Dove vanno i grillini
Pizzarotti ci dice perché le mancate promesse del M5s renderanno il grillismo ancora più antagonista
“Quando non riescono a raggirare gli attivisti decidono di capovolgere le parole”. E per non riconoscere che sulla Tav hanno sbagliato tutto hanno già promesso ogni tipo di azione. “E invece basterebbe soltanto dire che era impossibile fermarla”. A Parma, Federico Pizzarotti, ha compreso che è più serio dire che un inceneritore non si può spegnere anziché ripetere “lotteremo per bloccarlo”.
Tra i primi esponenti del M5s a confrontarsi con una grande opera che si prometteva di distruggere, Pizzarotti, da sindaco, è stato capace di non far perdere denaro al suo comune e di guadagnare perfino consensi. “E’ la ragione per cui il M5s mi ha cacciato”. Ma nel 2017 i parmigiani lo hanno rieletto e questa volta senza il simbolo del M5s e con l’animo più sereno. “Ho provato a spiegare la complessità piuttosto che nascondermi dietro la menzogna”.
A Parma nessuno pensa più che l’inceneritore sia un mostro a quattro teste e che al suo interno si compiano sacrifici umani. “E questo non significa che ci siamo arresi all’idea che tutti i rifiuti vadano bruciati. Oggi Parma è la città che ha la quota più alta di raccolta differenziata in Italia”. Il prossimo anno sarà anche capitale della Cultura e “ci candidiamo per l’European Green Capital”.
E invece Alessandro Di Battista ha già annunciato la sua candidatura come capo dei Tupamaros che libereranno la Val di Susa. “Ricordo ancora le sue visite a Parma. Urlava: ‘Mi incatenerò ai cancelli’. Non l’ha più visto nessuno. Credo che non avrebbe resistito più di due giorni”. Pizzarotti ha provato davvero a resistere all’inceneritore che non voleva, ma che non ha dato alle fiamme come desiderava Grillo. “Era il più garibaldino di tutti. Anche lui gridava: ‘Lo fermeremo’. Io dicevo sempre: ‘Una volta arrivati in municipio verificheremo le carte’”. E infatti le ha verificate con i legali e ha ingaggiato una battaglia nelle sedi giudiziarie che si è conclusa. “Potevo fare il talebano, ma avrei solo danneggiato la mia città”.
Avete promosso un referendum sulla piattaforma Rousseau, anzi, parlandosi di Parma, forse sulla piattaforma Giuseppe Verdi? “Nulla di tutto questo. E neppure assemblee pubbliche che somigliano a sedute di psicanalisi. Abbiamo spedito lettere di verità”. Il M5s non riuscirà a impedire la costruzione dei binari, ma ha già costruito una mozione in parlamento e Danilo Toninelli sta assemblando la sabbia per la trincea mentre i suoi funzionari scrivono ai francesi rassicurandoli. “Si sono dati un metodo. Negare sempre, negare tutto. Ricordano gli amanti che smascherati ripetono: ‘Cara, non è come pensi’”.
I tradimenti continuano (Tap, Ilva, F35…), ma per il M5s non sono mai infedeltà alle promesse ma solo promesse che il mondo ha reso infedeli. “Gli attivisti se ne stanno accorgendo. Guardate le votazioni su Rousseau. I votanti calano sempre di più”. Ma nella commedia si sono assegnati le parti. E dunque, Di Maio fa il ‘tragediatore’, quello che lamenta l’imbroglio che in verità sta per mettere in atto; Di Battista il compare ferito dal tradimento mentre Grillo è sindaco del rione che, alla fine, mette pace. “Nessuno però chiede mai scusa. Si derogano i mandati, si accetta Matteo Salvini. La mia sensazione è che si proceda come nella favola della rana nella pentola. Se la pentola è piena di acqua bollente, la rana salta. Ma se la pentola ha l’acqua fredda e pian piano si riscalda, la rana non si accorge e finirà bollita”. Il M5s brucerà i suoi voti? “Stanno già lasciando in tanti ma il pericolo è che rimangano i settaristi, quelli per cui ogni cosa stabilita dal M5s è giusta”. Un esercito di ‘pronti a credere tutto’? “Un reparto che inasprirà ancora di più il rancore. Un reparto che vedrà delinquenti, furfanti, crapuloni ovunque, anche dove non ci sono. Continueranno insomma a leggere il mondo con la chiave dell’antagonismo. Sarà un movimento sempre più di antagonisti e il problema è che saranno ancora più pericolosi perché, dal M5s, saranno sempre più delusi”.