Così i deputati provano a “conquistare” le risorse della Camera
Dall'Inps alle quote spettanti ai gruppi fino agli stipendi dei parlamentari ecco cosa c'è negli ordini del giorno presentati sul Bilancio di Montecitorio
La settimana prossima la Camera dei deputati sarà chiamata a votare il proprio bilancio interno ma gli ordini del giorno, lo strumento con cui i deputati propongono modifiche alle spese o alle procedure amministrative di Montecitorio, sono stati depositati oggi. Sono in totale 42 e Il Foglio ne ha potuto prendere visione.
Tra questi ce n’è uno del deputato leghista Erik Pretto che riguarda l’ufficio Inps presente a Montecitorio. Di questa struttura pochi conoscono l’esistenza, funziona due giorni a settimana (il mercoledì e il giovedì) solo quando c’è aula. La sua finalità è offrire assistenza e consulenza a deputati e personale non dipendente dalla Camera (il personale Camera ha una gestione previdenziale interna e quindi non ne usufruisce).
L’onorevole Pretto nel suo odg lamenta il fatto che “tale consulenza non esaurisce però gli adempimenti a carico dell’utenza che deve comunque rivolgersi alla sede Inps di residenza…” per questo propone all’Ufficio di presidenza e al Collegio dei questori di avviare iniziative con l’Inps per incrementare i servizi offerti dall’ufficio presso la Camera, prevedendo la possibilità di rilasciare pin e pin dispositivo.
Lega e 5 Stelle lasciano scoperto il fronte del taglio ai costi della politica e del populismo? Ci pensa Fratelli d’Italia a sventolare questa bandiera con due ordini del giorno. Con l’ordine del giorno numero 40, a firma Lollobrigida e Acquaroli, propongono in sostanza di dotare i deputati di un badge che ne certifichi la presenza anche quando in aula non si vota. Impegnano infatti la Camera “a introdurre un meccanismo di verifica delle presenze dei parlamentari nel proprio luogo di lavoro, se del caso attraverso un apposito tesserino, e comunque in maniera non difforme da quelli adottati in altri luoghi di lavoro”.
L’altro ordine del giorno di Fratelli d’Italia, il numero 39 firmato da Giorgia Meloni, riguarda gli stipendi dei parlamentari, per i quali propongono “l’individuazione di fattori macroeconomici ai quali parametrare le somme corrisposte a titolo di indennità e di rimborso spese, e conseguentemente a rideterminare tali importi”. L’importo delle retribuzioni dei parlamentari è da sempre oggetto di polemiche, ma un dato di fatto è spesso trascurato: queste sono bloccate dal 2011 e tale congelamento, come scrivono i questori nella relazione al bilancio ha prodotto economie pari a circa 43 milioni. Congelamento che viene prorogato da questo bilancio fino al 31 dicembre 2021.
Se Fratelli d’Italia propone tagli a prescindere, c’è anche chi propone di aumentare, almeno la sua quota di risorse. Si tratta del gruppo di Leu che con l’ordine del giorno del suo capogruppo Federico Fornaro (odg numero 38) propone una modifica del meccanismo di riparto delle risorse che la Camera ogni anno destina ai gruppi parlamentari (poco meno di 31 milioni di euro). Attualmente le risorse vengono assegnate in proporzione alla consistenza numerica di ogni gruppo parlamentare. Chi ha pochi deputati come Leu (14) prende di meno (circa 55.000 euro a deputato). L’odg di Fornaro propone dunque che almeno il 10 per cento del contributo finanziario annuale ai gruppi parlamentari sia ripartito sulla base del numero dei gruppi costituitisi entro tre mesi dall’insediamento della legislatura e la parte restante in proporzione alla consistenza numerica di ciascun gruppo. In questo modo le risorse di Leu aumenterebbero, seppure di poco, ma lo stesso non si verificherebbe per un eventuale nuovo gruppo che dovesse nascere, dal momento che il riferimento alla costituzione entro i primi tre mesi della legislatura, lo escluderebbe dal riparto paritario del 10 per cento.