La procura conferma: i veri troll sono i gialloverdi
I giudici di Roma escludono un coinvolgimento degli hacker russi nella campagna social contro Mattarella
La procura di Roma smentisce il presunto coinvolgimento dei troll russi negli attacchi sui social contro il capo dello stato Sergio Mattarella dopo che aveva bloccato la nomina di Paolo Savona come ministro dell'Economia. Il veto del presidente della Repubblica il 27 maggio 2018 sembrava avere compromesso il tentativo di formare un governo tra M5s e Lega, ed era stato duramente criticato da alcuni utenti su Twitter. Lo scorso agosto la procura di Roma ha aperto un'indagine sui 400 nuovi profili che erano stati creati nel giro di poche ore per chiedere le dimissioni del presidente.
Il Corriere della Sera aveva ipotizzato un collegamento tra questi account che avevano attaccato Mattarella e quelli utilizzati nell'ambito del Russiagate, l'indagine sulle presunte interferenze della Russia nella campagna elettorale americana del 2016. Tuttavia, oggi i giudici di Roma escludono il coinvolgimento dei russi, un'ipotesi che era già stata scartata in un rapporto redatto dal direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), Alessandro Pansa, e consegnato al Copasir. Secondo quanto riferisce l'Agi, la polizia postale sospetta che i profili siano stati creati in Italia ma utilizzando server stranieri per non essere rintracciabili. La procura ha chiesto a Twitter di fornire l'elenco di tutti i profili e degli indirizzi Ip per risalire all'identità di chi li ha creati.
Mattarella motivò la bocciatura dell'economista no euro Savona spiegando gli effetti negativi che la sua nomina avrebbe avuto sui mercati finanziari e sui risparmiatori. La decisione fu duramente criticata dalla Lega e soprattutto dal M5s, che iniziò una campagna d'odio contro il capo dello stato. La sera stessa della bocciatura di Savona, Di Maio chiese l'impeachment contro il Mattarella, accusandolo di alto tradimento. Quelle che seguono sono le parole del capo politico del M5s la sera del 27 maggio al programma “Che tempo che fa”:
“Andiamo al voto e vinciamo, poi torniamo al Quirinale e ci dicono che non possiamo andare al governo. Per questo dico che bisogna mettere in Stato di accusa il Presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione”.
(Il Foglio ha raccolto tutti gli insulti degli esponenti del M5s contro Mattarella)
Anche Fratelli d'Italia giudicò la scelta di Mattarella come un tradimento della sovranità nazionale e una capitolazione a Bruxelles. I tweet contro il capo dello stato erano lo specchio di un'opinione pubblica fortemente polarizzata, anche a causa della campagne contro il presidente della Repubblica portate avanti da alcuni giornali come il Fatto quotidiano (in basso la copertina del 28 maggio), Libero e Verità.