La propaganda è nemica della sicurezza
No, le Ong non sono criminali. No, una legge di uno stato non può essere contro il diritto internazionale. No, l’emergenza immigrati non c’è. E poi occhio: l’Isis si nasconde nei barchini. Carola e non solo. Gran lezione di un pm con la testa sulle spalle: Patronaggio
Il fanatismo ideologico dei magistrati politicizzati è forse uno dei tratti più indecenti della vita pubblica del nostro paese e compito di un giornale con la testa sulle spalle che ha a cuore la separazione dei poteri di Montesquieu è quello di denunciare con forza giudici e pm che usando il codice penale per applicare il proprio codice morale non fanno altro che compromettere l’indipendenza, la terzietà e l’imparzialità della figura del magistrato. Ci sono pm che provano a influenzare la politica usando le armi del processo mediatico e ci sono pm che provano a far ragionare la politica usando le armi della ragione.
Ieri pomeriggio, nel corso di una formidabile audizione tenuta di fronte alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio è intervenuto per offrire alcuni spunti sul decreto sicurezza bis. Ma i suoi diciannove minuti di appunti sono stati qualcosa di più di un semplice resoconto tecnico delle criticità di una riforma: sono stati una lezione di diritto, un vaccino contro la propaganda sovranista, un bagno nella realtà dell’Italia. Patronaggio, con la forza dei numeri, ha spiegato perché, nel nostro paese, non esiste alcuna emergenza legata né all’invasione degli immigrati né alle ong. Ha ricordato che nel solo distretto di Agrigento nel 2017 ci sono stati 231 sbarchi con 11.159 immigrati, nel 2018 ci sono stati 218 sbarchi con 3.900 immigrati, nel primo semestre del 2019 gli sbarchi sono stati solo 49 sbarchi con 1.084 immigrati arrivati. Ha segnalato che di questi sbarchi quelli relativi alle ong costituiscono una porzione “statisticamente insignificante”.
La premessa di Patronaggio è importante perché ci permette di mettere a fuoco alcuni problemi rilevanti legati a un punto particolare del decreto sicurezza bis: l’introduzione dell’illecito amministrativo per fronteggiare l’attività di salvataggio delle ong. Da una parte, dice ancora Patronaggio, l’urgenza del decreto non è giustificabile, considerando il numero degli sbarchi registrati negli ultimi mesi. Ma dall’altra parte mettere fuori gioco le ong al solo scopo di rendere loro più difficile l’attività di salvataggio di recupero degli immigrati in mare non è giustificabile per almeno tre ragioni. Primo: “L’attività delle ong potrebbe essere considerata illecita solo nel caso di un rapporto preventivo tra trafficanti e ong, ma la cosa finora non è stata mai provata”. Secondo: “I porti libici non sono da considerare porti sicuri” e per questo, in base all’articolo 33 della Convenzione di Ginevra, a un rifugiato non può essere impedito l’ingresso sul territorio né può essere deportato, espulso o trasferito verso territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate. Terzo: “In virtù degli articoli 10 e 117 della Costituzione, una norma di rango primario non può essere in contrasto con gli obblighi internazionali assunti dall’Italia” e in sede di applicazione di una norma non si può non tenere conto che “anche per gli illeciti amministrativi valgono i princìpi scriminanti dell’adempimento del dovere dello stato di necessità e della legittima difesa indicati all’articolo 4 della legge 689 del 1981” (“chi ha commesso il fatto nell’adempimento di un dovere o nell’esercizio di una facoltà legittima ovvero in stato di necessità o di legittima difesa”). Potrebbe bastare questo per spiegare perché il caso di Carola Rackete (ieri liberata dal gip, in quanto “ha agito per adempiere al dovere di portare in salvo i migranti”) non riguarda la volontà di violare una legge italiana ma riguarda prima di tutto la volontà di non violare una legge internazionale.
Ma l’audizione di Patronaggio contiene anche qualcosa di più che coincide con un passaggio non scontato che riguarda un paradosso non sufficientemente compreso della politica salviniana – che non c’entra con il rispetto del diritto del mare, e dei trattati internazionali, ma che c’entra con la sicurezza del nostro paese. Il procuratore di Agrigento ha segnalato che nel corso della sua esperienza sul campo ha avuto evidenza di un fatto importante. Il pericolo maggiore per la sicurezza pubblica, per un paese come l’Italia, è costituito dai cosiddetti sbarchi fantasma. Gli sbarchi fantasma arrivano prevalentemente dalla Tunisia, un paese collegato regolarmente con traghetti che due volte alla settimana arrivano a Trapani e Agrigento, e chi arriva dalla Tunisia con i barchini fantasma ha il profilo di un soggetto che ha qualcosa da nascondere e ha buone probabilità di essere un soggetto “che ha avuto o ha problemi giudiziari nel proprio paese” e che potrebbe avere avuto “anche problemi in relazione ad attività di terrorismo svolte a favore dell’Isis”.
Il governo italiano ha dunque il diritto di legiferare come vuole, di crearsi i nemici che crede, di non fare operare più la Guardia costiera nel Mediterraneo, di non battere ciglio quando l’Unione europea organizza missioni navali che non prevedono l’uso delle navi, di trasformare le ong in imbarcazioni criminali. Ma forse, anche a costo di sacrificare qualche sondaggio, dovrebbe cominciare ad ascoltare chi gli dice che non presidiare più il Mediterraneo piuttosto che portare maggiore sicurezza porterà meno barconi, più barchini e potenzialmente maggiore insicurezza. Viva Patronaggio.