La Brexit ha creato un'uncool Britannia
Ha offuscato l’immagine della nazione e danneggia anche i singoli, scrive il Financial Times
In un contesto internazionale, una delle prime cose che le persone notano di te – a volte è la prima cosa – è la tua nazionalità”, scrive Simon Kuper sul Financial Times. Il curriculum di uno svedese avrà più successo di quello di un turco, è un dato di fatto. Ma cosa succede se la persona in questione è un inglese? L’accento britannico è stato per lo più un vantaggio fino a ora. Ma ciò sta cambiando a causa della Brexit. L’immaginario comune di una nazione cambia lentamente nel tempo. “Ogni anno per calcolare l’indice Nation Brands, la società di ricerca Ipsos chiede a 20.000-38.000 persone in 20-30 paesi la loro percezione di 50 stati. La Gran Bretagna si è classificata tra i primi tre dell’indice dal 2014. (Gli Stati Uniti sono precipitati dal primo al sesto posto dopo l’elezione di Donald Trump. Ora la Germania è al primo posto e il Giappone al secondo)”. Negli anni passati la Gran Bretagna era vista in modo molto positivo dagli intervistati che la descrivevano come un “epicentro di forza culturale e delle esportazioni, con una fiorente vita urbana”. Quella che usciva dall’indagine era una Gran Bretagna divisa in due. Da una parte c’è l’anima creativa e cosmopolita, la “cool Britannia”. Dall’altra c’è un paese arrogante, ostile, che si ritiene superiore alle altre nazioni. Un’immagine in stile “Downton Abbey”. La Brexit ha rafforzato quest’ultima immagine, e ciò risulta evidente nei giudizi che i paesi dal Vecchio continente hanno elaborato nei confronti dell’Unione europea. Due terzi ora credono che essere nell’Unione abbia giovato ai loro paesi, il più alto rapporto misurato dal 1983. Allo stesso tempo, nelle edizioni più recenti del Nation Brands, la Germania ha espresso commenti abbastanza freddi nei confronti dell’Inghilterra. E tra i vicini del Regno Unito ci sono diverse commenti negativi. La visione mainstream degli olandesi è “siamo sbalorditi, pensavamo che gli inglesi fossero meravigliosi”. Gli irlandesi pensano: “Abbiamo sempre saputo che erano pericolosi” e, in Francia, “quegli sciocchi si sono sparati ai piedi”.
Senza contare che la gestione della Brexit da parte della May è stata per lo più amichevole ed educata nei confronti dell’Europa. Ora Boris Johnson sta già parlando di uscita senza accorto. “Al Parlamento europeo, gli eurodeputati del Brexit Party hanno voltato le spalle all’inno europeo. Forse lo intendevano come un rifiuto dell’Unione europea, ma sembrava anche un rifiuto dei 27 paesi rappresentati nell'Aula”.
Si può dire che gli inglesi non sono presi in grande considerazione all’estero. In un recente forum bilaterale tra Regno Unito e Germania “i tedeschi sono passati dalla gentilezza alla cordialità solo dopo aver compreso la posizione degli inglesi sulla Brexit. Mentre i giornalisti europei sognano di costruire una sfera pubblica anglofona che non sia dominata dai media britannici”. Sui social, nota il giornalista del Financial Times, gli inglesi sono visti come idioti xenofobi. Per quanto ciò sia ingiusto, questa etichetta potrebbe presto essere affibbiata a tutto il popolo britannico, senza distinzioni tra Leavers e Remainers.