Giovanni Toti e Mara Carfagna (foto LaPresse)

E fatele queste primarie

Marianna Rizzini

Oggi la convention di Giovanni Toti al Brancaccio per “svegliare un partito addormentato sui suoi principi e sulle sue idee”. Perché Forza Italia non consulta la sua base?

Roma. Si apre stamattina al Teatro Brancaccio, nel cuore dell'Esquilino, la convention “Italia in crescita” di Giovanni Toti, governatore della Liguria e già coordinatore di Forza Italia in tandem con Mara Carfagna. Una convention che Toti ieri ha continuato a presentare come il primo passo verso “la rivoluzione culturale” del partito e il “bombardamento del quartier generale”, anche dopo il vertice con Berlusconi e Carfagna (che hanno cercato dissuaderlo dalla linea dura: “No a strappi”, così salta tutto”). Bombardare il quartier generale, dunque, anche se in Forza Italia, ieri, sottotraccia non pochi remavano contro (della serie: non andate alla convention), anche per via delle parole dette dal Cav. il giorno prima, durante una riunione con i coordinatori regionali.

 

“Non mi piace per nulla il modo in cui si sta comportando Giovanni”, ha detto Berlusconi, “l'abbiamo promosso coordinatore nazionale insieme a Mara Carfagna, io mi sto impegnando per rilanciare il partito in tutti i modi. E invece lui, nelle ultime due settimane, non ha fatto altro che rilasciare interviste e dichiarazioni distruttive. Mi dispiace ma a me tutto questo non sta più bene”. E anche se Toti si è mostrato comunque intenzionato a non voler arrivare alla rottura, ha ribadito la necessità per Forza Italia di “cambiare se stessa”, previo suddetto “bombardamento del quartier generale”. Ma perché Toti, aspirante rottamatore azzurro, parla come Mao Tse Tung, pur non essendo mai stato maoista? Per svegliare, dice, un partito “addormentato sui suoi principi e sulle sue idee”, nonostante il monito del Cav. e di Mara Carfagna, intenzionata a ribadire al collega l'inutilità delle polemiche. Fatto sta che, vista da fuori, la convention di Toti fa sorgere spontanea la domanda: ma perché non le fate, in Forza Italia, queste benedette primarie?

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.