Bersani dialoga con i Cinque Stelle per provare a formare un nuovo governo. Era il 2013 (YouTube)

Ri-morire di streaming

Salvatore Merlo

Da Bersani a Franceschini e Beppe Sala. Il masochismo di far la corte ai grillini che rispondono “merda”

Roma. In principio fu Bersani, con il suo sacrificio umano in diretta streaming. La bonomia del vecchio comunista emiliano svillaneggiata dalla supponenza di Roberta Lombardi – “qua mi sembra di stare a Ballarò” – e dallo sguardo sonnolento di Vito Crimi, quello che si perdeva a Montecitorio. Battutine e colpi di gomito, a certificare incomunicabilità, cioè il contrario della politica, ma anche e soprattutto una certa vocazione della sinistra, a questo punto insistita, al martirio. Quindi Grillo urlava “vaffanculo”, e quelli: “Parliamone”. Proprio come oggi, anzi come ieri, quando cioè Dario Franceschini, Andrea Orlando, e tanti altri dirigenti ed ex ministri del Pd sono saliti sul trespolo della direzione nazionale del loro partito e – molto applauditi – hanno ripetuto, ancora una volta, con quella stessa tragica bonomia di Bersani, che “è sbagliato lasciare il M5s nelle braccia della Lega”, e che insomma “dobbiamo allargare l’arco delle forze politiche che condividono i valori fondanti della nostra democrazia”. Ma questi allargano le braccia sorridenti, e quelli rispondono con una pernacchia. Questi dicono “abbiamo cose in comune”, e quelli rispondono “merde”. C’è insomma abbastanza materiale affinché questa attrazione del Pd per i Cinque stelle si configuri come un enigma della mente, complessa materia di analisi e di studio per professori e accademici laureati in psicologia comportamentale.

 

Secondo una stima, ampiamente inesaustiva, negli ultimi due anni i soli Di Maio, Grillo e Di Battista, non senza estro turpiloquente – merito al merito – hanno utilizzato all’incirca tremilaquattrocentoottantasette parole per esprimere in vario modo il loro pensiero compiuto intorno alla natura del Pd, alle qualità del centrosinistra, dei suoi dirigenti, deputati, militanti e persino elettori. Le articolazioni sintattiche, a quanto risulta dai ben forniti archivi delle agenzie, spaziano dal poliziottesco “il Pd è un punto di riferimento del crimine” (Di Battista), al moderato “il Pd è impresentabile per sua stessa natura” (Di Maio), fino all’universalistico “gli elettori tipo del Pd sono gli ex banda della Magliana” (Grillo). Eppure, mentre un ex studente fuoricorso di Pomigliano d’Arco elevatosi fino alle vertigini di Palazzo Chigi spiega con complessità e profondità che “non staremo mai con il partito di Bibbiano, il partito che in Emilia-Romagna toglieva i figli alle famiglie con l’elettroshock per venderseli”, ecco che il sindaco di Milano, Beppe Sala, che ovviamente è vicino al Pd, cioè al “partito di Bibbiano”, rilascia un’intervista a Repubblica. Questa: “Sì a un’alleanza con il M5s, se cambia”. Se cambia cosa? Se cambia idea sulla vendita dei bambini o sull’elettroshock che precede la vendita?

 

Un giorno, chissà, il dottor Paolo Crepet potrebbe anche farci un libro – uno dei suoi più famosi già si intitola opportunamente: “Volersi male” – perché andare costantemente a sbattere contro gli insulti dei Cinque stelle, per il Pd, sembra quasi un divertimento nel quale bearsi. Questi uomini nemmeno stupidi, anzi, questi dirigenti ed ex ministri, sono come il lebbroso che si ficca le unghie nelle piaghe per sentirle meglio: “Con il M5s abbiamo valori in comune”, ripeteva ieri Franceschini, con devozione. E insomma grazie al Pd sembrerebbe entrata definitivamente in politica la categoria del masochismo di cui fu allegra, ma cupa maschera quel personaggio televisivo, Tafazzi, che si bastonava i genitali. Nel corso della direzione nazionale, tra un’apertura e l’altra ai grillini, se ne dev’essere accorto pure Nicola Zingaretti, il segretario con la faccia del gatto mammone: “Sono d’accordo sul fatto che i Cinque stelle si stanno sfasciando ma attenti che, mentre discutiamo che loro si sfasciano, gli facciamo il regalo che ci stiamo sfasciando noi discutendo di loro”. Non è certo un caso se negli anni Novanta Tafazzi fu creato dai comici Aldo, Giovanni e Giacomo proprio per rappresentare il centrosinistra. Si possono cambiare i segretari, i governi, le voci, le cravatte e persino le idee, ma forse non si può guarire da se stessi. A quei tempi c’erano i litigi (ci sono ancora), ma oggi il nuovo codice emotivo prevede, in modo piuttosto trasparente, l’evocazione di un’inquietudine destinata a sciogliersi nella più viva speranza di un’èra felice nella quale finalmente la sinistra tornerà a fare la sinistra grazie a… Roberto Fico.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.