: “Quando vai al mare?”.

Conte: “Parto adesso!”.

Zingaretti: “Ma ti conviene con questo caldo?”.

Conte: “Sì, hai ragione, non parto più”.

Zingaretti: “Dici che Renzi ti appoggia con i suoi?”.

Conte: “Non penso, però sarebbe bello. In fondo sia tu che io siamo renziani e sulle politiche migratorie siamo d’accordo”.

Zingaretti: “In sintesi?”.

Conte: “Accogliamo tutti quelli che possiamo, di più no”.

Zingaretti: “E gli altri?”.

Conte: “Te lo dico domani, devo sentire Di Maio”.

Zingaretti: “Non puoi sentirlo adesso?”.

Conte: No, adesso no. Però prima chiamo Fico, non vorrei la scissione del movimento”.

Zingaretti: “Ma non penso”.

Conte: “Certo che quando c’era il senatore Razzi, in Parlamento certe cose si risolvevano tra governo e opposizione”.

Zingaretti: “Sì, lui ha buoni rapporti con la Corea del nord e la Svizzera, avendo lavorato anni lì”.

Conte: “Puoi chiamarlo adesso!”.

Zingaretti: “Sì, lo faccio chiamare, ma cosa gli dico?”.

Conte: “Se può entrare nel mio governo come ministro per gli italiani all’estero”.

Zingaretti: “Va bene. Il mio voto in Parlamento c’è”.

Conte: “Ciao, grazie”.

Zingaretti: “Ciao, grazie a te”.

Conte: “Dc?”.

Zingaretti: “Sempre”.

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