Con il M5s le spese della Camera crescono. E i risparmi sono merito di Monti
Il progetto di bilancio di Montecitorio prevede, per il 2020 e il 2021 “lievi incrementi”. E i questori sottolineano la bontà delle misure adottate nel 2011 su rimborsi e indennità dei deputati
Una volta qui era tutto “pacchia”. Pacchia per i migranti e le ong, pacchia per i corrotti e corruttori, pacchia per i politici pronti a ingrassarsi con i soldi dei contribuenti. Ma adesso si sa, con il governo del cambiamento, basta pacchia. La pacchia è finita. E i risultati si vedono. I porti sono chiusi, anche se non è vero. I corrotti sono stati spazzati via (anche se le fondazioni dei partiti, volendo, possono ricevere qualche rublo dalla Russia). E i politici?
A Montecitorio risuonano ancora le parole vergate da Riccardo Fraccaro sul Sacro Blog il 30 settembre del 2015: “Per la prima volta il bilancio della Camera scende sotto la soglia del miliardo di euro! Guarda caso, succede da quando c'è il Movimento 5 Stelle”. Sono passati quattro anni, il M5s è al governo e oggi sul sito di Montecitorio è stato pubblicato il “Progetto di Bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2019” deliberato dall'ufficio di presidenza lo scorso 9 luglio.
A leggere la relazione del collegio dei questori, però, le cose non stanno proprio come raccontate dall'allora deputato grillino (oggi ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta). Certo il prossimo anno la spesa complessiva della Camera considerata al netto delle restituzioni al bilancio dello Stato scenderà ancora passando da 969,2 milioni di euro del 2018 a 959,5 milioni di euro. Un ulteriore risparmio che però, scrivono i questori, “dipende, in parte, dal venir meno di oneri riconducibili alla conclusione della legislatura, che hanno inciso sul bilancio dell’esercizio precedente, e, in parte, per circa 4,7 milioni di euro, dalla riduzione della spesa per il personale dipendente”. Insomma, poco sembra arrivare dal taglio dei cosiddetti “privilegi della casta”.
Non solo, prosegue la relazione, “il dato positivo che emerge dal confronto tra il 2019 e il 2018 risulta ancor più significativo ove si consideri che la spesa della Camera registra un trend discendente sin dal 2012, con la sola eccezione del 2018, anno di transizione tra la scorsa e la presente legislatura”. Nel 2012, però, il M5s non aveva alcun rappresentante in Parlamento. Si vuol forse dire che non sono stati loro a produrre il cambiamento?
Sembra proprio di sì visto che nel 2020 e nel 2021, il progetto di Bilancio appena approvato prevede addirittura delle lievi oscillazioni. Verso l'alto. “Più precisamente - si legge -, nel 2020 la spesa complessiva si attesta a 962 milioni di euro, segnando un incremento di 2,5 milioni di euro rispetto all’anno precedente, pari allo 0,26 per cento. Nel 2021 la spesa evidenzia, in confronto con l’anno precedente, una diminuzione di 0,9 milioni di euro (pari allo 0,10 per cento in meno), per cui, alla fine del triennio, risulta pari a 961,1 milioni di euro”. Che tradotto vuol dire 1,6 milioni in più della spesa prevista per il 2019.
C'è poi la spesa per il funzionamento che se nel 2019 sarà pari a 549,2 milioni di euro, in calo di 9,2 milioni rispetto al 2018, segnerà poi dei “lievi incrementi” nel 2020 (550,5 milioni di euro) e nel 2021 (551,3 milioni di euro).
Insomma, nonostante l'avvento dell'èra grillina, i risparmi non sembrano essere così imponenti come ci si poteva aspettare. Ma non finisce qui. Perché una delle battaglie che il Movimento ha portato avanti con più forza è quella relativa alle spese per i deputati e ai tagli dei vitalizi.
Ebbene sul primo punto ecco cosa scrivono i questori: “Grazie alle misure di contenimento in materia di indennità parlamentare e di rimborsi ai deputati adottate nel 2011 e poi costantemente prorogate negli anni successivi, la spesa per i deputati (categoria I) rimane sostanzialmente invariata rispetto al 2018”. Anno 2011, governo Monti, anche qui nessun parlamentare grillino eletto. Volete forse dire che quanto scritto da Fraccaro nel 2015 non è vero? Chissà. Nel frattempo la Camera a trazione 5 Stelle, ha deciso di lasciare invariati anche i rimborsi: “Per quanto concerne i rimborsi, che rimangano invariati, nella misura già ridotta a decorrere dal 2011, i rimborsi per le spese di soggiorno (3.500 euro mensili, salve le decurtazioni per assenze) e per l’esercizio del mandato parlamentare (3.690 euro mensili)”.
Ma come? E la battaglia contro i privilegi? Magari s'è persa per strada. Un po' come quella sulla “spesa previdenziale per i deputati cessati dal mandato”, i cosiddetti vitalizi. “La spesa previdenziale per i deputati cessati dal mandato (categoria XII) evidenzia complessivamente nel 2019 un decremento di 1,7 milioni di euro rispetto al 2018 (1,25 per cento in meno) - scrivono i questori -. Nei due anni successivi si registra invece, in confronto con l’anno precedente, un incremento pari, rispettivamente, all’uno per cento e allo 0,37 per cento”. Eppure i risparmi ci sono visto che, sottolinea ancora la relazione, “occorre peraltro sottolineare che le prestazioni erogate agli aventi diritto si riducono nel 2019, rispetto all’anno precedente, di un importo complessivo di 45,6 milioni di euro, corrispondente all’ammontare iscritto nella voce analitica 'Quota da accantonare in relazione al ricalcolo degli assegni vitalizi di cui alla delibera dell’Ufficio di Presidenza n. 14 del 2018', istituita nell’ambito del cap. 3000, 'Trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato'”.
In generale, quindi, la Camera a 5 Stelle non appare molto diversa da quelle che l'hanno preceduta. E forse per questo i questori, ad un certo punto, inseriscono una postilla: “Sarà talvolta opportuno prendere in considerazione non soltanto il confronto con l’anno precedente, ma anche l’andamento della spesa su un periodo di tempo più ampio e più idoneo a evidenziare i processi di contenimento e di razionalizzazione che sono stati realizzati”. Insomma, a differenza di quanto sosteneva Fraccaro nel 2015, tutto era già successo a prescindere dal M5s.